Economia

La campagna di Coop per il rubinetto e le acque a chilometri zero? Nessuna furbizia, gli scopi li abbiamo dichiarati fin da subito

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di Redazione

Egregio dottor Renna, alcune incongruenze a cui lei fa riferimento sono state ampiamente e apertamente denunciate da noi stessi in conferenza stampa e nei materiali di comunicazione prodotti, come è costume di Coop, e niente affatto nascoste ad arte. Mi riferisco ad esempio alle differenze territoriali fra le acque che escono dai nostri rubinetti o al fatto che la campagna ha un duplice scopo. Sostanzialmente noi diciamo ai nostri soci e consumatori che è possibile fare delle scelte, che queste scelte possono includere e non escludere a priori l’acqua di rubinetto, che nel caso in cui non si voglia rinunciare all’acqua in bottiglia, magari anche per problemi di salute, la si scelga tra quelle più vicine al luogo dove si abita per minimizzare l’impatto ambientale. Tra le acque in bottiglia c’è anche l’acqua a marchio Coop su cui noi abbiamo fatto dei precisi interventi di cui sicuramente non abbiamo l’esclusiva e che altri oltre a noi hanno fatto o stanno facendo (ma chi ha mai negato questo? Non vogliamo vantare primogeniture quando non le abbiamo).
Non voglio entrare in questa sede nel merito delle altre questioni sollevate, voglio solo fare un appunto di metodo. Forse a lei sfugge un particolare che sta alla base di questa campagna consumerista e non solo di questa (potrei citare la campagna per la liberalizzazione dei farmaci, ad esempio). Proprio la natura specifica di Coop, il fatto di essere al tempo stesso grande impresa e grande organizzazione di consumatori (cosa che fuoriesce da schemi precostituiti, che la rende un’organizzazione assolutamente unica e anomala nel panorama economico e sociale) è la sua forza. Se una grande organizzazione come la nostra si muove per ottenere uno scopo che lei stesso giudica positivamente, ottiene dei risultati tangibili, concreti.
Non ci sembra in questo di fare torto a nessuno, d’altro canto, al di là della sua ironia sui sacrifici economici, se tutto fosse così facile come lei immagina perché altre insegne della grande distribuzione non avrebbero lanciato una campagna analoga? Mi perdoni ma mi sembra di intravedere tra le sue parole una convinzione di fondo che non mi convince affatto: solo il non profit può vantare e praticare interesse nel sociale, solo il mondo dell’associazionismo (a cui siamo i primi a riconoscere il proprio importante ruolo) può spendersi in impegni ambientali, ciò che invece ha una natura anche economica deve essere per forza di cose sempre interessato, avere un doppio fine. È una convinzione vecchia, abusata di chi pensa che dietro le azioni si nascondano sempre motivazioni di tornaconto. Ecco, forse a volte è meglio superare paletti e recinti che impediscono di vedere al di là del proprio orizzonte ideologico e rendersi conto che la cooperazione esiste da oltre un secolo e mezzo e in ogni parte del mondo proprio grazie a questo suo modo di vivere il mercato e agire socialmente. *presidente Ancc Coop


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