Comitato editoriale Anffas

Standard di qualità per essere nel Terzo settore

La storica associazione di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo è fra le prime tre reti nazionali a dotarsi di un Codice di qualità e manuale di autocontrollo: «Far parte del nuovo Terzo Settore è una scelta, farne parte con tutte le carte in regola è l'impegno che Anffas si assume», dice il presidente Roberto Speziale

di Sara De Carli

Giovani partecipanti al Progetto Videogames di Anffas Mirandola

Uno strumento per dare attuazione alle linee associative in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale e nel rispetto di uno “stile condiviso”, per accompagnare la Rete Anffas nel Terzo Settore e costruire l’“Anffas del futuro”: è questo il senso del Codice di qualità e manuale di autocontrollo (in breve Cqa) di cui Anffas si è dotata.

Chi è Anffas

L’Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, è nata a Roma il 28 Marzo 1958, grazie a Maria Luisa Menegotto, mamma di un bambino con disabilità ed oggi è uno dei principali riferimenti nazionali per queste disabilità, con una diffusione capillare su tutto il territorio nazionale grazie a 165 associazioni locali e 63 enti aderenti volti a garantire la cura, l’assistenza, la tutela di oltre 30mila persone con disabilità intellettive. «L’impegno in Anffas nasce dall’essere persone con disabilità, genitori, famigliari e/o amici di persone con disabilità, operatori ma tutto ciò oggi non è più sufficiente per operare nel Terzo settore», scrive il presidente Roberto Speziale nell’introduzione al Cqa.

Perché Anffas sceglie convintamente di stare nel Terzo settore

Da qui il percorso – lungo tre anni – per la stesura del Codice e il forte impegno ad accompagnare tutte le realtà della rete nell’attuazione della Riforma del Terzo settore: «I processi di accountability rappresentano un tratto distintivo del Terzo settore e tali processi devono entrare nel nostro agire quotidiano e non essere vissuti come “orpelli” o meri atti formali. Non è più tempo di vedersi o essere visti come soggetti che si auto-organizzano per rivendicare o gestire servizi, spesso in assenza dello Stato. Né che il Terzo settore venga utilizzato strumentalmente come soggetto a cui delegare la prestazione di servizi, spesso a minor costo. Occorre far comprendere che oggi gli enti di Terzo settore hanno a pieno titolo il diritto ad agire in sinergia con la pubblica amministrazione in regime di “amministrazione condivisa”», aggiunge Speziale. Ecco i contorni della sfida.

Il Codice di qualità e manuale di autocontrollo è stato approvato a inizio luglio dall’Assemblea Nazionale di Anffas: è fra le prime tre reti nazionali a dotarsene.

Accompagnare Anffas nel Terzo settore «è una operazione di sartoria. In alcune circostanze sarà necessario confezionare abiti nuovi e su misura, in altre basterà apportare modifiche personalizzate su capi già confezionati. Il Cqa per gli Enti aderenti alla rete Anffas (e non solo) è lo strumento di lavoro per accompagnare questa storica evoluzione», dice il presidente nazionale.

L’impegno in Anffas nasce dall’essere persone con disabilità, genitori, famigliari e/o amici di persone con disabilità, operatori: ma tutto ciò oggi non è più sufficiente per operare nel Terzo settore

— Roberto Speziale

Gli standard per “Essere Anffas”

Il Codice di qualità e manuale di autocontrollo, elaborato dal preposto Comitato Tecnico di Anffas, delinea così gli “ancoraggi culturali di riferimento” di Anffas ma traccia anche un sistema di autocontrollo basato su precisi standard minimi di qualità. Da un lato il Codice definisce cosa vuol dire “Essere Anffas” nel Terzo Settore e quali condizioni e opportunità ciò comporti, dall’altro il Manuale dà una trasposizione operativa degli orientamenti culturali sviluppati nel Codice. «Il Cqa ridefinisce le regole dello stare insieme, stabilisce i livelli minimi di qualità, fissa gli standard per “Essere Anffas”, rilancia e rinsalda il patto associativo, ai vari livelli fissando, inoltre, le necessarie regole per far sì che tra il “codice delle famiglie” ed il “codice delle professioni” vi sia sempre una forte e leale alleanza e sinergia», continua Speziale.

La formazione per tutta la rete associativa

Una vera e propria “Magna Carta” con cui tutta la rete, nessuno escluso, sarà chiamata responsabilmente a ripensare e a riorientare la linea associativa verso elevati standard di qualità nella duplice componente di advocacy e di gestori di servizi. Nei prossimi due anni la Rete Anffas sarà impegnata in una prima fase sperimentale di “implementazione” del documento attraverso specifici percorsi formativi. «Dobbiamo dare al nostro “Essere Anffas” un grandissimo valore, in quanto il nostro agire, seppur sia solo “una piccola goccia nell’oceano”, concorre a realizzare le condizioni per attuare il tanto atteso cambiamento, ri-portandoci a credere che un futuro migliore, per le persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo e per i loro familiari, sia possibile», conclude il presidente Speziale.

Il Codice di qualità e manuale di autocontrollo di Anffas in versione digitale è consultabile al seguente link: https://tinyurl.com/pf23s57e


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