Partecipazione

Il futuro della rigenerazione urbana? Va scritto insieme

Fino al 22 agosto è possibile per le organizzazioni non profit iscriversi a "Ibridazione. Nuove politiche per la rigenerazione culturale dei luoghi", programma di ragionamento condiviso promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del ministero della Cultura, insieme al master Iuav Urise e a Lo stato dei luoghi

di Veronica Rossi

Un fiume in primo piano con alberi e vegetazione; sull'altra riva, un grande edificio in mattoni

Un percorso di riflessione, studio e intelligenza collettiva tra le realtà che in Italia si occupano di rigenerazione urbana a base culturale, tracciando bilanci e volgendo lo sguardo verso il futuro. È questo che intende essere il progetto “Ibridazione. Nuove politiche per la rigenerazione culturale dei luoghi“, promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del ministero della Cultura – Dgcc, in collaborazione con il master Urise dell’università Iuav di Venezia e con l’associazione Lo stato dei luoghi.

Roberta Franceschinelli in camicia bianca e jeans in piano americano, che parla a un microfono; sullo sfondo uno schermo
Roberta Franceschinelli, foto concessa da Lo stato dei luoghi

«Il fenomeno della rigenerazione urbana a base culturale non è più qualcosa di nuovo o di nascente», afferma Roberta Franceschinelli, presidente di Lo stato dei luoghi, che ha anche scritto un libro sul tema (Spazi del possibile. I nuovi luoghi della cultura e le opportunità della rigenerazione, editore FrancoAngeli). «Negli ultimi 15 anni si è diffuso fortemente in tutta Italia e si è ormai consolidato. È importante fare il punto per generare nuove conoscenze, ma anche per migliorare le politiche che fino a oggi sono state elaborate». L’associazione che Franceschinelli presiede riunisce centri culturali ibridi, che partono da progetti di rigenerazione dal basso; hanno un approccio innovativo alla cultura, molto collaborativo, e al loro interno si mescolano diversi settori, come i servizi, l’abitazione, la formazione e anche l’agricoltura. «Un elemento interessante in comune tra varie esperienze e il recupero di spazi che altrimenti sarebbero abbandonati o sottoutilizzati», spiega l’esperta. «Definiamo questi luoghi come “infrastrutture culturali e sociali di prossimità”, dove l’infrastruttura è sia materiale – gli spazi fisici che vengono utilizzati – sia immateriale, costituita da tutte le attività sociali e formative che si verificano al loro interno, insieme alle persone che le rendono possibili». Queste realtà attraversano tutta l’Italia. A Torino, per esempio, c’è Off topic, hub culturale pensato e realizzato dal Torino youth center – associazione di secondo livello composta da 12 associazioni e imprese che lavorano coi giovani del territorio –, in cui si fanno attività formative, musica, teatro e molto altro; a Bologna, invece, ci sono Le serre dei giardini Margherita, uno spazio rigenerato dalla cooperativa Kilowatt, in cui impegno sociale, culturale e ambientale si uniscono e si contaminano. A Palermo troviamo l’ecomuseo urbano Mare memoria viva, creato da esperti insieme alle comunità delle borgate marinare, che racconta la trasformazioni sociali e urbanistiche con testimonianze legate al mare. Le esperienze sono, quindi, oramai numerose e diffuse lungo tutta la penisola. Lo stato dei luoghi riunisce oltre 100 aderenti fra centri culturali ibridi, organizzazioni e persone che si occupano di rigenerazione a base culturale in Italia.

Tutte queste realtà sono chiamate a confrontarsi e a lavorare all’interno del progetto promosso dal ministero della Cultura, che avverrà in tre fasi. Entro il 22 agosto 2023 alle ore 16:00 le organizzazioni non profit dedicate alla cultura (fondazioni, associazioni culturali, enti del Terzo settore, imprese culturali-sociali, imprese sociali di comunità) potranno candidarsi per partecipare al programma utilizzando il portale bandi della Dgcc. Tra settembre e ottobre, saranno realizzati dei tavoli di lavoro online, in cui verranno approfondite cinque linee di ricerca, alcune più ideologiche, altre più pratiche e organizzative: rigenerazione urbana e delle aree interne come processo multidisciplinare e partecipato; spazio e pratiche culturali; modelli di gestione e sostenibilità economica; strumenti di conoscenza e condivisione; impatti, welfare culturale e cura. Al termine dei lavori a distanza, ci saranno due giorni di incontro e di condivisione nel mese di novembre.

«Si tratterà di un processo online e offline di confronto tra gli stakeholder che si occupano della materia», dice Franceschinelli, che affronterà complessità e trasversalità di un fenomeno che si è consolidato nel corso degli anni e che tocca aspetti diversi della società». Questo progetto non vuole essere un’attività fine a sé stessa, ma un punto di partenza per un percorso collettivo. «Come associazione collaboriamo fin dalla nascita con la Dgcc, per noi è un’interlocuzione permanente, aperta e fortemente positiva», conclude la presidente di Lo stato dei luoghi. «Speriamo che questo percorso possa proseguire e che gli esiti dei lavori possano portare anche a politiche dedicate che tengano conto di quanto emergerà, che possano essere utili al ministero ma anche a tutti gli enti pubblici e privati che agiscono o possono avere un ruolo in questo ambito».

In apertura, foto del Consorzio Wunderkammer, community hub di Ferrara, foto concessa da Lo stato dei luoghi.

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