Non profit

Vivere col fratello disabile: a chi e dove chiedere aiuto

Troppo spesso le Asl non sanno cosa fare

di Massimo Cozza

Sono una lettrice di Vita e non so come gestire una situazione che non posso più condurre da sola. È troppo grande e mi crea stress psico-fisico: sta compremettendo studi e una serena convivenza. In famiglia oltre a me, c?è mio padre e un fratello disabile di 33 anni (mia madre è morta 2 anni fa). La relazione interpersonale con mio fratello è sempre più difficile: vorrei capire se il problema sono io (che non accetto la realtà) o è lui che ha bisogno di un recupero psico-pedagogico che lo porti ad autostimarsi e a realizzare autonomia di pensiero e quindi di gestione della propria vita. Il Cim non mi ha aiutato, può indicarmi qualcuno competente che lo possa fare? (lettera firmata) Risponde Massimo Cozza La sua lettera, tagliata per esigenze di spazio, è una richiesta di aiuto esplicita che di per sè rappresenta una presa di coscienza di difficoltà relazionali in ambito familiare. La presenza di un fratello disabile è un elemento oggettivo da affrontare con una organizzazione familiare che richiede un giusto grado di coinvolgimento anche di natura affettiva ma che non deve arrivare a compromettere la sua vita. Una sorella completamente dedicata al fratello, anche se handicappato non gioverebbe neppure a lui che infatti ha bisogno di avere vicino una sorella con una sua vita, quindi capace di aiutarlo. La situazione si è aggravata dopo la morte di sua madre, che, con il tempo, potrebbe aver contribuito ad aumentare peso e responsabilità che sente come propri doveri da adempiere. Le richieste di aiuto (date dalle situazioni descritte) sono dei ?campanelli d?allarme?che come lei avverte, non dovrebbero essere lasciati senza risposta. Se è vero che la sua situazione psicologica non appare gravemente compromessa è ancor più vero che esiste un disagio che ha bisogno di risposte senza le quali rischia di arrivare a uno stato psicopatologico. Suscita perplessità la risposta che le avrebbe dato il responsabile del Centro di Igiene Mentale del suo paese affermando che non essendoci gravi problemi di mente ciò non rientra nelle sue competenze. Prevenzione e promozione della salute dovrebbero essere i cardini del servizio sanitario; il progetto obiettivo tutela della salute mentale indica per i Dipartimenti di Salute Mentale delle Usl, di occuparsi del disagio mentale della popolazione del bacino di utenza. Se tutti i Cim in Italia seguissero solo i casi gravi allora il sistema rischierebbe di saltare nel giro di pochi anni. Si rechi nuovamente al Cim della sua Usl esponendo il suo stato e chiedendo adeguate risposte; contatti i servizi Usl per l?hanicap.E se non l?aiutano si rivolga all?ufficio relazioni con il pubblico (Asl) e denunci il caso. O al medico di famiglia o privatamente scegliendo psicoterapeuti riconosciuti dagli Albi.


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