Famiglia
Referendum: capiamone di pi
12/13 giugno. Su Vita in edicola da oggi una guida completa per votare (o non votare) secondo coscienza. 50 domande e 50 risponde sui quattro quesiti referendari, per capirli uno per uno.
Il 12 e 13 giugno prossimi gli italiani sono chiamati a confermare o riformare la legge sulla procreazione assistita. In queste settimane hanno seguito un dibattito, a volte molto acceso, tra il Comitato per il Referendum (comitato referendum), che chiede di esprimersi per il Sì, e il Comitato Scienza e Vita (scienza e vita), che propone un’astensione ?attiva? e ?ragionata? dalla consultazione, per difendere una legge, la n. 40, costata dieci anni di lavori parlamentari e che ha infine regolato la possibilità di ricorrere a tecniche di fecondazione medicalmente assistita.
Che idea si sono fatti, gli italiani, di questa scelta referendaria in cui si gioca, letteralmente, il futuro delle nuove generazioni e del loro modo di rapportarsi alla vita? Hanno fatto una scelta aprioristica di bandiera o di fede? O si sono messi in discussione, hanno cercato di capire, hanno trovato una risposta anche individuale?
Le domande (e le risposte) che vi proponiamo in questo servizio (per i soli abbonati al settimanale anche online) cercano di andare proprio in questa direzione: dare un’opportunità d’informazione, in molti casi scientifica, che può offrire a ciascuno un supporto per discutere ancora, capire le ragioni dei due fronti, elaborare una soluzione.
Perché ciascuno dei quattro quesiti chiama in causa la società e la scienza. Mette sul tavolo diritti che appaiono inconciliabili: disporre liberamente di se stessi o tutelare la vita nascente? Dare spazio alla ricerca e prospettive di cura ai malati o prendere le distanze da un rischio reale di eugenetica? Sul tema si trovano in conflitto persino gli scienziati: Umberto Veronesi e Renato Dulbecco affermano l’importanza della ricerca sulle staminali embrionali; il genetista Angelo Vescovi, invece, ricorda che gran parte dei risultati scientifici si sono avuti con le staminali adulte.
Sul tema, anche le associazioni dei malati hanno preso posizioni differenti: c’è chi, come l’Aism, si è espresso per il Sì al referendum e chi invece si è proprio infastidito per essere stato messo al «centro del contendere» e «adulato dalla grancassa massmediatica», e allora ha dichiarato che si asterrà, come l’Apri – Associazione retinopatici e ipovedenti. Ancora, sul tema della ricerca, gli ecologisti che si ritrovano nell’Ecoistituto del Veneto hanno fatto appello per il No al quesito, che, sottolineano, «permetterebbe la clonazione umana».
La chiamata alle urne costerà. Un costo anche economico: circa 700 miliardi delle vecchie lire (364.819.450 euro). In caso di raggiungimento del quorum (50% più uno degli aventi diritto), chi ha lavorato perché si svolgesse la consultazione riceverà 1.032.953 euro. Allora, per documentarsi nella maniera più adeguata possibile su una materia così difficile, vale la pena di leggere qualcosa. Tra i tanti libri in circolazione, vi segnaliamo titoli che esprimono posizioni differenti, come La fecondazione proibita di Chiara Valentini (Feltrinelli), e La fecondazione extracorporea. Tecniche, valutazione morale e disciplina giuridica di Giorgio M. Carbone (ESD).
Per chi poi voglia capire tutta la complessità epocale delle questioni in gioco, queste le letture che consigliamo. Per cogliere tutti gli interessi economici in gioco rimane insuperabile Jeremy Rifkin con il suo Il secolo biotech (Baldini & Castoldi, 2000). Non abbiate poi paura di confrontarvi con un pensiero non banale come quello di Jürgen Habermas che in Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale (Einaudi, 2002) avverte come i progressi nello sviluppo delle tecnologie genetiche e la loro applicazione – al di là dei fini terapeutici – per ottenere interventi migliorativi sul genoma e la loro diffusione attraverso il mercato, per offrire ai genitori la possibilità di scegliere il design genetico dei propri figli, debba essere questione da non lasciare al solo mercato.
Infine, per chi fosse interessato a una posizione del tutto censurata nel dibattito di queste settimane, come quella di alcune leader dei no global quali Vandana Shiva, fondatrice del Research Foundation for Science, Technology and Ecology e Naomi Klein, autrice di No logo, che hanno promosso documenti contro la fecondazione assistita e la diagnosi preimpianto, consigliamo i seguenti siti: Boston Women Health?s Collective e Forum sociale Porto Alegre. Dove potete trovare affemazioni come questa di Vandana Shiva: «le nuove tecniche riproduttive come la fecondazione in vitro rappresentano vere e proprie forme di violenza nei confronti delle donne, contro la loro dignità e contro la loro stessa salute, che viene messa a rischio in modi che si cerca di nascondere». Mentre la diagnosi genetica preimpianto non sarebbe altro che «un orrendo apripista per pratiche eugenetiche che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Viviamo in una società segnata dal pregiudizio di sesso, di razza, di ceto sociale: la diagnosi preimpianto è in perfetta sintonia con questo spirito e non può far altro che alimentarlo».
O quest’appello che Naomi Klein firmò nel 2001 con altre donne del «Boston Women Health?s Collective» ? il gruppo femminista che si oppone alle pratiche di fecondazione artificiale: «cosa sta combinando la Banca mondiale nel mio utero?».
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