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Liste blindate. Politica od Oligarchia?

Le prime cruenti settimane di campagna elettorale sembrano confermare un copione annunciato. Comunque vada, sappiamo già chi ha perso: la società civile. Editoriale di VITA magazine

di Giuseppe Frangi

Comunque andranno le prossime elezioni, sappiamo già chi ha perso: la società civile. Quello a cui stiamo assistendo in queste prime cruente settimane di campagna elettorale sta infatti confermando un copione ultra annunciato. La febbre mediatica cala i leader direttamente dentro le case; i contenuti restano assolutamente secondari rispetto alla prontezza nel gestire le proprie presenze, nel lanciare le polemiche, nel sovrastare l?avversario dal punto di vista dell?immagine. La conseguenza è che i corpi intermedi, da sempre impalcatura di mediazione tra l?elettorato e la politica, si trovano ad essere sempre più spettatori impotenti. Il palazzo vuole un filo diretto con un cittadino sempre più estraniato e inconsapevole. Ma su questo copione, che purtroppo ci era già noto, ora si è innestato un fatto nuovo: è la tendenza a concentrare in pochi e ristretti gruppi oligarchici tutto il potere decisionale. La legge elettorale approvata nei mesi scorsi è stato il micidiale grimaldello di questa operazione. Spacciata come riapertura al proporzionale per sciogliere i giochi bloccati dell’uninominale, in realtà si è rovesciata in un rafforzamento delle nomenklature. Di questa legge si è già detto tutto il male possibile senza però nominare il male vero: cioè che, grazie a lei, in Italia l?elettore si limiterà a dover scegliere tra partiti senza possibilità di poter scegliere tra persone. L?elettore, a cui paradossalmente con il proporzionale non è stata restituita la possibilità di esprimere preferenze sui candidati, non si vedrà più proporre candidature singole per i collegi uninominali, né tanto meno potrà esprimere preferenze fuori lista. Saremo di fronte a liste ?bloccate? e l?elezione dei candidati quindi dipenderà esclusivamente dall?ordine di lista rigorosamente stabilito dalle segreterie dei partiti all?atto della presentazione delle liste. In pratica, il prossimo Parlamento più che dagli elettori, è già stato scelto da un gruppo ristretto di persone. In questo modo il palazzo si è blindato e ha trasformato la democrazia in un mero sondaggio di opinione. Potremo stabilire se dovrà essere un?oligarchia connotata più con i colori della destra o con quelli della sinistra. Il risultato è che sia a destra che a sinistra la politica si concentrerà sempre più sulle relazioni tra leadership ed élite della cultura, dell?economia, delle banche e della finanza, dei mass media. Perché questa rete di relazioni e non il consenso degli elettori è il meccanismo che ne garantisce la sussistenza. Una tendenza difficile da contrastare e di cui converrà prendere coscienza, anche per immaginare dei correttivi se non vogliamo che ciò che resta delle rappresentanze sociali siano definitivamente messe nella soffitta dei ferri vecchi, insieme a ciò che resta dell?idea di democrazia partecipativa. È ovvio che per chi gestisce il potere, che sia la destra o la sinistra, sia molto meglio avere a che fare con dei lobbysti (magari pure iscritti ad un albo professionale) che con 36 rappresentanze sociali, spesso sgangherate, divise, vecchie. Ma noi preferiamo mettere in preventivo qualche inefficienza o lungaggine, e magari pensare a come si riformano le rappresentanze, che rinunciare a coltivare la pratica di una democrazia partecipata delegando la responsabilità della cosa pubblica e comune a poche e ristrette élite.

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