I guardiani della foresta Mau

Dopo aver tentato per decenni di cacciare gli indigeni Ogiek, il servizio forestale keniano ha recentemente optato per una strategia collaborativa: collaborare con loro, stabilendo una serie di regole per l’utilizzo sostenibile del verde e chiedendogli di segnalare la presenza di disboscatori illegali

di Matteo de Mayda

Tra il 1990 e il 2001 più di centomila ettari, quasi un quarto della superficie totale della foresta Mau, in Kenya, è andato distrutto per fare spazio a strade, pascoli e campi coltivati e per procurare legna da ardere alle popolazioni della zona. Questo livello di deforestazione è sconsiderato se si pensa che nella foresta Mau nascono dodici fiumi che irrigano la Rift Valley e da cui dipende la vita di più di sei milioni di abitanti dell’Africa orientale. Grazie ai progetti portati avanti da Mani Tese e dal partner locale Necofa, la comunità indigena degli Ogiek sta contribuendo a implementare il Kenya Forest Act. Il piano d’intervento prevede che siano le comunità stesse a fare da guardia alla foresta, collaborando con il servizio forestale keniota per fermare i disboscatori illegali e garantendo che la comunità stessa usi le risorse della foresta in modo sostenibile. D’altronde, chi meglio degli Ogiek, che ogni giorno battono in lungo e in largo i sentieri della foresta per cacciare e procurarsi erbe medicinali, può salvaguardare questo patrimonio di biodiversità? Tra le iniziative concrete messe in atto da Mani Tese c’è anche la creazione di un centro di raffinazione del miele, dove si processa, impacchetta e commercializza il raccolto, in cambio di denaro che va alle famiglie degli apicoltori.

Reportage di Matteo de Mayda e Cosimo Bizzarri

La salvaguardai della foresta



Indigeni Ogiek al lavoro


Raccolta del miele

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