Minori romeni migranti, difficile anche il rientro in patria
Presentata a Bruxelles la ricerca, finanziata nell'ambito del progetto europeo "Children's Rights in Action", sulla condizione dei figli di migranti romeni in Italia e Spagna. Problematico anche il reinserimento in patria
di Redazione
Non sempre il ritorno a casa è un evento totalmente positivo. Anche nel caso in cui a ritornare a casa siano degli emigranti, il disagio registrato nei bambini romeni ne è la dimostrazione. A studiare il fenomeno una ricerca condotta sui figli dei migranti romeni in Italia e Spagna, realizzata dalla Fondazione L’Albero della Vita con la Fondazione Ismu per il progetto “Children’s Rights in Action”, cofinanziato dal programma Foundamental Rights and Citizenship della Commissione europea e presentato oggi all’Europarlamento.
Alla presentazione della ricerca: "Children’s Rights in Action. Improving children’s rights in migration across Europe. The Romanian case" (in allegato il documento in inglese) hanno partecipato, tra gli altri Gianni Pittella vice-presidente Parlamento Europeo, Ivano Abbruzzi direttore Ricerca e Progetti Fondazione Albero della Vita Onlus e Margaret Tuite Dipartimento di Giustizia Commissione Europea. Con l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza sui diritti dei minori nei processi di migrazione per sviluppare buone pratiche e linee guida comuni affrontando temi quali la migrazione romena, i diritti dei bambini, il ruolo del sistema scolastico nel processo di integrazione e il ritorno dei migranti in Romania come un nuovo fenomeno europeo i dati della ricerca ci dicono che oltre 5mila bambini migranti, di ritorno in Romania, dimostrano un rischio significativo di sviluppare specifici disturbi emotivi e psicologici. Il 72,05% dei bambini, dopo circa tre anni all’estero senza poter interagire con l’ambiente socio-culturale di origine, indica tra le cause del mancato adattamento le nuove abitudini acquisite all’estero.
«Questo studio dimostra che sia l’integrazione nel Paese di destinazione sia il reinserimento in quello di origine sono processi complessi che vanno adeguatamente sostenuti da interventi politici efficaci», commenta Ivano Abbruzzi, «In Italia ad esempio, i dati dimostrano che è necessario rafforzare le politiche sociali destinate all’accoglienza dei bambini migranti e, a questo riguardo, per sviluppare buone pratiche di intervento in difesa dei loro diritti, diventa fondamentale creare una sinergia con le scuole».
A causa della crisi economica che sta colpendo Spagna e Italia, principali destinazioni della migrazione dei romeni, molte famiglie hanno deciso di tornare ai loro paesi di origine. Un processo che coinvolge anche i bambini che devono reinserirsi nel loro paese di provenienza dopo un lungo periodo trascorso all'estero. A fronte di ciò, la Fondazione l’Albero della Vita, dall’analisi dei risultati della ricerca, chiede alle autorità europee di agire e mettere in atto misure in grado di difendere i diritti dei bambini migranti ponendo alcuni obiettivi chiave.
Monitorare e valutare il modo in cui i media affrontano il tema delle migrazioni affinché la comunicazione si liberi da ogni tipo di stereotipo, garantire la valutazione delle politiche europee di inclusione e verificare l'efficacia sul raggiungimento dei risultati. Infine, promuovere l'educazione interculturale all'interno delle scuole aumentando, da un lato, i programmi dedicati ai bambini migranti volti all’apprendimento della lingua e della cultura del Paese ospitante e, dall’altro, offrendo corsi di formazione per gli insegnanti, educatori, assistenti sociali e funzionari della giustizia a contatto con gli immigrati per una migliore conoscenza del multiculturalismo.
La situazione italiana
Sebbene l’Italia sia tra le mete preferite da due terzi dei migranti romeni, l’integrazione è ancora problematica: 6 famiglie romene su 10 dichiarano di aver incontrato numerosi ostacoli legali e burocratici. Dalla ricerca su un campione di 242 famiglie romene residenti a Roma, Milano e Torino emerge che la maggior parte dei bambini romeni residenti in Italia teme di dichiarare la propria nazionalità e la nasconde per le discriminazioni legate alla confusione tra nazionalità romena e Rom. In Spagna, invece, attraverso una decisa azione politica “anti stereotipo” è stato possibile abbattere e demistificare i pregiudizi generati dalla popolazione nei confronti dei migranti. In Italia solo il 75,2% dei figli degli intervistati beneficia delle cure pediatriche, contro l’84,5% della Spagna.
Nella classifica delle città più difficili spicca Roma: quasi 4 famiglie su dieci, il 37,5% del campione, dichiarano di avere avuto difficoltà nell’integrazione (nel Lazio si concentrano quasi 200mila romeni, su un milione di residenti in Italia. Fonte: Istat). Al secondo posto Milano (complessa per il 25% degli intervistati). Bene Torino (solo il 12% dice di aver avuto problemi).
Nell’ambito scolastico, va evidenziato che se da un lato il 93,5% dei bambini è regolarmente iscritto a scuola, il 10,7% è stato bocciato alla scuola primaria. Il 12,3% dei maschi e il 10% delle femmine hanno perso uno o più anni scolastici per colpa del fenomeno migratorio. Il gruppo più a rischio è quello tra i 11 e 13 anni: 2 bambini su 10 vengono bocciati.
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