Infanzia

Una bussola per orientarsi nei progetti per i più piccoli

Disponibile online un documento contenente le linee guida per guidare comunità, famiglie e professionisti nella progettazione degli interventi rivolti ai bambini dagli zero ai sei anni, frutto del lavoro della fondazione Compagnia di San Paolo e di Con i bambini, con il coinvolgimento di 30 soggetti in tre Regioni

di Veronica Rossi

Persona di spalle con un libro illustrato in mano, lo legge a dei bambini, sullo sfond, due adulti seduti e un altro bambino

Una “bussola” per guidare comunità e professionisti nella progettazione degli interventi rivolti ai bambini dai zero ai sei anni e alle loro famiglie. È questo che intende essere il documento “Accompagnamento 0-6 – Orientamenti per azioni sulla prima infanzia”, curato dalla fondazione Compagnia di San Paolo e da Con i bambini, con le sue 19 raccomandazioni.

Il progetto è stato realizzato dagli enti vincitori del bando “Prima infanzia” promosso da Con o bambini con il coinvolgimento di oltre 30 soggetti (amministrazioni pubbliche, enti del terzo settore, altre istituzioni) di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Si tratta di un lavoro inedito, frutto di apprendimento partecipato e integrato, di scrittura collettiva e di approfonditi processi di autoriflessione, condivisione e confronto durato oltre due anni.

Non si tratta di procedure o linee operative: le raccomandazioni sono state formulate pensando a una comunità di pratiche ampia e articolata che include coordinatori di servizi e progetti (anche della pubblica amministrazione), operatori dei servizi per la prima infanzia, nonché responsabili e operatori di associazioni, organizzazioni e gruppi interessati allo sviluppo di una cultura dell’infanzia e di azioni a sostegno della genitorialità.

Nel documento viene dato spazio anche alle esperienze connesse ai temi e realizzate nell’ambito di progetti concreti. Nella sintesi è stata posta l’attenzione, in particolare, su alcuni capisaldi che hanno guidato il percorso di accompagnamento proposto, attento a stimolare processi trasformativi.

Uno dei punti principali del documento è rappresentato dal protagonismo delle famiglie basato sulla promozione e valorizzazione di una partecipazione vera in ogni fase progettuale. L’ effettiva e concreta partecipazione, l’empowerment delle famiglie destinatarie dei servizi e, in particolare, di quelle che non hanno voce né strumenti per prendere parola è la prima scommessa che determina la credibilità degli enti sul territorio. La costruzione della fiducia è l’elemento cardine nel rapporto virtuoso tra le istituzioni pubbliche, il Terzo settore e le famiglie. La partecipazione è condizione per costruire interventi condivisi e non calati dall’alto, che garantisce, allo stesso tempo, un dialogo generativo tra il progetto e la realtà “in movimento” del territorio e delle persone coinvolte.

Il processo di cura delle relazioni con le famiglie resterà solido e generativo, al di là dei singoli progetti, a patto che – come recita la raccomandazione numero uno –, «si investano risorse con continuità in un’ottica di dinamicità e flessibilità. Assicurare nel tempo la presenza e la competenza degli operatori con un bacino aperto di risorse non solo economiche ma anche sociali aiuta a generare esperienze di economia sociale capaci di incidere sui processi di accesso ai servizi con forme di contribuzione individuali e comunitarie».

Un adulto di profilo in primissimo piano, tiene in mano un libro con titolo "Un coso" e una macchia arancione con gli occhi in copertina. Su un tavolo al centro della foto, bambini giocano con un materiale arancione dentro una vaschetta
Smontalibro, uno dei progetti analizzati, foto di Marzia Allietta

Solo un reale clima di fiducia potrà favorire un’attiva partecipazione dei soggetti coinvolti. Occorre una continuità di interventi e riferimenti stabili che accompagnino gradualmente le famiglie nel riconoscimento e nell’attivazione delle proprie risorse. Per coltivare la speranza evolutiva è necessario che sia i servizi sia i singoli professionisti agiscano – e soprattutto ci siano – con coerenza e continuità, proponendosi come presenze stabili, in condizione di affiancare nel tempo, senza incalzare o venir meno, l’evoluzione non sempre regolare o rapida dei percorsi di crescita delle famiglie, anche nel caso stiano affrontando momenti di difficoltà o disagi legati a fisiologiche crisi evolutive.

Dalla partecipazione all’empowerment inteso come necessità metodologica e tecnica che favorisca il processo di crescita reciproca di tutti i soggetti coinvolti.
Nelle raccomandazioni è delineato lo scenario sociale e culturale che può favorire nei genitori l’acquisizione di consapevolezza, tra stili educativi e relazionali, linguaggi e competenze. «Il percorso di accompagnamento – è scritto nel documento – è fondato su riconoscimento, valorizzazione e attivazione delle risorse personali. Ogni persona e ogni famiglia può sviluppare empowerment, ma ognuno parteciperà al proprio percorso di crescita, unico e irripetibile». Le azioni dovranno essere fatte su misura.«Andranno definite azioni di sostegno non generiche, ma dedicate e costruite sulle famiglie e con le famiglie».

Le raccomandazioni insistono molto sui «contesti emotivamente partecipi, dove le famiglie possano sviluppare consapevolezza rispetto al proprio stile educativo ed essere attive per costruire nuove attribuzioni di significato ed elaborare prove di cambiamento piccole – ma cruciali -oppure per rimanere dove e come si è, ma con una consapevolezza». La medesima connessione emotiva viene auspicata nei confronti degli operatori e delle organizzazioni che prendono in carico i progetti. Nel capitolo dal titolo, eloquente, “Prendersi cura di chi si prende cura” si sottolinea quanto segue: «Il rischio che si corre è di dare vita a processi di progressiva distanziazione emotiva e culturale degli operatori e delle organizzazioni dal progetto e dall’intervento, con la possibilità che insorgano comportamenti segno di disagio personale e professionale piuttosto che di benessere. In molti progetti rivolti alle famiglie si sostiene che se i genitori apprenderanno pratiche e comportamenti per il proprio benessere potranno trasferirli ai figli; allo stesso modo, si può affermare che il benessere degli operatori può riflettersi anche sui genitori e sui bambini di cui si occupano».

Le realtà che hanno partecipato alla stesura del documento sono Liberitutti cooperativa sociale, Aps Orientamente, associazione Circolo vega, associazione Hakuna matata, associazione Jaqulè, centro studi Riccardo Massa, Cidis -Consorzio intercomunale di servizi, Comune di Alessandria, Comune di Genova, Comune di Novara, Comune di Torino, Comune di Torre Pellice, Consorzio Copernico, cooperativa sociale Il cerchio delle relazioni, Cooperativa sociale Il sentiero di Arianna, cooperativa sociale Insieme a voi, cooperativa sociale Saba, cooperativa sociale San Donato, fondazione di comunità Mirafiori, fondazione F. Rava, progetto sociale Tenda, associazione Centro per la salute del bambino, Comune di Ventimiglia, cooperativa sociale Animazione Valdocco, cooperativa sociale Ascur, cooperativa sociale Dolce, cooperativa sociale Gerico, cooperativa sociale Giuliano Accomazzi, cooperativa sociale Leone Rosso, cooperativa sociale Zaffiria, fondazione Montessori Italia, Gruppo Abele, Gruppo cooperativo CO&SO, impresa sociale Xké?

In apertura, foto di Marzia Allietta


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