Welfare

La coop che fa paura alle cosche

L'esperienza pilota della "Valle del Marro" di Libera

di Redazione

Una realtà che nella Piana di Gioia dà lavoro a 15 persone
tra cui alcuni africani. Per questo «la ‘ndrangheta ci teme»Libera terra in libera Calabria. Parafrasando il motto di Cavour, potrebbe essere questo lo slogan della cooperativa Valle del Marro, piccola realtà nel cuore della Piana di Gioia Tauro. Nata nel 2004, la cooperativa è stata costruita a suon di sogni e sudore da un gruppo affiatato di giovani entusiasti. Domenico Fazzari, vicepresidente della cooperativa, ha il sorriso aperto di chi ama guidare i neofiti attraverso la storia di un progetto che oggi è esempio per tutta la Piana. «Questo è stato il secondo progetto pilota di Libera Terra, dopo la cooperativa Placido Rizzotto del corleonese, in Sicilia». Dopo un corso di formazione, sono rimasti in 11. Il 13 dicembre 2004 hanno costituito loro la cooperativa, che oggi impiega 15 persone di varie località della zona e tre dei quattro ragazzi africani ospitati dalla parrocchia di Polistena. Il fatturato del 2009 è stato il migliore dalla nascita, 500mila euro, grazie ai terreni coltivati che si estendono su 120 ettari di terre confiscate a diverse ‘ndrine della zona, dai Bellocco di Rosarno alle famiglie di Gioia Tauro.
La produzione si concentra sugli uliveti, da cui traggono un olio d’eccellenza, vera rarità in una zona di olio lampante, usato per le lampade e non commestibile. La produzione nel tempo si è diversificata con coltivazioni di melanzane e peperoncino per verdure sott’olio e pesto piccante. «I nostri prodotti sono tutti biologici. Sani per la salute e sani perché non compromessi con la ‘ndrangheta», afferma fiero Domenico.
Le ‘ndrine hanno capito che importanza può avere anche solo un piccolo gesto, un esperimento di ribellione. Dal 2006 hanno cominciato a farsi sentire. Hanno incendiato gli uliveti, danneggiato i capannoni e rubato rimorchi, ma «per noi è stato un successo. Sapere che complichiamo la vita alla mafia ci indica che la strada è quella giusta. Gli attentati ci hanno dato più forza». Non temono per la propria vita. La “malapianta” si nutre del silenzio e solo in un’illusoria e ovattata calma placida riesce a condurre i propri affari, indisturbata. Colpire un uomo potrebbe minare il consenso.

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