Contro la violenza sulle donne le parole non bastano più

Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne WeWorld Intervita presenta il sondaggio d'opinione che racconto di un'Italia in cui ancora un italiano su tre considera la violenza contro una donna un fatto privato

di Antonietta Nembri

“Il vero amore colpisce solo al cuore” sono queste le parole della campagna di sensibilizzazione che WeWorld Intervita lancia in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Una campagna quanto mai necessaria se si considera che da un sondaggio fatto dalla ong ancora oggi quasi un italiano tre è convinto che la violenza domestica deve prima di tutto essere risolta in famiglia.
Un dato sconcertante se si considera che ogni tre giorni in Italia una donna è uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare. Ma solo il 7,2% delle vittime di violenza denuncia l’accaduto. Oltre un milione di donne, tante, troppe, ogni anno finisce nella rete dei soprusi al maschile che vengono reiterati nel tempo arrivando alla cifra di 14 milioni di atti di violenza (dallo schiaffo allo stupro). Per non parlare dei casi di stalking oltre 25 al giorno.

Lo scorso anno i femminicidi sono arrivati a 130, un numero in crescita nonostante la nuova Legge varata proprio un anno fa. Proprio perché le “parole non bastano più” (leit motiv delle iniziative dell'ong contro la violenza sulle donne) WeWorld Intervita ha presentato il nuovo report sulla violenza contro le donne e gli stereotipi di genere intitolato “Rosa Shocking. Violenza, stereotipi… e altre questioni di genere” con l’obiettivo di scoprire che cosa davvero gli italiani pensano della violenza. Il sondaggio d’opinione è stato realizzato con Ipsos e aveva l’obiettivo di capire come gli italiani percepiscono il fenomeno della violenza contro le donne. «A emergere è un’Italia che ha ancora molta, molta strada da fare per contrastare gli stereotipi e innescare un vero cambiamento culturale che possa finalmente sconfiggere alle radici il fenomeno della violenza sulle donne», viene osservato in un comunicato stampa.

I risultati sono per lo meno sconcertanti: ancora oggi, il 19% degli italiani non considera violenza uno sfottò a sfondo sessuale. E c’è ancora un 12% che è ancora convinto che se le donne non indossassero abiti provocanti non subirebbero violenza. Ancora più grave è poi la minimizzazione della violenza domestica: il 28% degli intervistati pensa che questi abusi dovrebbero essere risolti innanzitutto in famiglia e poco meno di questi ritiene che se una donna resta con il marito che la picchia anche lei diventa colpevole.

Di fronte a questi risultati una realtà come WeWorld Intervita che ogni giorno lotta per contrastare la violenza sulla donne e per innescare un cambiamento culturale di cui – basta vedere le risposte del sondaggio – abbiamo un urgente bisogno ha lanciato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Le parole non bastano più”. All'iniziativa si è unita Maria Grazia Cucinotta che ha lanciato con l’ong il messaggio della campagna stessa “Il vero amore colpisce solo al cuore”
Oltre alla Cucinotta sono state tante le persone che hanno aderito inviando una fotografia in cui fanno un cuore con le mani insieme alla loro persona speciale. Le immagini sono state lo sfondo della tradizionale rassegna cinematografica “Siamo Pari” che si è appena conclusa al Teatro Litta di Milano.

«Quello che vogliamo fare con questa campagna è ricordare che la violenza riguarda tutti noi. Noi lo diciamo oggi, domani sempre. Per questo abbiamo scelto un gesto semplice, che potesse appunto fare chiunque. Per riempire questo muro e i muri virtuali con tanti cuori per continuare a dire che l’amore è l’opposto della violenza. Non esiste il raptus passionale» ha commentato Marco Chiesara, presidente di WeWorld Intervita. «La violenza è democratica, può colpire tutti. Ma tutti, insieme, possiamo sconfiggerla! Gli uomini, insieme alle donne. WeWorld Intervita crede che in questa battaglia abbiamo bisogno anche di alleati uomini. Non devono e non possono essere solo le donne a parlare alle donne. Sono anche gli uomini che devono metterci la faccia».

Alla campagna hanno aderito: Maria Grazia Cucinotta, Jgor Barbazza e Linda Collini, Rossella Brescia e Luciano Cannito, Cristina Chiabotto e Fabio Fulco, Martina Colombari e Billy Costacurta, Bianca Guaccero e Dario Acocella, Marco e Laura Maddaloni, Tiziana Rocca e Giulio Base, Federico Russo e Marisa Passera, Nina Soldano e Valentina Pace, Euridice Axen, Regina Baresi, Alice Betto, Riccardo Cicogna, Elisa Di Francisca, Alessandra Faiella, Antonella Ferrari, Gabriella Franchini, Fulvio Giuliani, , Lavinia Longhi, Pippo Lorusso, Marco Maccarini, Fiona May, Rita Pelusio, Gianmarco Pozzoli, Francesca Senette, Vittoria Schisano, Shy Yang Shi, Jo Squillo, Gianluca Tamberi, Elisabetta Torlasco, Federica Torti, Wei Jiang.
 
Inoltre, WeWorld Intervita grazie a “Le parole non bastano più” ha realizzato in tre ospedali Italiani il progetto SOStegno Donna, spazi multifunzionali aperti H24, sette giorni su sette nei Pronto Soccorso. All’interno del triage medico l’obiettivo è non solo curare la vittima di violenza, ma permette di riconoscere e affrontare efficacemente la violenza attraverso la presa in carico d’urgenza e l’indicazione dei servizi di supporto sul territorio, il tutto al riparo dal controllo del maltrattante.
In un anno, sono 900 le donne vittime di violenza a cui SOStegno Donna potrà dare un aiuto. E 150 persone, tra medici e infermieri, saranno coinvolte in una formazione specializzata.
 
«Vogliamo restituire alle donne colpite da violenze fisiche e psicologiche la loro dignità e per questo crediamo che sostenere SOStegno Donna sia un modo concreto per stare loro vicino» spiega Chiesara. «Dalla nostra indagine è emerso che tra le donne che subiscono violenza solo il 3% ricorre a cure ospedaliere. Perché? Principalmente per vergogna e per paura. Nella stragrande maggioranza dei casi sono gli stessi maltrattanti a provvedere a cure e medicazioni per nascondere i segni o ad accompagnare le vittime al Pronto Soccorso, pronti a intervenire nel caso di domande scomode. È necessario fare in modo che le donne trovino ambienti accoglienti e multifunzionali dove personale specializzato possa garantire cure mediche e psicologiche offrendo la massima tutela e riservatezza».
 


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