Famiglia

Alzheimer: 40 mila i malati seguiti in 500 centri

Quarantamila malati di Alzheimer italiani seguiti in due anni nelle 503 Uva (Unita' valutazione Alzheimer) presenti oggi su tutto il territorio della Penisola

di Redazione

Quarantamila malati di Alzheimer italiani seguiti in due anni nelle 503 Uva (Unita’ valutazione Alzheimer) presenti oggi su tutto il territorio della Penisola. E ancora: un sito internet con piu’ di 855mila contatti, e un numero verde che ha ricevuto 7000 chiamate. Questo il bilancio del Progetto Cronos per la malattia di Alzheimer – lanciato due anni fa dal ministero della Salute – che e’ stato illustrato oggi in una conferenza a Roma. ”Il ministero non si e’ limitato a dare delle pillole, ma ha disegnato un processo assistenziale mirato per chi soffre di una forma lieve o moderata della malattia”, spiega Nello Martini, direttore generale della Valutazione dei medicinali e della Farmacovigilanza del ministero della Salute. Martini, pur evidenziando alcune criticita’ nello sviluppo del progetto, lascia parlare i numeri: due anni fa i centri erano 50, oggi sono dieci volte tanto. E le persone in trattamento oggi sono 40.000. ”Si stima che i malati di Alzheimer in Italia siano 500mila, di cui solo l’8-10% con forme lievi o moderate per le quali i farmaci sono efficaci”. All’interno di questo gruppo, sono stati selezionati 7mila malati ed e’ stata monitorata l’efficacia e la tollerabilita’ dei farmaci. ( Il percorso diagnostico ‘disegnato’ dal progetto Cronos ha coinvolto anche i medici di famiglia italiani. ”Ai 47mila medici di base – spiega Ovidio Brignoli, vicepresidente Simg (Societa’ italiana medicina generale) – e’ stata affidata un’azione di ‘filtro’ per riconoscere i segni precoci di malattia”. Cosi’, in caso di deficit cognitivi, disturbi della memoria o dell’orientamento spazio-temporale, il medico oggi puo’ inviare il suo paziente a un centro Uva di riferimento per approfondimenti. ”Li’ – spiega Annamaria Brancati del centro Uva dell’Inrca (Istituto nazionale ricerca e cura anziani) di Roma – viene visitato e sottoposto a test cognitivi per un primo screening. E, nel caso, ad altre indagini. Poi si passa all’assistenza. Da noi anche il familiare che si prende cura del malato, viene sottoposto a test per valutare il suo livello di stress”. Il Progetto ha anche dei ‘punti deboli’. Fra le criticita’ sottolineate da Martini, soprattutto la disomogeneita’ delle Uva. ”Bisognerebbe legarle al programma di aggiornamento per i medici, cosiddetto Ecm – dice – per dare sostegno e accreditamento a queste strutture”. Un’idea che piace ai malati. ”Per chi soffre di Alzheimer il progetto Cronos e’ stato sicuramente in passo avanti”, sottolinea Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia. ”Ma e’ solo un primo passo. Non e’ stata sufficientemente integrata l’assistenza al momento del trattamento con i farmaci. Occorre ‘prendere’ il malato e seguirlo per tutto il percorso. Comunque – conclude – c’e’ stato un miglioramento nell’interesse dei medici. Ma c’è ancora tanto da fare: criteri omogenei per far crescere in qualita’ le Uva e nuove regole per il controllo di queste strutture”.


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