Non profit
L’equilibrio che fa l’impresa
Efficacia ed efficienza nella gestione aziendale sono prerequisiti per stare sul mercato
di Redazione
La condizione più importante che un’impresa deve soddisfare per essere produttiva e durare nel tempo è l’economicità, ovvero la capacità di gestire l’azienda secondo criteri di efficacia ed efficienza. Una gestione è efficace se consegue un rapporto positivo tra risultati ottenuti e obiettivi prefissati; è efficiente se è in grado di ottimizzare l’impiego delle risorse, riequilibrando quelle consumate con le nuove prodotte. In particolare, è possibile individuare un’efficienza interna nel rapporto tra produzione allestita e fattore impiegato, e una esterna, intesa come capacità di competere sul mercato e di tessere proficue relazioni con clienti e fornitori.
L’impresa che soddisfi tali condizioni raggiunge una situazione di equilibrio economico. Questo significa che i costi sostenuti per la produzione (personale, macchinari, acquisto di materie prime) sono coperti, nella loro totalità, dai ricavi (vendita di beni e servizi). Solo quando i componenti positivi di reddito compensano i componenti negativi l’impresa può considerarsi capace di sussistere in modo autonomo, senza richiedere l’intervento di terzi. In mancanza di tale equilibrio non sarebbe in grado di far fronte agli impegni di pagamento e perderebbe credibilità sul mercato, fino a scomparire. Ogni valutazione di equilibrio va commisurata all’oggetto dell’impresa e condotta nel medio / lungo periodo perché, soprattutto per le attività più complesse, sono necessari ingenti investimenti iniziali, che progressivamente sono ammortizzati nei successivi anni di esercizio.
Per incrementare il reddito nel medio / lungo periodo, le aziende investono, ovvero impiegano le risorse finanziarie in attività produttive o in strumenti finanziari. Nelle decisioni di investimento, l’azienda deve confrontare le alternative in quel momento sul mercato, cercando di effettuare una prima selezione di progetti di investimento maggiormente redditizi con un livello di rischiosità accettabile. Gli investimenti possono consistere in:
? capitale fisso (acquisto di macchinari, fabbricati, attrezzature, ecc.)
? scorte (acquisizione di materie prime, semilavorati e prodotti finiti che si pensa che assumeranno valore nel tempo)
? capitale umano (formazione e preparazione professionale dei lavoratori)
? capitale intangibile (investimenti finalizzati all’immagine aziendale)
? capitale di portafoglio (investimenti finanziari, variabili sulla base dell’andamento dei mercati, della propensione al rischio e della diversificazione).
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