Non profit

Twitter e Facebook Il racconto in prima persona del popolo delle baracche

Le voci "da dentro" sui social network

di Redazione

Il popolo delle favelas assiste alla guerra contro i narcos. Per lo più attonito. Sono soprattutto i giovani a reagire e lo fanno nel modo a loro più consono. Per la prima volta nella storia di Rio de Janeiro una guerra è stata, infatti, raccontata dal di dentro grazie a Twitter. La tecnica del microblog è diventata dunque preziosissima per dare voce a chi voce non ha, in un momento in cui tra un morro e l’altro si udivano solo gli spari e l’avanzare dei carri armati. L’idea è venuta a Rene Silva, un ragazzo di 17 anni che per hobby scrive su Voz da Comunidade, il giornale della favela di Adeus nel quartiere Alemão, cuore delle violenze. Un’idea che si è trasformata in un virus. Da un pubblico di 180 persone, la pagina Twitter del giornale nel giorno dell’invasione del Complexo do Alemão è stata presa d’assalto da 10mila contatti. Un record di accessi che mostra il desiderio delle comunità di raccontare la loro versione dei fatti.
Attraverso una fitta rete di voci e impressioni tutto il Brasile ha così potuto seguire dal di dentro quanto stava accadendo nel corso dell’operazione della polizia. «Ho appena visto un elicottero della polizia civile volare sopra la favela sventolando la bandiera del Brasile», scrive Rene in un post sul suo Twitter. E ancora due ore dopo gli faceva eco un certo Igorcomunidade «È davvero calmo adesso qui al Complexo do Alemão!». «È un modo di democratizzare le opinioni«, spiega Celso Athaíde, coautore del libro Falcão, i bambini del traffico e fondatore della ong Central Única de Favelas (Cufa). Per lui il fatto che la polizia si sia impossessata di questa zona è un atto simbolico importantissimo. «Adesso comincia davvero una nuova fase della sicurezza pubblica». Anche Facebook non è stato immune dal tam tam. Molti internauti hanno addirittura trasformato l’occupazione della polizia in un “evento” con tanto di inviti virtuali spediti a tutti gli abitanti della favela. E in molti hanno inneggiato alla pace. Denise Lopes, un’altra giovane che abita in una favela pacificata, il Morro da Providencia, così ha commentato dopo che la polizia aveva piantato la bandiera del Brasile nella parte alta del Morro de Adeus: «Creiamo una grande scia di energia che porti la pace a Rio de Janeiro». [P.M.]

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