Famiglia

Da galere infernali a paradisi vietati

“Off limits” per decenni a causa delle supercarceri su esse ospitate, Pianosa e l’Asinara conservano coste e fondali integri. Ma ora, con la chiusura delle due colonie penali, queste splendide isole..

di Cristina Giudici

Giardino d?Europa, si diceva dell?Italia. Detta anche Bel Paese, per le montagne incantate, le coste spettacolari, il patrimonio artistico unico. Un Paese-tesoro, capace di offrire al turista molto, moltissimo. Pure troppo, dati i rischi che queste bellezze corrono ogni estate davanti all?assalto di milioni di visitatori. Cresce così il numero di quanti – politici, giornalisti, ecologisti, semplici turisti – si chiedono se non sia meglio porre limiti a questo abbraccio amoroso. Se Federico Zeri vorrebbe riseppellire Pompei, c’è chi farebbe pagare un ticket d?accesso alle città d?arte, Venezia e Firenze in testa. Chi vuol vietare le auto in centri storici e strade di montagna. Chi abbatterebbe le funivie, colpevoli di innalzare troppa gente a vette non più incontaminate. E aumentano quanti farebbero carte false pur di visitare una zona finora tutelata o proibita (un’isola ex supercarcere, una riserva naturale a tutela integrale). Perché, si sa, non c’è come vietare una cosa perché cresca la voglia di vederla. Ma allora? È davvero necessario arrivare a un?estate a numero chiuso? È possibile rendere accessibile la bellezza senza distruggerla? Il dibattito resta aperto, come attestano le situazioni che vi raccontiamo. Ma sarebbe meglio evitare gli ?opposti oltranzismi? di chi chiede divieti assoluti o rifiuta ogni forma di controllo. E invece valutare caso per caso con un?ottica realistica, le esigenze della tutela ambientale e artistica, della promozione turistica, dello sviluppo economico. Senza integralismi, perché il Bel Paese ritorni tale. Isola di Pianosa Due isole che ritornano a far parte del mondo. Due paradisi naturali del Mediterraneo che riemergono dalle nebbie della storia. Due uomini che armati solo di spada, le difendono a oltranza. La storia dell?Asinara a poche miglia da Porto Torres, in Sardegna, e quella di Pianosa, in Toscana, tornano ad intrecciarsi. Ieri carceri di massima sicurezza per terroristi e mafiosi; terre segnate da misteri, segreti e dannazioni. Oggi parchi naturali, ambiti e corteggiati da tutti: isole e coste sopravvissute alla distruzione dell?ambiente, oggi conservano un ecosistema intatto. Perle che scottano, insomma. Dopo 113 anni di carcere, un decreto ministeriale del 28 febbraio 1998 ha istituto il parco nazionale dell’Asinara e ha restituito la giurisdizione dell?isola al comune di Porto Torres. Una legge del 23 dicembre 1996 invece ha destinato l?isola di Pianosa, dopo 140 anni di galera, al Parco dell?Arcipelago Toscano e al comune di Campo dell?Elba. Ma solo dal settembre prossimo Pianosa potrà aprirsi alle prime visite guidate per i forestieri. Intanto a Porto Torres il sindaco e gestore dell?ente parco, Eugenio Cossu, si batte per difendere l?innnocenza dell?Asinara ritrovata e cerca di racimolare 150 miliardi nei prossimi dieci anni per garantire la funzionalità dei progetti. Più a nord, a Piombino, il presidente del Parco dell?Arcipelago toscano (che comprende anche le isole dell?Elba, Capraia, Gorgona, Giglio, Montecristo e Giannutri), Giuseppe Tanelli, afferma :«Finché io sarò presidente del Parco, nessun turista selvaggio metterà piede sull?isola». Due storie parallele, dunque, di paradisi naturali preservati grazie alla criticatissima destinazione d?uso ?subìta? malvolentieri per decenni. Due storie piene di incognito sul futuro prossimo venturo. Due storie che vi andiamo a raccontare. Cominciando da Pianosa, il gioiello dell?Arcipelago toscano. Dieci chilometri quadrati di tufo, che la fanno assomigliare a una cotoletta. Stretta fra il massiccio granitico di Montecristo e la macchia mediterranea dell?Elba, Pianosa è un mistero della storia e della morfologia. È l?unica isola piatta dell?Arcipelago toscano e ospita le uniche catacombe cristiane esistenti a nord di