Dialoghi

Nasce Jusur, un ponte tra Oriente e Occidente nel segno del dialogo

Il periodico pensato e diretto da Wael Farouq, professore di Lingua e letteratura araba all’Università Cattolica di Milano, disegna nuovi orizzonti all'insegna del confronto aperto a tutti

di Redazione

Jusur è una parola araba che significa “ponti”. Traccia un percorso d’incontro tra il verbo “jàsara” (andare, passare attraverso) con l’omonimo sostantivo che significa “audacia, coraggio del cuore”. Jusur è anche il nome scelto per la rivista diretta da Wael Farouq, intellettuale arabo già docente in diversi atenei occidentali, attualmente professore di Lingua e letteratura araba all’Università Cattolica di Milano.

«Jusur sintetizza l’essenza di un progetto che vuole lasciare spazio alla volontà e al desiderio delle persone di aprire nuovi orizzonti, attraverso un cammino che richiede il coraggio del cuore e che permette a chi scrive e a chi legge di essere a sua volta un elemento di connessione tra il mondo del presente in cui si vive e il mondo del futuro a cui si aspira». Così Wael Farouq spiega il suo progetto editoriale. «Jusur apre le porte a tutti, nessuno escluso, non tanto ai fini di un dialogo che può concludersi in accordo o disaccordo, ma per posare insieme i mattoni di un futuro che ci riunisca, entro la ricchezza delle nostre differenze e attraverso la condivisione della bellezza», prosegue Farouq. «Un dialogo che va oltre la dimensione dottrinale delle religioni per accogliere tutti gli elementi che contribuiscono alla crescita della civiltà umana.

Questa è la prima rivista interculturale internazionale promossa e sostenuta dalla Lega musulmana mondiale. La redazione è composta da giornalisti e professori internazionali, e conta sull’importante contributo di personalità di fama mondiale appartenenti sia al mondo arabo che a quello occidentale. L’iniziativa, voluta da un gruppo di intellettuali arabi e occidentali di varie religioni, è sostenuta da Mohammad bin Abdulkarim Al-Issa, segretario generale della Lega musulmana mondiale e figura ampiamente riconosciuta nel mondo come una voce leader dell’Islam moderato, impegnato in un messaggio di empatia, comprensione e cooperazione tra tutti i popoli.

La rivista racconta e approfondisce avvenimenti e realtà che sostengono valori comuni, dà ampio spazio al confronto-incontro con il diverso che viene proposto attraverso interventi, interviste e approfondimenti dedicati alle più importanti personalità culturali e religiose del mondo partendo dal presupposto che, come ha dichiarato l’arcivescovo anglicano e teologo britannico Rowan Williams di Oystermouth (a capo della Chiesa anglicana dal 2003 al 2013) nell’intervista che ha rilasciato a Jusur, «non siamo musicisti solisti, non eseguiamo solo una serie di note scritte su uno spartito. Dobbiamo ascoltare con attenzione per trovare l’armonia».

Il politologo francese Olivier Roy, il linguista italiano Stefano Arduini, lo scrittore e filosofo spagnolo Ignacio Gómez de Liaño, lo scrittore e critico letterario argentino Patricio Pron, il teologo spagnolo Julián Carrón, l’arcivescovo inglese Rowan Williams, il giurista e docente sudafricano naturalizzato statunitense Joseph H.H. Weiler, il vescovo e presidente del Centro culturale copto ortodosso Anba Ermia, la docente giapponese Wakako Saito, il segretario generale dell’Accademia di ricerca islamica Nazir Ayad, lo scrittore egiziano Mohamed Makhzangi, la giornalista irachena Inaam Kachachi: sono soltanto alcuni dei nomi coinvolti dalla redazione di Jusur nei primi numeri della rivista.

«Una delle cose straordinarie del mondo contemporaneo è l’alleanza tra persone che sono alla ricerca di qualcosa, che vogliono essere in pace e imparare davvero gli uni dagli altri», ha raccontato il filosofo canadese Charles Taylor intervistato da Jusur. «Ogni essere umano, in quanto appartenente ad uno specifico gruppo etnico, rappresenta un valore per l’intera società. Il motivo per cui provo profonda simpatia per gli altri che sono alla ricerca di qualcosa è perché anch’io sono alla ricerca. Questa è la base dell’empatia. C’è una vibrazione cordiale nella relazione con l’altro, che ne è la base. Questo vale per musulmani, cristiani, buddisti e può valere per ogni essere umano».

Nelle pagine di Jusur trovano, inoltre, ampio spazio anche approfondimenti dedicati a vari aspetti della civiltà araba meno conosciuti e lontani dagli stereotipi più comuni e diffusi: dal racconto del ruolo storico e attuale del hammam all’impatto sociale del mondo arabo in Olanda, passando per le storie che raccontano il rapporto degli expat con la propria patria. Il numero uno della rivista presenta ad esempio un approfondimento sulla figura di Re Carlo III e il suo rapporto con la civiltà islamica.

Il numero zero della rivista, uscito a giugno e presentato all’Onu nell’ambito del simposio internazionale “Intercultural and interreligious dialogue: building bridges between East and West”, alla presenza del presidente dell’Assemblea generale Csaba Korosi, è interamente dedicato al tema “Cibo e religione”, mentre il numero uno in uscita questo mese è dedicato a “Volto, identità e differenza”: temi affrontati da più angolazioni grazie ai contributi di storici, artisti e medici. La rivista nasce in due lingue, inglese e italiano, con la prospettiva di ampliarne la pubblicazione ad altre lingue in futuro. La grafica è particolarmente curata, con un design studiato ad hoc dal grafico italo-palestinese Khaled Soliman Alnassiry.


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