Cultura

A chi fa paura Papa Ratzinger

Nell'era dei talk show, in cui il dibattito politico e intellettuale si è ridotto a una deprimente fiera delle vanità, una figura come Papa Ratzinger può disturbare. L'editoriale di VITA in edicola

di Riccardo Bonacina

Si è aperta questa mattina, in un?università La Sapienza blindata dalle forze dell’ordine (l?ingresso è off limits per tutti i non iscritti e anche per i giornalisti) la cerimonia di inaugurazione dell?ateneo. In assenza del papa il rettore Guarini ha letto il suo discorso, il cui tema centrale riguarda una fede «che non può essere imposta da nessuno», tantomeno da un papa, ma deve essere «accettata in libertà». Sono poi seguiti i discorsi del rappresentanti politici previsti, tra cui il ministro Mussi. Mussi tra l?altro ha detto che «quello che dice il papa può ben essere criticato, ma non è un attentato al principio di laicità il fatto che il papa possa prendere la parola in questa sede, per un intervento e non per una lectio magistralis a nome dell’ateneo, e da ministro della Repubblica, che ha difeso con intransigenza il carattere laico delle istituzioni pubbliche sotto la sua responsabilità, confermo il mio rammarico per il fatto che si siano create le condizioni che lo hanno spinto a rinunciare». Toni simili nel discorso di Walter Veltroni, sindaco di Roma e leader del Pd: «Mai può accadere, per nessun motivo», ha detto stamattina, «che l’intolleranza tolga la parola a qualcuno. Men che meno se si tratta di discorsi sui diritti universali e se si tratta di Papa Benedetto XVI, un punto di riferimento culturale, spirituale e morale per milioni di persone».

VITA Magazine in edicola: in anteprima l’editoriale

di Riccardo Bonacina Nell’era dei talk show, ovvero nell’era in cui il dibattito, anche politico e intellettuale, si è ridotto ad una deprimente fiera delle vanità, ad uno spettacolino serale buono neppure più per l’audience, una figura come Papa Ratzinger può disturbare. Nell’epoca del non pensiero, un pensiero ?ragionato? come il suo può fare persino paura. Non c’è dubbio, questo Papa con la forza del suo ragionamento mette la Chiesa ?nel? e ?dentro? il mondo. A differenza di Wojtyla che offriva tutta la sua fisicità e umanità nell’incontro con il mondo, Ratzinger offre la sua capacità di pensiero. Pensiero del teologo che più d’ogni altro ha saputo mettere a confronto il punto di vista giudaico-cristiano con il punto di vista laico (si pensi solo ai dialoghi con Jürgen Habermas). La paura di fronte alla ragionevolezza di questa posizione può generare persino fenomeni di intolleranza in chi, di fronte a una posizione così dichiarata e aperta, sa opporre solo tabù (di questo non si può parlare), dileggio (si vedano i libri di Piergiorgio Odifreddi, neo campione del laicismo italiano) o un malinteso senso della laicità per cui ogni ragionamento religioso non può avere cittadinanza pubblica. Questo è successo a Roma: un mix di intolleranza e di cagnara laicista che ha portato il Papa a rinunciare all’invito della più grande università italiana, La Sapienza. Una figuraccia mondiale per la democrazia italiana che dimostra di non saper, o voler, garantire uno spazio pubblico di dialogo e di confronto tra le diverse tradizioni culturali di questo Paese. Peccato. In fondo questo Papa chiede sempre di aprire discussioni su grandi questioni che riguardano il destino di tutti. La globalizzazione, per esempio. E chi ne parla più? Ricordate quanto era di moda solo una manciata di anni fa, quanti se ne riempivano la bocca pur di conquistarsi una fetta di visibilità? Oggi i no global sono spariti dalla scena, i loro leader si sono accasati, ma intanto la globalizzazione continua a restare la questione chiave del nostro tempo. Abbiamo avuto un soprassalto quando il Papa nell’omelia dell’Epifania ha risollevato con parole drastiche e sagge questo grande tema. Parlando di un mondo in cui al «lusso di pochi» corrisponde la «miseria di molti» e sottolineato come sia «ormai evidente che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile». [..] Leggi l’editoriale completo del numero in edicola

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