Famiglia

Nel Paese delle aquile che non volano

Da Scutari a Tirana molti ragazzini albanesi sono lasciati a se stessi in ospizi-lager. Per loro i leccesi di Ctm-Movimondo, “specializzati” nell’accogliere chi sbarca sulle coste pugliesi ...

di Stefano Mancherini

Di fronte allo stanzone dove alcuni bambini passano ventiquattro ore al giorno su quattro brande c?è una latrina. Il fetore è insopportabile, anche con la porta chiusa. Un piccolo muove continuamente la testa e si lamenta; un altro sta in silenzio, poggiato su un fianco, con lo sguardo perso nel vuoto che sembra puntare a una piccola finestra in fondo al corridoio. A Scutari lo chiamano ?Qendra Zhivillimit? che vuol dire Centro per lo sviluppo: è un edificio saccheggiato e danneggiato durante la rivolta del marzo ?97. Dentro sono ?rinchiusi? trentotto minori fra i quattro e i diciotto anni. Tutti con handicap molto gravi, anche mentali. Tutti, o quasi, abbandonati dalle famiglie d?origine. Leanna Totaro, del Ctm-Movimondo di Lecce, è appena tornata insieme ad altri responsabili dell?organizzazione non governativa. Lei è una di quelle persone che hanno rinunciato al posto fisso per darsi da fare nel mondo del volontariato e della cooperazione. Lo fa da più di sedici anni e ne ha viste di tutti i colori. Ma ha ancora addosso l?indignazione per ciò che si è trovata davanti: «Sono bambini abbandonati proprio perché portatori di handicap, questa è la prima crudeltà». Oltre la porta, un Centro modello «La seconda», continua Leanna, «è la situazione del Centro. E dire che si erano preparati alla nostra visita… ?Assurda? è il primo aggettivo che mi viene in mente. Le condizioni igienico-sanitarie sono disumane. Là dentro manca tutto, dai medicinali alle lenzuola pulite, dagli strumenti per la riabilitazione a un giocattolo per i piccoli». Leanna cerca di spiegarti gli occhi senza speranza di quei bambini, il bisogno che hanno anche di un piccolo gesto d?affetto, «tutte le cose impossibili da descrivere». E Vinicio Russo, presidente del Ctm, svela un altro particolare: parla di un piccolo lager del Duemila, ma un lager solo a metà. Già, perché «una porta divide l?inferno dal paradiso». Oltre quella porta c?è un centro diurno ristrutturato ad hoc dalla Caritas austriaca, dove hanno lavorato anche i volontari di una associazione italiana, ?La Madonnina del Grappa?. Lì sembra che tutto funzioni, dal personale all?igiene. Questo rende se possibile ancor più inaccettabili le condizioni in cui sono costretti a sopravvivere, oltre il muro, quei figli di nessuno che nessuno riesce ad assistere dignitosamente. Ma chi conosce anche solo un po? i paradossi del Paese delle aquile non si scandalizza più di tanto. Il Centro è gestito dal ministero del Lavoro albanese, che è anche ministero delle Donne, dell?Emigrazione e degli Affari sociali. La ripresa economica del Paese è ancora quasi inesistente. E comunque a Scutari, come racconta Ivano Bray, che coordina Ctm Albania dalla sede di Tirana, «lo Stato non si sente, le bande non fanno passare un giorno senza regolamenti di conti col morto e quando cala la sera, in un clima da coprifuoco, riecheggiano i colpi di kalashnikov quasi come ai tempi della rivolta». Quelli del Ctm – per chi non l?avesse capito – una delle scommesse albanesi l?hanno giocata proprio in quel Centro per lo sviluppo di Scutari, nel profondo Nord. Si tratta di uno dei progetti di cooperazione attivati dal ?Tavolo di coordinamento per gli aiuti al popolo albanese? voluto dalla ministra Livia Turco, progetti finanziati in parte dal dipartimento Affari sociali. Venti miliardi per cento progetti, di cui trentuno tra associazioni e organizzazioni non governative. Cercando di far rinascere il Paese partendo dalle fasce più marginalizzate: minori, donne, portatori di handicap. Ctm-Movimondo, dal ?91 sul fronte Lo sanno bene gli operatori del Ctm – Movimondo di Lecce che gestiscono sette di questi interventi e che con l?Albania hanno iniziato un ponte di solidarietà concreta sin dal ?91, dopo il primo esodo di massa. Quelli odierni sono tutti progetti di aiuto e sostegno ai minori: tutti tranne uno, dedicato alla piccola imprenditoria femminile nel settore turistico. Perché «in Albania non esistono strutture statali, servizi pubblici né leggi a tutela dei diritti dei minori», rimarca il presidente Vinicio Russo. E snocciola il resoconto del viaggio appena terminato. Partendo da Pogradec (al confine con la Macedonia) dove in un edificio che il regime di Enver Hohxa utilizzava per le scuole di partito stanno nascendo un centro di aggregazione giovanile e un centro diurno polivalente. Nel primo sono previsti anche alcuni laboratori e diverse altre iniziative di formazione professionale. Nel secondo, rivolto a bambini fra i tre e i dodici anni, una scuola materna, un doposcuola per i più grandi e un consultorio per le famiglie. Contemporaneamente si lavora a Librazhd e Durazzo. Nella città che è stata ed è ancora in parte crocevia di traffici e emigrazione illegali nascerà una casa famiglia per bambini abbandonati. Ce n?è da far drizzare i capelli a chiunque. Ma l?organizzazione non governativa italiana ha già piazzato in ogni città dove saranno realizzati gli interventi un suo operatore, e può contare su otto persone (italiane e albanesi) nella sede di Tirana che non ha chiuso i battenti neppure nei giorni più caldi della rivolta. Mezzo milione, stipendio da favola Da qualche giorno sono già partiti i corsi di formazione per il personale (tutto albanese) che lavorerà nei centri. Alla fine saranno più di trenta persone tra specialisti, operatori sociali, amministrativi, autisti. Guadagneranno dalle duecento alle seicentomila lire al mese: buoni stipendi se si pensa che il direttore della tivù di Stato porta a casa poco più di mezzo milione al mese. Ogni favola però ha sempre un risvolto problematico. In questo caso, visto che la realtà ci riporta sempre coi piedi per terra, i problemi da affrontare subito sono almeno due: i finanziamenti non sono sufficienti a coprire interamente i costi dei progetti entro la scadenza fissata in diciotto mesi. Ciò significa che Ctm – Movimondo deve trovare al volo almeno 350 milioni e nello stesso tempo porre le basi per mettere in grado le strutture di reggersi autonomamente dopo il primo anno e mezzo di vita. Lo slogan è: ?Prima i bambini? Lo slogan per una campagna di informazione e raccolta fondi i volontari di Ctm-Movimondo lo hanno già trovato. Sarà: ?Prima i bambini. Per aiutare un Paese a rinascere partendo dai più deboli?. Adesso bisognerà scovare gli sponsor e mettere in piedi mille iniziative. Nel frattempo – ed è questo il secondo problema che va tenuto presente – occorre continuare a lavorare di fino con le istituzioni albanesi per garantire la continuità dei progetti. Neanche il tempo per mettere in ordine i pensieri ed ecco che l?ultima emergenza profughi provoca un frenetico giro di telefonate fra il centro Ctm di Lecce, la sede di Tirana e il dipartimento Affari sociali della Presidenza del Consiglio. Oggi è il turno del Kosovo. Ed è di nuovo allarme. Sembra che siano quasi ventimila i profughi in fuga dalla guerra accampati oltre confine, a Tropoje. Sarà il caso di rimboccarsi le maniche anche lì. In fondo, non c?è bisogno di tante chiacchiere: lo dicono chiaramente gli sguardi che incroci nell?ufficio di Vinicio Russo. Progetti da sostenere Ctm Movimondo è un?associazione che è stata fondata nel 1985 a Lecce con il nome di Controinformazione Terzo Mondo, allo scopo di promuovere la cooperazione e la solidarietà internazionale. L?organizzazione non governativa è presente in diversi Paesi sia del Sud del mondo che dell?Est europeo, tra cui dal 1991 l?Albania. Nel Paese delle aquile l?associazione pugliese gestisce sette progetti di cooperazione allo sviluppo, in parte finanziati dal governo italiano. Sei dei sette progetti sono indirizzati verso i minori in difficoltà nelle città del Paese. Per ulteriori informazioni: Ctm – Movimondo, piazza Bottazzi 1 – ex ?Vito Fazzi? – 73100 Lecce. Tel. 0832/ 342481-340950, fax 0832/ 342295. E-mail: ctmmovim@mbox.vol.it. Per un aiuto concreto, si può utilizzare il conto corrente bancario 27009703 aperto presso il Banco di Napoli, oppure il conto corrente postale 12651733. Venti miliardi di aiuti italiani Il dipartimento Affari sociali ha stanziato, dalla sua costituzione, venti miliardi per progetti di cooperazione e aiuto in Albania. Di questi, 14 miliardi e mezzo vengono ora utilizzati per sostenere operazioni di cooperazione internazionale in loco, come i programmi di aiuto per il popolo albanese realizzati in collaborazione con associazioni quali Ctm-Movimondo che, in Albania, opera concretamente dal 1991 a sostegno dei minori e dell?imprenditorialità femminile nel settore turistico. I restanti 5 miliardi e mezzo vengono invece utilizzati (in collaborazione con l?Unicef, con il ministero degli Affari sociali albanese e con molte altre organizzazioni umanitarie internazionali) per monitorare l?andamento e lo sviluppo dei progetti finanziati. Vinicio Russo, presidente del Ctm-Movimondo, sostiene che il monitoraggio è una delle attività più importanti perché consente di individuare sempre nuove aree di intervento: «Proprio quanto ci è accaduto nell?ultima visita al ?Centro per lo sviluppo di Scutari? in cui abbiamo verificato come, insieme al caldo, fossero peggiorate le condizioni sanitarie. Addirittura, a causa della mancanza d?acqua, i bambini dovevano essere trasportati in un lago per essere lavati. Abbiamo così iniziato la costruzione di un pozzo e portato un grande frigorifero». Ma Scutari è solo un esempio fra i tanti. Grazie ai finanziamenti attivati dal ?Tavolo di coordinamento per gli aiuti al popolo albanese? istituito presso il dipartimento Affari sociali, molti centri di prima accoglienza vengono ora creati al confine tra Albania e Kosovo per dare asilo a tutti coloro che fuggono dal nuovo fronte di guerra dei Balcani.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA