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Santità, grazie per l’esempio

La lettera di una giovane lettrice all'indomani della consacrazione dell'Iraq al cuore di Maria.

di Riccardo Bonacina

Santità, consideri questa mia lettera come quella di un qualsiasi essere umano che popola questa nostra terra e lei sa il valore che porta con sé questa dichiarazione. Si fa un gran parlare in questo periodo del terzo segreto di Fatima. La sua importanza, a mio parere, è contenuta nella strada indicata per la salvezza dell?Umanità. Il fatto dell?apparizione del 1917, alla vigilia della Rivoluzione bolscevica, dovrebbe aprire i nostri cuori (e i nostri occhi). Il messaggio era contingente e universale al tempo stesso. Consacrare la Russia al Sacro Cuore di Maria significava che il Papa di allora, insieme con il mondo (di tutte le religioni), si sarebbe dovuto fermare e pregare per il popolo russo. Ciò, allora, non avvenne. Suor Lucia afferma in un?intervista che anche lei, Santità, consacrò la Russia in un momento difficile per il mondo e ci credo, anche se sono troppo giovane per ricordarne l?occasione, ma non è questo il punto. Il punto è che probabilmente la ?strada? ci indica che ogni qual volta l?Umanità è minacciata dalle tenebre non dobbiamo arrenderci alle logiche del male. Questo significa che dobbiamo pregare per i nostri nemici. Odiarli significherebbe arrenderci e permettere al Male di vincere. Vincere su noi stessi, sui nostri stessi valori, sull?Amore che portiamo nei nostri cuori. Qualche giorno fa, con le sue preghiere, le sue azioni e l?adesione del mondo intero (anche di coloro che alle varie manifestazioni non hanno partecipato), lei ha consacrato l?Iraq al cuore di Maria. Questo non significa averlo consacrato al cattolicesimo, ma all?Amore. E lei stesso ha suggellato questo passaggio con la mitica frase “God bless Iraq”. Ora fermiamoci un attimo a riflettere e liberiamo le nostre menti da qualsiasi considerazione politica. Manca ancora qualcosa per ottenere la Pace che ci necessita, che necessita al mondo intero. Vorrei raccontarle la storia di un musulmano di Sarajevo. Si chiamava Mohamed Kresevljakovic ed è stato sindaco della sua città nei primi anni di assedio. All?indomani della liberazione di Sarajevo accolse in casa la nuova ragazza di suo figlio. La ragazza era serba, ma questo non sarebbe stato un problema se non fosse che, durante i quattro lunghi anni di assedio, aveva vissuto proprio nella zona degli assedianti. Quando gli chiesi la ragione di una simile disponibilità, mi rispose con semplicità: “Siamo in pace”. Tutti uniti dobbiamo quindi sforzarci di pronunciare nei nostri cuori “God bless Corea” (e qualsiasi Paese la appoggi), “God bless Israele” (in particolare i musulmani), “God bless Palestina” (in particolare gli ebrei) e, soprattutto, “God bless America!”. Lo so che non è facile? Ma l?Amore deve vincere. Sempre!!! Con immenso affetto, Santo Padre.
Kyara, Milano

Grazie Kyara, che aggiungere alla tua bella lettera? Nulla.

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