Roma. Qui nel III secolo l?Impero mandava i cristiani a scavare nelle miniere di tufo, e poi si liberava di loro seppellendoli nelle cripte. Dal 30 giugno, quando gli ultimi detenuti hanno lasciato l?isola, tutto è possibile nel futuro di Pianosa: l?istituzione del museo delle isole nel Mediterraneo, patrocinato dall?Unesco; un polo scientifico di biologia marina e archeologia; forse addirittura un eremo monastico, se verrà accolta la proposta dei vescovi toscani. «Siamo già proiettati al 2000», dice Giuseppe Tanelli, presidente del Parco dell?Arcipelago toscano. «Le catacombe di Pianosa saranno inserite nell?itinerario del Giubileo, perciò dobbiamo riqualificare l?ambiente, fare il restauro archeologico e creare le strutture necessarie per turisti e pellegrini. Il ministro per l?Ambiente ci ha garantito 20 miliardi. Una cosa è certa; qui nessuno verrà come si va a Rimini e nessuno potrà pernottare. I fondali di Pianosa sono una delle poche praterie per i pesci del Mediterraneo, con le sue sterminate distese di alghe posidonie». L?isola del diavolo, come la battezzò un detenuto di Pianosa, emerge lentamente con la sua storia. Qui Dalla Chiesa fece erigere il muro che divide il carcere di massima sicurezza ?Agrippa? dal porto e qui arrivarono i primi ?41 bis?, i mafiosi Michele Greco detto il Papa a Pippo Calò, i militanti delle Br e di Ordine Nuovo. Emerge la storia di un?isola-atollo dove nel ?75 venne ucciso un direttore di carcere e dove l?unica struttura a uso foresteria sopravvissuta alle razzie dei pirati ospitava le prostitute per agenti e detenuti. Lo racconta il professor Luigi Cignoni nel libro L?isola del diavolo, in cui narra la sua esperienza di professore nel supercarcere, simbolo sinistro degli anni di piombo, costruito dal generale Dalla Chiesa a metà degli anni ?70. Emerge anche la storia del vicedirettore Cosimo Giordano che, mentre il ministero della Giustizia mandava qui i primi terroristi arrestati, si travestiva da detenuto per confondere le idee al nuovo comandante dei carabinieri approdato a Pianosa. Ora sull?isola del diavolo ci andranno chi è attratto dal fascino del proibito. Un?agenzia turistica, Arrighi (tel. 0565/95000-95150), regolerà l?afflusso di cento turisti alla settimana, per una visita di soli 40 minuti. Pianosa, come l?Asinara è una perla della natura. Una pescata di frodo nelle sue acque può valere 70 milioni: così l?ente Parco ha istituito un controllo ferreo. «Il carcere rimarrà perché fa parte della memoria storica dell?isola», precisa Tanelli. «Il museo dell?isola sarà una struttura didattica e scientifica di 5000 metri quadri. Poi inizieremo a riattivare la struttura produttiva. Per l? estate ?99 l?isola sarà pronta a vivere una nuova esistenza, ad accogliere visitatori-turisti, e i residenti dell?isola. Se non riusciremo a ripopolare l?isola e a renderla produttiva, allora vorrà dire che avremo fallito». Pianosa insomma diventerà come la Gioconda, enigmatica e stupenda: da guardare senza toccare. Il mare sotto tutela Riserve marine statali Sicilia: Isole dei Ciclopi, Isole Egadi, Ustica Puglia: Isole Tremiti, Torre Guaceto Venezia Giulia: Miramare Calabria: Capo Rizzuto Isola dell’Asinara Il battesimo dell?Asinara è avvenuto il 28 aprile, quando cento bambini delle scuole elementari e medie di Porto Torres, Stintino e Sassari hanno partecipato alla prima visita guidata sull?isola, all?interno del progetto di educazione ambientale realizzato dall?Ente di gestione del Parco naturale dell?Asinara e dal ministero dell?Ambiente. La ?Cayenna del Mediterraneo?, come la chiamò il generale Dalla Chiesa, vuol dire 52 chilometri quadrati che si inarcano, sinuosi, a forma di esse per cento chilometri di sviluppo costiero. Sabbia dorata, graniti modellati dal vento, cavalli allo stato brado, mufloni, i gabbiani corsi con il becco rosso che in Corsica sono spariti ormai da un pezzo. E poi i famosi asinelli bianchi, ridotti a settantadue, che richiamano studiosi da ovunque. Settecento specie botaniche. Punta Scomunica, Cala Sant?Andrea, Cala Dorata, le piane di Campu di Perdu. Tutto intatto, protetto dal tempo che si è fermato. Per gli animali e per gli uomini. «Le richieste per visitare l?Asinara arrivano da tutto il mondo», dice Eugenio Cossu, che ha battagliato dieci anni per difendere il futuro dell?isola sottraendolo dalle grinfie delle lobby dei costruttori. «Ci sarà un turismo intelligente e responsabile. La gente verrà qui come andare a vedere la Sindone, un simbolo tragico e misterioso della storia». Nelle speranze del sindaco e degli ambientalisti l?isola diverrà sede di scuole di educazione ambientale, forse di un centro di cultura per artisti e scultori. «Ma di una cosa sono sicuro, nessuno verrà qui a fare incetta di pesci, non verranno yacht privati in cerca di sensazioni forti sull?isola-carcere; qui verrà solo chi saprà rispettare il patrimonio storico e ambientale dell?isola». L?estate ?98 è dunque tempo di prove generali per l?Asinara, l?isola che i latini chiamavano Sinuaria, sinuosa. Poi a settembre inizieranno le visite guidate. Trecentocinquanta persone al giorno verranno traghettate da Porto Torres, ma non potranno pernottarvi. Nel frattempo però anche i vip cercano di vederla. Come la sarda Valeria Marini che è andata all?Asinara per fare da testimonial al recupero dell?isola, o Vittorio Sgarbi che vi ha già fatto una gitarella. Da settembre ci saranno parecchi itinerari: quello carcerario partirà proprio dalla sezione di massima sicurezza di Fornelli, a poche centinaia di metri dal molo. Soprannominata ?la bestia nera? dai mafiosi, Fornelli è il luogo dove si è sposato Raffaele Cutolo ed è stato recluso Renato Vallanzasca. Ma è stato anche il ?monumento della paura? per i militanti delle Brigate Rosse che venivano controllati 24 ore su 24 da decine di fucili puntati contro le loro celle e che una notte cercarono di farsaltare in aria il supercarcere con l?esplosivo nascosto in una caffettiera. Poi si andrà fino in cima all?isola dove, all?ombra dei ruderi del castello del Pirata Barbarossa, c?è il bunker di cemento armato di Totò Riina. Agenti e detenuti la chiamavano ?la discoteca? perché la luce vi restava accesa 24 ore su 24 per controllare ogni movimento del boss mafioso. La discoteca diventerà un pezzo di museo. Cose da giapponesi e americani che serviranno però a non dimenticarsi la storia vera di quest?isola dalle case bianche e dal suo mare color smeraldo. Ai turisti verranno raccontati i segreti del carcere. Come quando il direttore Luigi Cardullo obbligava i detenuti ad ascoltare le sue poesie in rima e dava loro punizioni esemplari perché «all?Asinara»,diceva, «comandiamo solo io e i gabbiani». Ci sarà anche un itinerario storico che comprenderà la visita all?ossario dei cinquemila soldati austro-ungarici morti qui durante la Grande guerra, e al lazzaretto, una stazione marittima che a metà del secolo scorso riceveva le navi in quarantena del Mediterraneo, zeppe di ammalati. La leggenda vuole che anche la figlia del Negus d?Etiopia sia morta qui, ammalata di colera (in realtà morì a Parigi). La chiamavano ?melograno d?oro? perché era bella come i campi di grano dell?Asinara. Poi ci sarà l?itinerario subacqueo per osservare i fondali finora mai saccheggiati. La Regione sarda ha stanziato sette miliardi per garantire il futuro dell?isola. All?Asinara sorgerà un centro di educazione ambientale per promuovere stage formativi sulla tutela dell’ambiente e il nuovo sviluppo sostenibile, l’Osservatorio per la lotta alla desertificazione e un Centro di ricerca sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, mentre l’azienda agricola Santa Maria (che in passato ha dato lavoro ai detenuti dell’isola) continuerà a produrre formaggio e impianterà dei vigneti. Il nucleo residente sarà invece composto dalle famiglie delle guardie forestali, da studiosi e ricercatori, dai manutentori del parco, mentre pattuglie di carabinieri a cavallo controlleranno che nessun forestiero si avvicini all’isola. Perché questo paradiso non diventi un paradiso perduto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA