Cultura

Venti mesi in Cascina

«È stato uno degli episodi più importanti della mia vita», così Elio ricorda il tempo passato presso la comunità di recupero per tossicodipendenti nel Milanese. «Sento di aver offerto un vero servizio

di Federico Cella

Servizio civile sì, servizio civile no. Un inizio un po? banale per presentare un?esperienza per niente banale, quella da obiettore di coscienza fatta ben dieci anni fa da Elio, il cantante del mai troppo incensato gruppo di ?Elio e le storie tese?. Era il 1988 e all?epoca la scelta del servizio civile era una vera scelta di vita, perché era penalizzata dagli otto mesi in più rispetto all?alternativa militare. Ma l?uomo, a cui tutta la nazione è grata per aver reso di dominio pubblico il ?Pippero?, l?ha fatta. E malgrado ?Le storie tese? esistessero già da qualche anno, e dunque la carriera musicale fosse già avviata, Elio si è ritrovato nella periferia milanese, a lavorare senza pausa nella comunità di recupero per tossicodipendenti di don Turati, ?Cascina Verde?. Cosa ti è rimasto, Elio, di questo servizio civile? Un ricordo felice, oppure la sensazione che lo Stato ti abbia solo fatto perdere del tempo? «È stata un?esperienza importante; anzi, direi una delle più importanti della mia vita. Un?occasione di crescita personale che consiglio decisamente a tutti. Mi sono ritrovato in questa comunità per caso, e ho vissuto per venti mesi fianco a fianco con questi ragazzi tossicodipendenti giorno e notte. È qualcosa di completamente diverso da quando leggi sui giornali dei tossici che fanno furti oppure che vengono trovati morti; oppure quando li vedi passare in giro, che non si reggono neanche in piedi, e ti chiedono: ?Oh, c?hai della moneta??. Ho scambiato le mie esperienze con loro, ho condiviso il loro dramma esistenziale, insomma ho avuto modo di capire come siano delle persone, come me e come te, con dei problemi» Però, quando è finito il servizio, sei tornato alla vita ?normale? come se nulla fosse successo. Oppure… «Oppure. Sono rimasto in contatto con la Comunità, e anche con alcuni di loro che sono diventati amici. Purtroppo altri sono morti, ma molti ce l?hanno fatta, sono usciti dalla comunità, si sono sposati e hanno avuto dei figli. Queste sono le buone notizie della vita, queste sono esperienze». Quindi senti di aver offerto realmente un servizio a queste persone. «Certo. Io non capisco e non concepisco il servizio civile fatto negli uffici, magari tutto il giorno a fare fotocopie, oppure nelle biblioteche ad ammuffire. Per sua definizione il servizio civile è un vero servizio sociale, un anno che tu regali alla comunità in cui vivi». E perché la scelta, non facile all?epoca, di fare l?obiettore di coscienza? «Non ho voluto fare il militare perché non volevo passare un anno a cercare di imparare a come ammazzare la gente o cose del genere. Ma fondamentalmente perché avevo sentito da molti miei amici che l?hanno fatto che si trattava di un anno buttato via. Non è che sia contrario in assoluto: se uno ci crede, fa bene a fare la naia. Però anche questa deve essere una cosa seria, non che uno debba passare dieci mesi nel terrore, a lottare contro i ?nonni?». E con la tua carriera già avviata da cantante cultural-demenziale? «Il gruppo di Elio e le storie tese era già nato allora, e ho dovuto fare i miracoli per riuscire a fare tutt?e due le cose insieme, ottimizzando al massimo le licenze. Ma è stato proprio durante quell?anno che sono riuscito a concepire tra i nostri più grandi capolavori. Per esempio, un giorno ero lì alla Comunità che stavo vangando, immerso in un?ambiente bucolico, e sono stato folgorato da una delle frasi più importanti nel misero panorama della nostra cultura nazionale: ?Ditemi perché / se la mucca fa muuu / il merlo non fa meee… ??. Altro che tempo buttato via». Hai sentito parlare della nuova legge sul servizio civile? Cosa ne pensi? «Questa nuova legge mi sembra che sia una dimostrazione di civiltà da parte del governo. Certo, poi è importante che nel nuovo servizio civile, perché non si svilisca, non si schiaffino i soliti furbi che cercano solo di imboscarsi». E di un servizio civile aperto anche alle donne? «E perché no? Io penso che sia giusto un servizio aperto a tutti, che sia di utilità sia alle persone, come formazione personale, che a tutte quelle associazioni o enti che abbiano bisogno di personale per portare avanti i loro progetti. Senza, ovviamente, rubare posti di lavoro, che già ce ne sono pochi». Per concludere: nel tuo gruppo sei stato l?unico a fare questa esperienza? «Ebbene sì: io Elio, in quanto Elio, sono stato l?unico del gruppo a fare il servizio civile. Le Storie tese, invece, in quanto Storie tese ovviamente, per lo più si sono date alla macchia: c?era quello che era un po? svizzero, e quindi era fuori dalla leva. E poi c?era quell?altro che si era fatto male alla gamba, proprio quando stava per partire per la naia. Vedi tu la sfiga».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA