Mondo

Afghanistan: volontaria italiana rapita

Si tratta di Clementina Cantoni, milanese. Stava per tornare in Italia, dopo due anni di impegno per 'Care International'. Ieri aveva festeggiato a Kabul il suo 32° compleanno

di Giulio Leben

Clementina Cantoni, volontaria milanese dell’organizzazione umanitaria internazionale Care, è stata rapita questa sera a Kabul da quattro uomini armati che l’hanno caricata a forza su una Toyota Corolla bianca e sono fuggiti via. La giovane ha 32 anni. La notizia del rapimento di un’italiana è stata confermata prima da fonti dell’ambasciata italiana a Kabul, poi dalla Farnesina. Kabul è stata immediatamente “sigillata” dalla polizia afgana, che ha disseminato posti di blocco lungo le strade di ingresso e uscita della città. “La polizia sta lavorando duramente per cercare di arrivare a qualche buona notizia”, ha detto Jamil Khan, capo del dipartimento investigazioni criminali. Alina Labrada, portavoce per l’Asia per Care International Usa, ha confermato ad Apcom che la cittadina italiana rapita oggi a Kabul appartiene allo staff di Care International, aggiungendo che l’associazione sta cercando di mettersi in contatto con il marito della donna. Anche Paul Barker, direttore dell’agenzia internazionale in Afghanistan, ha confermato i fatti: “Quattro uomini armati di Kalashnikov hanno spaccato il finestrino della sua macchina e l’hanno portata via. Hanno detto all’autista di non muoversi o gli avrebbero sparato”. Barker ha aggiunto che l’automobile aveva appena lasciato un’altra impiegata dell’organizzazione. Nessuna richiesta, ha aggiunto, è stata ancora avanzata per il rilascio della donna. Che per gli operatori umanitari la situazione in Afghanistan fosse difficile lo si sapeva. E proprio Care International, l’organizzazione a cui appartiene la cittadina italiana rapita oggi a Kabul, aveva pubblicato questo mese un rapporto intitolato “Ngo Insecurity in Afghanistan”, che è disponibile presso il sito canadese dell’organizzazione. “L’insicurezza continua a essere una questione seria in Afgahjanistan”, spiega il rapporto. “Un numero senza precedenti – aggiunge – di vittime delle Ong hanno reso più difficile soddisfare” i bisogni delle zone anche più remote del paese, in cui non c’è la presenza del governo e delle Nazioni Unite. Con inquietudine, il rapporto segnala che nel 2003 gli uomini delle Ong rimasti uccisi sono 12, mentre nel 2004 sono stati 24. Anche nel 2005, fino al primo maggio, ci sono stati cinque morti tra gli operatori della organizzazioni umanitarie. Proprio a Care International apparteneva Margaret Hassan, cittadina americana rapita in Iraq lo scorso 19 ottobre; si ritiene che sia stata uccisa, sebbene non il suo corpo non sia mai stato ritrovato. Clementina Cantoni stava lavorando a un progetto in favore delle vedove di Kabul. Il progetto, che rientra in uno piu’ ampio dal titolo KHWA (Kabul Widows Humanitarian Assistance) (nella foto, Bakhnazera shop manager del progetto), ha la durata di un mese e dovrebbe terminare il 31 maggio. Aveva criticato duramente il ministro della Pianificazione dell’Afghanistan, Ramazan Bachardoust, in un articolo di un quotidiano italiano sulle Ong in Afghanistan nei giorni del rapimento di Simona Pari e Simona Torretta in Iraq. Bachardoust aveva sferrato un duro attacco proprio alle Ong. «Gli attacchi contro i volontari sono inevitabili e temo che il peggio debba venire – aveva detto il ministro – perche’ gli afghani sono convinti che le Ong si approprino di soldi che dovrebbero distribuire ai locali. Le organizzazioni umanitarie si comportano come aziende private e usano l’80% dei budget per gli stipendi». Clementina Cantoni aveva risposto cosi’: «Personalmente non sono stata spaventata da quelle parole. Ho invece provato un senso di delusione e non tanto per noi stranieri che cerchiamo di fare del nostro meglio, ma per il popolo afghano che si trova a essere rappresentato da uno come lui». Con il rapimento di una cooperante italiana in Afghanistan, sono in tutto quattro le donne italiane sequestrate in paesi teatro di guerra al terrorismo internazionale. Tre, Simona Pari e Simona Torretta, e Giuliana Sgrena sono state rapite in Iraq. Le due Simone sono state sequestrate il 7 settembre e liberate tre settimane dopo. L’inviata del Manifesto Sgrena e’ stata sequestrata il 4 febbraio e liberata il 4 marzo.


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