Mondo

Iraq: possibile intervento italiano nel dopoguerra

Dopo l'eventuale conflitto non è esclusa l'ipotesi d'un coinvolgimento diretto del nostro Paese in una missione, con gli aerei G-222 della 46/ma aerobrigata di Pisa

di Paolo Manzo

Si potrebbe profilare a breve termine un intervento militare umanitario da parte di forze armate italiane in Iraq. Al termine di un eventuale conflitto non e’ esclusa, riferiscono fonti della Difesa, l’ipotesi di un coinvolgimento diretto del nostro Paese in una missione internazionale di peacekeeping. A questo fine potrebbero essere utilizzati gli aerei da trasporto G-222 della 46/ma aerobrigata di Pisa, particolarmente adatti ad un’operazione del genere per la capacita’ di atterrare e decollare anche in condizioni ambientali particolarmente difficili. Questo tipo di velivoli e’ gia’ stato utilizzato in passato per la distribuzione di viveri e generi di prima necessita’. Un contributo alla sicurezza strettamente collegato con un possibile intervento armato in Iraq potrebbe essere fornito, prima o durante un’eventuale guerra, dagli specialisti in contromisure nucleari, biologiche e chimiche del settimo reggimento ‘Cremona’, di stanza a Civitavecchia. Il 19 febbraio scorso, il Defence Planning Committee della Nato ha deciso di autorizzare una serie di misure difensive per proteggere la Turchia da eventuali ritorsioni irachene con armi non convenzionali. L’intervento degli specialisti dell’Esercito non e’ stato ancora richiesto ufficialmente, ma l’invio dei militari italiani in Turchia potrebbe essere deciso se la situazione dovesse degenerare. Nel settore delle contromisure nucleari, biologiche e chimiche, i militari italiani possono vantare una leadership di settore a livello internazionale, potendo disporre delle piu’ sofisticate dotazioni tecnologiche. Tra queste, il Pcr (Polymerase Chain Reaction), apparecchiatura di rilevamento portatile e il veicolo blindato Vbr ‘Italia’, dotato di sonde, spettrometro e dosimetri per la verifica delle concentrazioni di agenti contaminanti di tipo nbc sul terreno e nell’aria. Al momento, si fa notare, non sono state disposte attivazioni per contributi militari di questo tipo. Sono invece gia’ operativi a bordo degli aerei-radar Awacs quattro militari italiani del contingente Nato di stanza a Geilenkirchen, in Germania. Le ‘sentinelle del cielo’ vigilano, da un’altezza di 30mila piedi, sull’integrita’ dello spazio aereo turco in chiave preventiva contro possibili azioni ostili dall’Iraq. Interventi diretti di truppe o aerei in Iraq, invece, non sono stati richiesti fino a questo momento. Del resto l’Italia mantiene attualmente circa 9mila uomini in operazioni all’estero sotto l’egida della Nato o dell’Onu. Un contributo notevole per le dimensioni delle nostre forze armate, vicino al nostro livello massimo di proiezione fuori dai confini.


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