Cultura

Agrigento: niente barca ad associazione ambientalista

Marevivo, dopo tre anni di battaglia giudiziaria e oltre 110 milioni di spese per lavori, si è vista negare l'utilizzo di una barca sequestrata ai trafficanti di immigrati clandestini

di Daniela Romanello

Tre anni di battaglia giudiziaria, spese per oltre 110 milioni, l’impossibilità di svolgere la propria attività di tutela ambientale: questo è l’incredibile risultato del tentativo della sezione di Agrigento di Marevivo di avere in affidamento Altabath, una barca tunisina che era servita per trasportare sulle coste italiane alcuni immigrati clandestini e che pertanto era stata sequestrata dalla Procura della Repubblica presso la Pretura di Agrigento. La totalità delle barche che vengono sequestrate rimangono abbandonate nei porti o in aree adiacenti fino a diventare fatiscenti o a “scomparire” il fondo al mare. Marevivo, che aveva costituito un pool con altre associazioni ambientaliste, ha dapprima ottenuto l’affidamento di Altabath per poter svolgere la propria mission (dalla sensibilizzazione ambientale, al censimento dei cetacei, alla prevenzione della pesca di frodo, alla protezione civile): da qui la spesa di oltre 110 milioni per la sua completa ristrutturazione. Ma poi la barca non ha potuto mai essere utilizzata per l’opposizione della stessa magistratura in un balletto di ordinanze e di rivendicazioni di competenza fino a giungere alla sua attribuzione alla Capitaneria di Porto di Porto Empedocle. Neanche l’intervento del Presidente della Provincia di Agrigento è riuscito a sbloccare la situazione. Ma Marevivo è deciso a continuare la sua battaglia. Info: email: marevivo@mediatel.it


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA