#LibridiVITA

È il lavoro, bellezza. O è la vita? 8 libri provano a rispondere

Oppressi dal lavoro ma anche del lavoro innamorati. Oggi sempre più cittadini sembrano interrogarsi sul ruolo del lavoro nella propria vita. Per la rubrica #LibridiVITA abbiamo selezionato 8 libri che affrontano questo tema da prospettive diverse

di Sabina Pignataro

Innamorati del proprio lavoro, ma anche oppressi dal proprio lavoro. Nel mondo riemerso dalla pandemia sempre più lavoratori si interrogano sul ruolo che l’impiego ricopre nella propria vita.  In molti è emerso il desiderio di cambiare, di guardare al lavoro in maniera diversa rispetto al passato.
E’ la fine dell’epoca in cui regnava la speranza che il lavoro consentisse di realizzare i nostri sogni di emancipazione, mobilità sociale e riconoscimento?
Per la rubrica #LibridiVITA abbiamo selezionato 8 libri che affrontano questo tema da prospettive differenti.

Ecco gli 8 titoli

Le grandi dimissioni.
Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita

di Francesca Coin
Einaudi
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Cosa hanno in comune  Susan Wojcicki, la Ceo di YouTube, Sheryl Sandberg, ex direttrice operativa di Meta; Meg Whitman, amministratrice delegata di Hewlett-Packard; Marissa Mayer, Ceo di Yahoo, Simone Biles, Naomi Osaka? Nulla o forse tutto. Sono la testimonianza di come la tendenza a “lavorare sempre” possa portare a una specie di paralisi: uno stato di stanchezza così pervasivo da togliere le energie per tutto il resto.
Il volume mostra come il nuovo rifiuto del lavoro sia un fenomeno ambivalente e contraddittorio. «Non è una soluzione alla deflagrazione delle nostre condizioni di lavoro e di vita, ne è un sintomo – scrive l’autrice- e non è un sintomo come gli altri: è il sintomo di una rottura epocale. È il sintomo della fine dell’epoca in cui regnava la speranza che il lavoro consentisse di realizzare i nostri sogni di emancipazione, mobilità sociale e riconoscimento. In cui si pensava che il lavoro fosse parte di un sistema virtuoso che salva il mondo dalla fame e dalla povertà. Quell’epoca è finita».

Lavorare meno – Se otto ore vi sembran poche
di Sandro Busso
Edizioni Gruppo Abele
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Lavorare meno è un obiettivo per molti, ma una pratica per pochi. Sandro Busso,  professore di Sociologia dei fenomeni politici dell’Università di Torino, presenta un’ipotesi di trasformazione radicale del lavoro, oltre i confini del mercato. L’autore propone alcune idee per invertire la rotta: dalla riduzione dell’orario di lavoro alla lotta al precariato; ma anche salari dignitosi e una piena redistribuzione oltre l’occupazione. Dall’automazione allo smartworking, una ricostruzione puntuale sul lavoro contemporaneo, sulle sue implicazioni individuali e collettive e sulle prospettive di sviluppo. Una riflessione importante sui cosiddetti lavori della gig economy e su come rischiano di trasformare il futuro di cittadini e cittadine.

Un bel lavoro. Ridare significato e valore a ciò che facciamo
di Alfonso Fuggetta
Egea
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Significato, risultati, riconoscimento, flessibilità: sono alcune delle caratteristiche chiave per un “mestiere” davvero appagante che Alfonso Fuggetta, docente del Politecnico di Milano e attento osservatore del mondo professionale, individua nel suo nuovo saggio.
Per anni ci siamo concentrati sul risultato finale, il “ben fatto”. E anche questo, in fondo, che ha reso l’Italia il Belpaese. Oggi, però, sempre più segnali provenienti da una società in fermento ci invitano a fare un passo indietro e a concentrarci sul passaggio precedente. L’idea di “bel lavoro” definisce infatti una sfida centrale per il nostro Paese (e non solo): come facciamo a creare posti di lavoro di qualità, in grado di generare valore e di dare spazio alle ambizioni e ai sogni di ciascun individuo? Che cosa significa oggi “bel lavoro”? Come costruire nel concreto l’idea di posti di lavoro “belli”? L’innovazione tecnologica sarà un nemico o un alleato?

Dialogo sul lavoro e la felicità
di Paolo Iacci e Umberto Galimberti
Egea
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Il lavoro è una via per la felicità o una maledizione a cui è impossibile sottrarsi? Il confronto tra Iacci, esperto di risorse umane, e Galimberti – filosofo, accademico e psicoanalista – nasce da una domanda che in pochi sembrano avere il coraggio di porsi seriamente, senza cadere nella tentazione di derubricarla a inutile speculazione o alla chiacchiera da bar.
Destreggiandosi tra echi filosofici e richiami letterari – da Camus a Primo Levi, da Heidegger a Platone passando per Jaspers, Seneca e Dostoevskij – gli autori si calano in una discussione che non offre facili soluzioni, ma spunti per riflettere sull’attuale sistema economico, sugli ostacoli che impediscono all’uomo di realizzare sé stesso e su quali strade provare a percorrere per invertire una rotta pericolosa, partendo da una ritrovata (e rinnovata) educazione sentimentale. L’idea che la felicità sia possibile solo dopo il lavoro, malgrado il lavoro, rischia di essere una trappola mortale, soprattutto per i più giovani», spiega Iacci.

