Cultura

La secessione dei benestanti

L'editoriale di Riccardo Bonacina su alcune questioni sollevate in questo inizio anno.

di Riccardo Bonacina

L?inizio d?anno ci ha regalato qualche convinzione in più. E non sono belle convinzioni. Siamo tutti più poveri: il potere di acquisto dei nostri stipendi e salari si è quasi dimezzato. Era possibile cavarsela con poco più di due milioni di lire, persino a Milano. Impossibile sopravvivere oggi con mille euro al mese. Il resto sono frottole, bugie, che il recente aggiornamento del paniere Istat non fa che confermare: fuori le nocciole, le automobili in miniatura e gli zoccoli, tra le 569 voci entrano l?antenna satellitare e il decoder. Ma per favore, altro che litfing, chi governa si svegli. L?allarme di sindacati e associazioni dei consumatori risale a più di due anni fa. Eppure non accade nulla, l?ultima misura, il blocco di tre mesi (!) di luce, gas e telefono risale al 30 agosto 2002, da allora le tariffe continuano ad aumentare (per ultimo i pedaggi autostradali) e i rinnovi contrattuali avvengono ormai con anni di ritardo, persino quello dei vigili del fuoco (senza contratto da 25 mesi!). La secessione dei benestanti: il nostro editorialista, Aldo Bonomi, ci aveva avvertito. Il vero scandalo e pericolo oggi non è tanto la secessione di Bossi e dei valligiani delle Prealpi, ma quella di chi sta bene: la secessione dei ricchi. La dismissione dalle responsabilità di coloro che staccano dagli uffici il venerdì pomeriggio per andare a sciare o per fare shopping immobiliare in Costa Azzurra, di coloro che hanno passato le vacanze di Natale in Thailandia o sulle spiagge del Mar Rosso. Una dismissione di responsabilità (che non siano quelle riguardanti il proprio reddito), che mina e distrugge ogni percezione di coesione sociale, ogni tentativo di costruzione nell?orizzonte di un bene comune che non si riesce più neppure a nominare. Impressionante a questo proposito il rapporto commissionato dal World Economic Forum su un consistente panel di manager delle aziende più globalizzate. La domanda era: “Cosa avete fatto e cosa hanno fatto le vostre aziende per raggiungere gli obiettivi del millennio proposti dall?Onu?”. Ebbene, la risposta è stata: poco o nulla. Anzi, quasi la metà ha confessato di aver remato contro il raggiungimento di tali obiettivi. La Parmalat e Beppe Grillo. Sulla Parmalat, Beppe Grillo (convocato anche dai giudici) se n?era uscito con questa considerazione: “Posso presumere che ci sia un?associazione a delinquere vastissima che coinvolge il sistema bancario-borsistico-finanziario, dai sindaci alle società di rating. Un sistema dove la delinquenza viene percepita a norma di legge”. Da un pulpito molto più istituzionale, il ministro dell?Economia ha fatto una considerazione altrettanto allarmante: “Abbiamo certamente una patologia locale, ma abbiamo anche un?asimmetria globale”. E l?ex presidente della Consob, Guido Rossi si è detto sicuro di una verità: “Il caso Parmalat non è un caso affatto unico e irripetibile e non è per niente un episodio esclusivamente italiano”. Dello stesso parere il commissario agli Affari economici e monetari europei, Pedro Solbes. Certo, dopo i bond argentini, Cirio, Banca 121, Parmalat e ora Finmatica, si poteva dire altro? Dobbiamo quindi confessare che l?esasperata corsa al profitto e al Pil delle economie avanzate presumeva la truffa come possibilità, fors?anche come legge? È questa la domanda ineludibile di milioni di risparmiatori italiani abituati da sempre a essere presi a pesci in faccia dal sistema bancario. Che fare? Che fare di fronte alle convinzioni che questo 2004 ci ha presto regalato? Rinnovare il nostro impegno a un racconto della realtà capace di coltivare e valorizzare tutti i segni di speranza e di positività. Un racconto che sappia valorizzare la tensione di ciascuno al bene. E ribadire il nostro impegno per un?informazione libera che non si pieghi ai potenti e ai poteri di turno, e che anzi sia in grado di rilanciare la sua sfida facendo spallucce di fronte a pressioni e minacce. Come facciamo in questo numero proponendo ai nostri abbonati un settimanale che si arricchisce di un dorso mensile di 16 pagine, un dorso dedicato proprio ai temi più caldi in queste settimane: quello del rapporto tra etica e finanza, tra etica ed economia. Fate vostra la nostra sfida.


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