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In dirittura di arrivo il patto globale sui rifugiati

L’Assemblea generale dell’ONU è stato l’ultimo incontro ai massimi livelli governativi e internazionali prima di giungere all’adozione formale nel 2018 del Global Compact sui rifugiati (GCR)

di Nino Sergi

Si è trattato di un ultimo incontro ai massimi livelli governativi e internazionali prima dell’ultima tappa per giungere all’adozione formale del Patto globale sui rifugiati entro il 2018.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha aperto e condotto i lavori, a cui hanno attivamente partecipato ministri e sottosegretari da tutti i continenti dopo gli interventi introduttivi del primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina, del ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu, della vice-presidente del Costarica Epsy Campbell Barr, paesi ampiamente toccati dalla presenza di rifugiati, del presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim.

Per l’Italia è intervenuto a sostegno del patto globale e della sua adozione il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano che, evidenziando l’alto numero di rifugiati accolti negli anni nelle regioni italiane, ha ribadito la necessità di una condivisione delle responsabilità, in particolare tra paesi europei, anche per garantire accoglienza dignitosa, protezione e particolare sostegno ai più vulnerabili. La premier Sheikh Hasina, fortemente impegnata ad accogliere ed a trovare una soluzione duratura per ridare diritti e dignità ai profughi rohingya, ha anche testimoniato la sua passata condizione di rifugiata, con la propria famiglia, per ben due volte e per lunghi anni, per fuggire a persecuzione politica e morte.

Filippo Grandi ha ricordato l’adozione nel settembre 2016 della Dichiarazione di New York sui migranti e rifugiati. I 193 Stati dell’Assemblea Generale (AG) dell’ONU hanno riconosciuto la necessità di un approccio globale alla mobilità umana, programmando un percorso di consultazione e negoziazione per giungere all’adozione nel 2018 di due patti globali: il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare (GCM) e il Global Compact sui rifugiati (GCR).

La formulazione del GCR è stata affidata all’UNHCR che, basandosi sulla Convenzione di Ginevra del 1951, il relativo Protocollo del 1967 e le altre normative internazionali a tutela e protezione della persona, ha coinvolto in un ampio processo di consultazione tutti i soggetti interessati, governativi, internazionali, privati profit e non profit, istituzioni finanziarie, organizzazioni della società civile, ong, accompagnato da negoziati intergovernativi fino a giungere, dopo mesi di lavoro, alla definizione di un testo condiviso che è stato proposto all’adozione formale dell’AG.

Il pressante appello dell’Alto Commissario Filippo Grandi ai governi presenti chiede che sia mantenuto l’iter di approvazione programmato e che il GCR sia formalmente approvato dall’AG entro dicembre 2018 con il pieno sostenuto dagli Stati, le istituzioni internazionali, la società civile, il settore privato. «I due Compact, sulle migrazioni e sui rifugiati, sono anche l’occasione per riflettere sui valori e sui principi fondamentali delle Nazioni Unite, il cui valore rimane immutato e sono un efficace strumento per combattere contro ogni forma di discriminazione, di xenofobia, di razzismo».

I 35 interventi hanno manifestato apprezzamento per il lavoro svolto in un clima di apertura e dialogo politico e ribadito l’impegno a sostenere la programmazione temporale proposta e l’approvazione formale del Patto globale. Lo stesso impegno è stato assunto dalla presidente della 73° Assemblea Generale, l’ecuadoriana Maria Fernanda Espinosa Garcés, in un sentito intervento in cui ha auspicato che ogni Stato possa quanto prima definire politiche e strumenti vincolanti in applicazione delle indicazioni del Global Compact che non hanno potuto avere carattere giuridicamente vincolante.

Le persone fuggite da guerre, violenze e persecuzioni sono poco meno di 70 milioni, tra rifugiati che hanno chiesto protezione ad altri Stati e sfollati interni. Nel solo 2017 sono state 16,2 milioni: 44.400 al giorno, una ogni due secondi. Il GCR si concentra sulla necessità di una risposta globale con responsabilità e impegni condivisi e sulle azioni per poterla rendere effettiva. Non si limita a rafforzare le risposte di emergenza ma propone soluzioni sostenibili nei paesi di accoglienza ed interventi sulle cause per favorire le condizioni per il ritorno in sicurezza. Dato che la presenza dei rifugiati pesa per l’84% su paesi a basso tasso di sviluppo o poveri (contro il 10% dell’Europa) che si trovano a sostenere sforzi talvolta superiori alle proprie possibilità, il GCR prevede di assicurare agli interventi umanitari fondi addizionali e programmabili per sostenere i paesi che accolgono e di esplorare nuove vie per l’ammissione di rifugiati in altri paesi. Tutti sono chiamati all’assunzione di responsabilità e di impegni, sostenendo con l’UNHCR lo sviluppo di una risposta globale e maltistakeholder (comprehensive refugee response framework), con un Programma di azione e di cooperazione nella condivisione delle responsabilità e delle incombenze, con precisi impegni per ciascuna situazione di rilievo e per le diverse fasi: dal sistema di allerta alla risposta immediata, la programmazione, l’accoglienza e l’assistenza umanitaria, le molteplici necessità sociali, educative, lavorative, formative e di integrazione dei rifugiati, con attenzione ai vulnerabili e ai minori, il sostegno alle comunità ospiti, l’individuazione di soluzioni durature e sostenibili, gli interventi sulle cause per favorire un ritorno sicuro.

Una sfida importante, con problemi e contrasti politici ancora aperti, a cui i due Patti globali sulle migrazioni e sui rifugiati cercano di dare risposte e indicazioni concrete.


*Nino Sergi è fondatore e presidente emerito di INTERSOS

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