Cultura
“Non sono pacifista, ma dico no alla guerra”. Il controcanto di Ruggeri
Ha colpito la grande platea tv con un testo a sorpresa contro la pena di morte. In questa intervista non nasconde la sua antipatia per la sinistra
Enrico Ruggeri, da giovane, era di destra. Lui lo nega, ma è così. Del resto, anche nel mondo della canzone, vox populi vox dei. "Da giovane ero giovane", si schermisce lui. "Ho fatto il liceo a Milano, il liceo Berchet. Gli estremisti di sinistra allora ti menavano per qualunque cosa: se eri di Cl, se portavi le scarpe a punta, se ti vestivi di nero, se credevano che tu fossi un fascista. Bene, io non lo ero, ma loro lo credevano. Poi diventai cantante". E chi non se lo ricorda, Enrico Ruggeri, al festival di Sanremo? No, non quello di oggi, quello di Pippo Baudo e delle veline. Parliamo del Sanremo di venti anni fa, quello degli anni 80. Ruggeri aveva fondato un gruppo, gli Champagne Molotov. A Sanremo portò una canzone che si chiamava Contessa, ma che con la Contessa degli anni 70 di Paolo Pietrangeli non c?entrava proprio nulla. "Co-co-co-Contessa/ Non sei più la stessa", cantava Ruggeri in quella edizione di Sanremo: occhiali neri a fanale, maglione nero a collo alto, complesso musicale, gli Champagne Molotov, appunto, scatenato quasi più di lui e un rock duro, di certo non ?da Sanremo?. A Sanremo Ruggeri ha portato una bellissima canzone scritta assieme alla sua compagna di vita e d?arte, Andrea Mirò, canzone che s?intitola Nessuno tocchi Caino. S?intitola così in onore dell?omonima associazione, cui Ruggeri e Mirò sono molto vicini, e proprio di quello parla, di pena di morte, di gente che viene uccisa. Tramite sedia elettrica, impiccagione, fucilazione, decapitazione. Vita: Ruggeri, tu hai una lunga tradizione d?impegno civile e solidale? Enrico Ruggeri: Chiariamo subito una cosa: non sopporto che si dica che io, Morandi e gli altri che hanno fondato e lanciato la Nazionale italiana cantanti facciamo beneficenza. Abbiamo raccolto 50 miliardi di vecchie lire, in venti anni di attività, ma noi facciamo solidarietà, nient?altro. Vogliamo far crescere, e crediamo di esserci riusciti, una cultura della solidarietà anche con le nostre partite, che all?inizio sembravano del genere scapoli-ammogliati e ora invece sono partite vere, serie. Crediamo nella cultura della solidarietà, proprio come fa Vita. E cerchiamo di portarla in giro per l?Italia. I discografici non volevano neanche che la facessimo, questa nazionale: dicevano che rovinava la nostra ?immagine?, farci vedere in calzoncini corti. Poi si sono ricreduti. Del resto, io non ho mai avuto un buon rapporto con i discografici italiani che ti entrano in studio e ti vogliono imporre i loro suoni, le loro idee. Non a caso, ho deciso di fondare una casa discografica mia. Vita: Ecco, appunto. Mi dici, a raffica, cosa pensi della guerra, dell?impegno per la pace, del digiuno chiesto dal Papa, della globalizzazione e degli artisti ?impegnati? in politica e fuori? Ruggeri: Guarda, a costo di passare per impopolare, ti dico che non credo affatto al pacifismo ingenuo, quello a tutti i costi. Poi ti dico che credo nei diritti di tutti i popoli, curdi compresi, non solo iracheni, che bombardare Sarajevo per liberarla dall?assedio infame cui era sottoposta è stata una scelta dolorosa ma giusta, che gli Usa credono di essere i cowboys del mondo e invece vanno arginati. Infine ti dico che il Papa non è uno che quando parla Bush o Berlusconi possono far finta di niente. Io la bandiera della pace non l?ho appesa, al mio balcone, e in piazza non vado a sfilare, ma sono contro questa guerra e faccio quello che posso per oppormi. Il problema è che mio figlio, che ha 13 anni, mangia i Big Mac e non il prosciutto di Parma, e gioca alla playstation: la globalizzazione è nelle cose di questo mondo, anche se io credo nella tradizione e sono religioso, anche se a modo mio. Vita: Ecco, lo sapevo che eri di destra? Ruggeri: Vedi, non è questo il punto: a me piace anche l?Italia di una volta, la tv di una volta, la musica di una volta, ma con la modernità dobbiamo fare i conti. Proprio come con ?l?evento Sanremo?. Perché non andarci quando puoi parlare a milioni di persone di cose importanti, che possono essere anche l?amore, bada, in un colpo solo? Dopodiché le vere emozioni sono quelle che si vivono nei concerti. emozioni che ogni volta mi fanno accapponare la pelle. Vita: Piuttosto, una volta hai detto che, tra gli handicap minori, la miopia, di cui hai sofferto a lungo, aiuta a capire i maggiori? Ruggeri: Sì, ma l?ho detto con grande rispetto per gli handicap veri, quelli che fanno male, quelli che uccidono o ti segnano tutta la vita. La gente, a volte, non si rende conto di quanto soffrano, i disabili. Proprio per questo, come per i condannati a morte, non solo ho rispetto, ma cerco anche di non dimenticarmi di loro. Anche con le canzoni. Forse non è molto, ma le canzoni, a volte, aiutano.
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