A Roma una conferenza per immaginare lo sport del futuro
L’evento, dal titolo “S-Factor: se non ora, quando?”, strutturato su 12 tavoli di lavoro, ha guardato ai territori e alle buone pratiche per «proporre uno sport che sia sempre più efficace per il benessere delle persone a cui ci rivolgiamo» ha sottolineato il presidente Bosio
I territori e la base associativa al centro del rilancio del progetto culturale e sportivo del Centro sportivo italiano (Csi), che si è incontrato a Roma per una conferenza strategica e di programmazione dal titolo “S-Factor: se non ora, quando?”.
«Diamo Voci al territorio per riscrivere il progetto cultura del Csi – ha affermato il presidente nazionale del Csi Vittorio Bosio – Lo sport deve essere al servizio delle comunità alle quali ci rivolgiamo e nell’essere a servizio deve raccogliere anche le aspettative del territorio. Oggi sono presenti 180 persone che vengono da tutta Italia. Si sono riunite in 12 tavoli di lavoro dove hanno portato le loro esperienze e, soprattutto, le buone pratiche. Siamo qui – ha concluso Bosio – per proporre uno sport che sia sempre più efficace per il benessere delle persone a cui ci rivolgiamo».
E per raggiungere questo obiettivo il Csi non può essere solo, ma affiancato da un Ministero dello Sport: «Non basta solo il Ministro dello sport – ha concluso il presidente del Csi – abbiamo bisogno di un Ministero super partes che possa dettare le regole del gioco e controllare tutto il sistema sportivo italiano». Non solo, ma tra le proposte emerse dalla giornata c’è anche quella relativa alla realizzazione di un tavolo collaborativo tra Enti di promozione sociale e la creazione di un legame ancor più stretto con Coni e Federazioni al fine di una maggior valorizzazione dello sport in Italia.
Volontariato, giovani, formazione, politica sportiva: sono numerose le tematiche emerse durante l’incontro al quale hanno partecipato 57 comitati territoriali e che ha visto gli interventi di esponenti di rilievo del mondo sportivo e delle istituzioni nazionali: Cecilia D’Angelo, Dirigente Area territorio e promozione Coni; Domenico Ignozza, Presidente Coni Umbria; Damiano Lembo, Presidente Us Acli e Coordinatore tavolo Eps; Cristiano Habetswallner, Responsabile Sponsorship Management Tim.
Il dibattito è stato intenso e ricco di idee e anche di qualche spunto polemico. Come quando, durante il suo intervento, Cecilia D’Angelo ha affermato: «Alcune federazioni stanno occupando il vostro spazio come per esempio il rugby che organizza campionati nelle carceri. Questo forse è avvenuto perché negli ultimi anni le vostre realtà hanno inseguito alcune federazioni e non si sono occupate di queste opportunità».
Un intervento che non è piaciuto al presidente Bosio che, nel discorso di chiusura ha risposto alla dirigente del Coni: «E’ vero, sul territorio dobbiamo collaborare ma per collaborare bisogna essere in due. Ho la sensazione che il Coni abbia preso la posizione di voler fare tutto (e non il proprio mestiere), in accordo con le Federazioni, che chiedono una “riserva indiana”. Dovremmo ricordargli che i padroni non ci sono più da un po’ di tempo quindi noi rifiutiamo questo modo di gestire lo sport. Perché se vogliono la riserva indiana allora devono dirci anche qual è la nostra di riserva».
Secondo Bosio, «il problema più grande contro il quale ci stiamo battendo in questi ultimi anni è la poca considerazione che si ha dello sport, troppo spesso relegato all’ultimo posto di un’ipotetica scaletta degli impegni personali. Si tratta di un approccio figlio dei tempi e anche della crisi economica perché spesso lo sport in determinati territori viene visto come una cosa superflua». I dati sembrano dare ragione al presidente del Csi, se è vero che il 35% degli Under 18 non pratica alcuna disciplina e, in generale, ben due terzi della popolazione si astiene dall’attività fisica.
Un suggerimento, a tal riguardo, è emerso dall’intervento di Habetswallner, secondo il quale “il tema dello sviluppo digitale come per esempio quello degli esports possa essere per voi molto importante senza snaturare la vostra identità. Con tutte le dovute precauzioni e riflessioni credo che gli esports per voi possa rappresentare un'opportunitá per intercettare i giovani e le loro “piazze”.
Inoltre, tra le proposte emerse dai 12 tavoli tematici è stata ribadita la necessità di una chiara differenziazione delle competenze di Coni e Federazioni da quelle degli Enti di Promozione Sportiva, favorendone la coesione e la collaborazione. .
Affinché le proposte siano effettivamente realizzabili occorrerà rafforzare i servizi per il territorio, riproponendo una formazione dei dirigenti a livello nazionale e incrementando gli strumenti informatici di controllo alle strutture regionali. A margine dell’incontro, il presidente Bosio sull’argomento ha aggiunto: «Oggi c’è bisogno di dirigenti sempre più competenti. Fare del volontario nel campo sportivo significa anche mettere in preventivo di avere a disposizione del tempo per formarsi. Si tratta di una richiesta che arriva direttamente dai ragazzi, che pretendono che ci sia qualcuno che sappia dare delle risposte alle loro domande». I passo successivo, sarà l’apertura di un dialogo con col mondo scolastico e universitario.
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