Bilancio di un anno di lavoro

Il 2012 è stato pieno di sfide per Unicef chiamato a rispondere a diverse crisi umanitarie: dal conflitto siriano alla siccità nel Sahel. Progressi si sono registrati nella lotta alla mortalità infantile

di Redazione

Quello che si è appena concluso è stato un altro anno pieno di sfide. Ne sono convinti  l'Unicef e i suoi partner, chiamati a rispondere a una vasta gamma di crisi umanitarie oltretutto, viene sottolineato in una nota stampa, nel pieno di una congiuntura economica tutt'altro che favorevole.
Nonostante le difficoltà, ci sono risultati significativi da segnalare, soprattutto sul fronte della lotta alle malattie e alla mortalità infantile.

La lotta senza quartiere alla mortalità infantile
Progressi sostanziali sono stati registrati nel cammino verso l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio 4 – quello dedicato alla mortalità infantile -: globalmente, il numero dei decessi tra i bambini di età inferiore a 5 anni è sceso dai 12 milioni annui del 1990 ai 6,9 del 2011. Sono 14mila in meno i bambini che muoiono ogni giorno nel mondo.
Ma non solo, Unicef sottolinea che si è in vista dell'eliminazione della mortalità infantile dovuta a polio e Hiv-Aids. La comunità internazionale si è impegnata a raggiungere entro il 2015 l'obiettivo dell'azzeramento delle nuove infezioni da Hivin età pediatrica, grazie a trattamenti farmacologici più semplici e al successo di programmi che prevengono il contagio del virus dalla mamma al bambino.
A settembre, il Segretario Generale dell'Onu Ban Ki-moon ha ospitato il più importante vertice internazionale degli ultimi 20 anni dedicato all'eradicazione della polio. Benché la polio sia ancora endemica in Afghanistan, Nigeria e Pakistan, dal 1988 al 2011 i casi di infezione si sono ridotti del 99%. Al vertice, i leader mondiali hanno confermato il loro impegno per eliminare questa malattia.

«Se non facciamo la storia cancellando la polio nei prossimi mesi e anni, sarà la storia a giudicarci, e lo farà con molta e giusta severità» affermò nell'occasione il Direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake.

Partnership innovative
Quello che si è appena concluso – rileva ancora Unicef  – è stato un anno di partnership innovative. La campagna "A Promise Renewed" (Una promessa rinnovata) ha mobilitato un'ampia coalizione internazionale intorno all'obiettivo della prevenzione della mortalità infantile. Dal suo lancio, nel mese di giugno, oltre metà degli Stati del mondo hanno sottoscritto tale impegno.
L'Unicef è anche parte del movimento "Scaling up Nutrition", che vede 30 Stati, 27 leader mondiali e oltre 100 organizzazioni riuniti insieme per affrontare il problema dei 165 milioni di bambini, nel mondo, che soffrono di ritardi nella crescita a causa della malnutrizione.

Un anno di emergenze
Sul campo, l'Unicef ha risposto nel corso 2012 a numerose crisi umanitarie. Sono più di un milione i bambini colpiti dal conflitto in corso in Siria. L'Unicef garantisce aiuti di prima necessità a loro e a oltre 200mila minori rifugiati nei Paesi confinanti.
C'è poi la crisi innescata dalla siccità nel Sahel che nell'anno appena trascorso è stata una delle sfide maggiori. Più di 18 milioni di persone hanno fatto i conti con l'insicurezza alimentare, in questa regione dell'Africa. E 1,1 milioni di bambini hanno rischiato di morire per fame.
In alcuni Paesi, l'insicurezza alimentare è stata esacerbata dalla guerra, dai movimenti di popolazione e dal colera.

A fine settembre l'Unicef aveva raggiunto con aiuti umanitari oltre 730.000 bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione grave, salvando loro la vita.
In Pakistan, sono stati più di 100mila i bambini e le donne colpiti dalle inondazioni che hanno ricevuto aiuto e protezione.
L'Unicef è intervenuto anche nella Repubblica Democratica del Congo, teatro di una rinnovata esplosione di violenza: qui, nel 2012, il numero di sfollati è tornato al livello massimo dal 2009 in poi. Più di 3.000 minori congolesi rimasti isolati sono stati riuniti alle loro famiglie.
Nel Sud Sudan alle prese con un primo, difficile anno di indipendenza, tensioni politiche, conflitti tribali e flussi di rifugiati, oltre 350.000 bambini hanno beneficiato di interventi di emergenza (in primo luogo, acqua potabile e servizi igienici).

«Possiamo essere orgogliosi del lavoro che svolgiamo ogni giorno, per aiutare i bambini a sopravvivere e crescere» ha concluso Anthony Lake. «Per aiutare le bambine a sviluppare il proprio potenziale. Per tutelare i minori da violenza e sfruttamento. Per vaccinare ogni bambini al fine di eliminare la polio. Per assicurare beni essenziali che salvano la vita. Per dare vita a partnership sempre diverse, finalizzate ad accelerare i risultati. E per molto altro ancora».

Il rapporto 2012 di Unicef è anche un video


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA