I grandi esclusi da tutti i decreti sono i bambini
"Chiediamo che l'educazione sia al centro della fase 2, perché nessuno deve rimanere indietro, perché questa emergenza non deve radicare ancora più profondamente le disuguaglianze già esistenti e perché, altrimenti, le donne si troveranno come sempre a dover reggere tutto: siano madri che rinunceranno al lavoro per badare ai figli o nonne che rischieranno di ammalarsi per occuparsi dei nipoti e permettere ai genitori di lavorare"
Una delle poche certezze della tanto attesa fase 2, a oggi, è il profondo e preoccupante stato di incertezza in cui le famiglie e i bambini saranno fino a settembre.
Molti nuclei famigliari sono provati dalla quarantena, in condizioni di fortissimo stress economico, e hanno la necessità di ricominciare a lavorare per pagare un affitto, un mutuo o anche solo per fare una spesa.
Il modo in cui potranno, in sicurezza, ricominciare a lavorare è molto difficile da comprendere e resta il nodo dei grandi esclusi da tutti i decreti, i tavoli di lavoro e le decisioni di queste settimane: i bambini.
Le bambine e i bambini sono infatti assenti da ogni visione strategica a breve e lungo periodo. Quando sono presi in considerazione è unicamente per metterli nell’insieme degli ostacoli e dei problemi dei genitori che devono rientrare al lavoro, aggiungendo su questi ultimi un ulteriore carico di stress e senso di inadeguatezza, senza comunque arrivare a una soluzione nemmeno a tale problema, ma nascondendo malamente la polvere sotto il tappeto.
Non si parla di scuola se non in relazione alla didattica a distanza, il parco è un luogo per l’esercizio fisico degli adulti e non si considera da nessuna prospettiva la necessità dei più piccoli di ritrovare, seppur con limitazioni, il proprio spazio di socialità.
È avvilente constatare come manchi un rapporto adulto e di fiducia tra cittadini e istituzioni, che vada oltre poche regole difficili da comprendere che lasciano fuori i diritti delle persone più fragili. Come organizzazione siamo preoccupati per il presente e il futuro di tutte le famiglie con cui lavoriamo da anni in molte delle aree più difficili d’Italia e crediamo che il mancato coinvolgimento delle organizzazioni del Terzo Settore come la nostra, presenti sul campo e con ampie competenze, nella progettazione della ripartenza, faccia correre il rischio di non tenere davvero al centro i diritti di tutte le persone. Ed è un rischio che nessuno si può permettere i cui effetti ricadrebbero su tutto il paese.
Allora lo diciamo più chiaramente: noi ci siamo. Ministra Bonetti, noi, come molte altre organizzazioni, siamo al fianco delle famiglie da prima dell’emergenza e ci siamo rimasti per tutto il tempo, ci coinvolga.
Dobbiamo costruire insieme un paese che rimetta al centro le famiglie e la scuola. Chiediamo che l'educazione sia al centro della fase 2, perché nessuno deve rimanere indietro, perché questa emergenza non deve radicare ancora più profondamente le disuguaglianze già esistenti e perché, altrimenti, le donne si troveranno come sempre a dover reggere tutto: siano madri che rinunceranno al lavoro per badare ai figli o nonne che rischieranno di ammalarsi per occuparsi dei nipoti e permettere ai genitori di lavorare.
*Marco Chiesara è presidente di WeWorld Onlus
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