Ma chi me lo fa fare? Come il lavoro ci ha illuso: la fine dell’incantesimo
di Maura Gancitano, Andrea Colamedici
HarperCollins Italia
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Efficienti, dinamici, creativi. Ma anche: sovraccarichi, avviliti, depressi. Stanchissimi. Pieni di lavoro. Eppure, mai come oggi, la sensazione è che questo lavoro non basti. Mai come oggi, in un mondo post-pandemico che continua a cantare le magnifiche sorti del neoliberismo, lavorare è sembrato altrettanto privo di senso. Una domanda spettrale, allora, ha cominciato ad aggirarsi fra noi: ma chi me lo fa fare? Chi me lo fa fare di continuare a credere che il lavoro dei sogni arriverà e non mi sembrerà nemmeno più di lavorare? Chi me lo fa fare di continuare a pensare che se mi impegno, prima o poi ce la farò? Chi me lo fa fare di ritenere che non esista un’alternativa?
Attraverso esplorazioni storiche e accurate ricognizioni del presente, Maura Gancitano e Andrea Colamedici ci spingono a riflettere sulle origini e gli sviluppi di un concetto, quello di lavoro, sfaccettato e controverso, mettendone in luce i legami con ciò che abbiamo di più sacro, come la religione o la moralità.
Ma ci invitano anche a ribaltare la prospettiva sulle retoriche del privilegio o del merito. E soprattutto ci spingono a immaginare: una soluzione, un mondo in cui sia possibile cambiare.

Questo post è stato rimosso
di Hanna Bervoets
Mondadori
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L’olandese Hanna Bervoets racconta senza sconti la vita dei moderatori delle piattaforme online, lasciati senza alcun sostegno psicologico ad applicare pedissequamente le regole imposte dalle società davanti a contenuti delicati, a volte osceni, altri mostruosi. Rimuovere – autorizzare, le uniche possibilità. «Asfissia erotica che non causa ferite o lividi visibili? Lasciare online. Il video di qualcuno che lancia il gatto dalla finestra: rimuovere. Se fosse stata foto poteva rimanere». Le conseguenze per questi operatori sono devastanti. Per molto tempo Kayleigh, la protagonista del libro – ha dovuto valutare quotidianamente almeno cinquecento contenuti online (tra foto e video) segnalati come “offensivi” e decidere quali andavano rimossi dai social e quali invece potevano rimanere. «Il video di una persona che decide di farsi esplodere in un asilo deve essere rimosso per ragioni di propaganda terroristica, non per violenza o maltrattamento dei minori. Il video di due persone che si baciano a letto è ammesso a patto che non si vedano organi genitali o capezzoli femminili (i capezzoli maschili sono sempre ammessi); il disegno realizzato a mano di un pene in una vagina è ammesso, se il disegno è digitale no».

Il

Base, altezza e profondità.
Fondamenti scientifici e popolari di managerialità diffusa e di patriottismo sociale

di Gianluca Budano, con una prefazione di Al Bano Carrisi
Edizioni Meltemi
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È pensabile un essere umano in una sola dimensione? È pensabile uno Stato (con le sue politiche) non proiettato alla complessità in tutti gli ambiti e gli aspetti che interessano la vita pubblica?» E’ a queste domande che cerca di dare risposte Gianluca Budano. «Non c’è sociale (e non c’è persona umana) senza multidimensionalità, “managerialità” diffusa e un nuovo patriottismo…sociale!», dice. Il libro raccoglie e mette a sistema gli scritti e pubblicati su varie testate e blog, sfumati e declinati da autorevoli rappresentanti del mondo della cultura, dei corpi intermedi e delle professioni. Tema conduttore è la trasversalità della componente sociale: alla base dell’essere umano, quest’ultima si innalza e attraversa in profondità altri settori risultando essenziale per ogni politica e servizio che intenda rispondere con efficacia alle esigenze e ai bisogni degli uomini e delle donne. Come la cura ha bisogno di una specifica etica, allo stesso modo l’impegno sociale e politico ha bisogno di una specifica cura. Tale assunto fonda una nuova idea di antropologia dell’uomo e dell’organizzazione e introduce il concetto riformista di patriottismo sociale, che spiazza le parti politiche e culturali oggi in scena.

Le regole che nessuno ti insegna
di Giacomo dell’Ava
FrancoAngeli editore
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Storie di un mese di vita lavorativa tra fame di rivalsa, ricerca di sé stessi e strategie lavorative.
Un romanzo d’azienda che è un vero e proprio manuale di crescita professionale. È rivolto a chi non si accontenta in ambito lavorativo e vuole migliorarsi, fare un salto di qualità, creare un percorso di lavoro. È rivolto a chi non vuole fare solo il minimo indispensabile, ma desidera far evolvere le proprie responsabilità, ruolo, posizione e soddisfazione.



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