Non profit

Cambiare rotta grazie al pensatoio hi-tech

Roberto Masiero

di Redazione

Dopo vent’anni da top manager, ha sposato il motto cinese “Do nothing”. Il suo “far niente” è diventato un think tank per trasformare l’innovazione in qualità della vita. Di tuttiVia Palermo, quartiere chic di Milano. Gli uffici sono spogli, pareti bianche, pochi mobili. Sulla sua scrivania è appeso un ideogramma cinese. «Do nothing» ci anticipa Roberto Masiero, presidente della neonata fondazione Think! – The Innovation Knowledge Foundation, che aggiunge: «Vuol dire: “non fare nulla”, e l’ho incrociato a Pechino durante una visita alle stanze degli imperatori».
Dopo oltre vent’anni passati al top della Idc – società internazionale leader nel campo delle ricerche di mercato nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni – quell’astrusa scritta orientale ha in qualche modo condensato le domande che un manager di lungo corso come Masiero si stava facendo da tempo, offrendogli tutto d’un tratto la più semplice fra le risposte: bisognava svoltare. «La recessione è stata qualcosa di molto più profondo di quanto si pensi. Ha attraversato i destini personali di molti di noi», confessa Masiero, «e così, quando dall’alto mi hanno chiesto di licenziare centinaia di persone, ho dovuto fare una scelta».
Roberto Masiero non ha certo l’aspetto del buon samaritano, il suo è lo sguardo di chi conosce bene le astuzie del mercato, ma forse quella richiesta era di troppo. E lui, potendoselo permettere, ha deciso che no: avrebbe cambiato rotta. Non avrebbe più fatto nulla, come suggeriva l’ideogramma cinese. O meglio: nulla che non desiderasse veramente. È nato così The Innovation Group, società di servizi di consulenza direzionale, a cui si è aggiunta da poco la Fondazione Think!. Un pensatoio creato sul modello americano dell’Information Technology and Innovation Foundation o del Center for Democracy & Technology di Washington. Obiettivo: studiare come le tecnologie possano promuovere l’innovazione, migliorare la qualità della vita, consentire lo sviluppo sostenibile tramite un maggiore uso di tecnologie a basso consumo, con un occhio di riguardo ai Paesi emergenti come Cina, India e all’Africa.
In pratica? «Accettiamo idee da chiunque, le esaminiamo, ne facciamo un breve paper che sottoponiamo al nostro comitato scientifico, intorno al quale organizziamo eventi, e infine cerchiamo i fondi per lanciare il progetto». E la fondazione come si sostiene? «Siamo partiti con un fondo di 150mila euro da parte dei fondatori, contiamo su progetti per conto di enti pubblici, agenzie di sviluppo, sponsor, quote associative e donazioni fra cui il 5 per mille». E l’incontro con il non profit? «Questa sì che è una bella storia. Un anno fa abbiamo ipotizzato di costituire un Geie – Gruppo europeo di interesse economico, che però in Italia non è considerato senza scopo di lucro. Alla fine abbiamo optato per una fondazione di ricerca scientifica per cui stiamo aspettando il riconoscimento da parte del ministero dell’Istruzione».
«Solo trent’anni fa, alla mia età avrei finito i miei giorni in un bar. Oggi, invece, la mia generazione ha una seconda o terza chance». Dev’essere per questo che l’ispirazione giunta da una piccola scritta cinese sembra fare il verso al più noto pay-off di una grande multinazionale che recita “Do it”. Cicli della vita. E del mercato.

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it