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Dal 1999 sono migliaia gli obiettori non partiti

Il j'accuse delle associazioni: il Governo e l'Ufficio Nazionale per il Servizio civile vogliono il nostro funerale

di Redazione

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 19.02.2001 il testo del nuovo DPCM che fissa il contingente massimo di partenza degli obiettori per l’anno 2001 nonché i criteri di messa in licenza illimitata senza assegni in attesa di congedo (Lisaac) e di concessione di dispensa. Fino ad oggi abbiamo ritenuto doveroso e decoroso tacere sulla controversa interpretazione dei termini di avvio al servizio civile (vicenda nota come “i ragazzi del 99”) poiché eravamo e siamo convinti non fosse opportuno intervenire in una vicenda dove molti hanno parlato con poca cognizione di causa e dove si è confusa la legittimità con la giustizia con toni francamente degni di miglior causa. Questa Conferenza aveva sollevato già nel 1998 (e lo ha fatto fino ad oggi) il problema dell’interpretazione da dare al decreto 504/98 e alla legge 230/98 sottolineando come la disorganizzazione del Ministero della Difesa prima e dell’Ufficio Nazionale poi, avrebbe creato ingiustizie e inefficienze intollerabili in una nazione demo-cratica: ma i nostri appelli sono rimasti inascoltati. Anzi veniamo chiamati in causa come la “lobbie” che vuole tenere a tutti i costi in servizio gli obiettori di coscienza passando sopra ogni nefandezza possa essere compiuta. Oggi siamo costretti a prendere atto che questo Governo ha ritenuto di dover porre rimedio agli errori di sottovalutazione e superficialità con un decreto a dir poco sconcertante con il quale ci vengono disvelati i numeri di coloro che dovrebbero partire nel 2001 (ben 85.000!!!!) e con il quale scopriamo che addirittura sono 135.000 gli obiettori in partenza e che quindi vi è un’eccedenza. E’ per questo motivo, e solo per questo , che vi è la necessità di dispensare tutti gli obiettori non ancora partiti e che hanno presentato domanda nel 1999 ma anche di dare possibilità a tutti quei giovani, già in servizio, che perderebbero il lavoro “promesso” – anche se solo limitato ai lavori a tempo indeterminato – di poter presentare do-manda di Lisaac. E’ evidente che dopo tanta dovizia di numeri, così difficili da reperire nel resto dell’anno, non potremo che adeguarci anche noi ed andare in televisione (sempre che la RAI, servizio pubblico si degni di riceverci) alla trasmissione “Chi l’ha visto?”: perchénoi, in tutta onestà, tutti questi obiettori proprio non li abbiamo visti e ab-biamo la netta e chiara sensazione che non li vedremo mai. Possiamo però cercare spazi alle Iene o presso Striscia la notizia, loro magari si occuperanno di quelle migliaia di persone anziani, minori, disabili che improvvisamente, senza possibilità di essere preavvisati, non avranno più erogati servizi e prestazioni, perché per loro nessuno emanerà decreti. Tutti hanno voluto dimenticare che i progetti di servizio civile non sono un problema degli Enti, non sono “fatti nostri” ma fatti di tutti, di uno Stato e di un Governo che coscientemente e deliberatamente hanno rifiutato di affrontare la gestione del servizio civile come un pezzo fondamentale della ricostruzione del Welfare in Italia e di un positivo e produttivo rapporto con i giovani, che non si costruisce certo a colpi di sentenze del Consiglio di Stato ma nemmeno con norme che sembrano, nel migliore dei casi, un’istigazione al disimpegno e all’individualismo più spinto se non addirittura un’istigazione alla menzogna organizzata. Del resto che dobbiamo pensare di un Governo che presenta un ricorso al Consiglio di Stato perché ritiene di dover sostenere una sua interpretazione (comunque tardiva ed evidentemente sconosciuta alla maggioranza dei TAR italiani), che afferma che la sospensiva emanata dallo stesso Consiglio di Stato conferma di fatto l?interpretazione data dall’Ufficio Nazionale e che poi trae conseguenze normative che adombrano non solo un torto, ma addirittura una colpa, nei confronti di quei cittadini che hanno fatto richiesta di servizio civile nel lontano 1999? Forse noi abbiamo percorsi mentali troppo lineari per riuscire a penetrare le tortuosità burocratiche perché per noi due erano le soluzioni: o l’attesa era di nove mesi e allora nessuno di coloro che ha fatto domanda nel 1999 doveva partire o l’attesa poteva essere di 18 mesi e allora dovevano partire tutti. E poi doveva esservi qualcuno (magari il Presidente del Consiglio?) che si prendeva la responsabilità di spiegare a migliaia di ragazzi e alle loro famiglie che dal 1998 niente di quello che poteva essere fatto è stato fatto perché la nostra Repubblica debba far attendere quasi due anni a dei giovani cittadini per poter svolgere un servizio de-rivante da un dovere costituzionale di solidarietà ancora vigente. Già, perché non devono vergognarsi i ragazzi che comunque ci provano a stare a casa o che, convinti di aver ragione, difendono queste loro ragioni, si vergogni chi nell’ultimo anno si è affannato a proclamare la liberazione dei giovani dalla schiavitù della naja senza mai preoccuparsi di capire a chi e cosa serviva e serve il servizio civile. E allora che mai si aspettavano? Sarà nostra cura invitare amici, conoscenti e parenti al prossimo servizio funebre del servizio civile ai sensi della “mai applicata “ legge 230/98.


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