Non profit

Cooperazione, aspettando la riforma (e i fondi)

di Paolo Manzo

Occuparsi di cooperazione allo sviluppo?
?in certi ambienti in Italia è ancora prestigioso. Lo dimostra la nomina di Alain Giorgio Maria Economides, già direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero Affari esteri, come nuovo ambasciatore nella prestigiosa sede di Londra. A lui il nostro “in bocca al lupo”.

La legge che regola la Cooperazione?
?italiana, la 49/87 è superata ed ha bisogno di una revisione. A dirlo durante un’audizione presso la commissione Esteri della Camera il direttore generale della Farnesina per la Cooperazione allo sviluppo, Elisabetta Belloni. «È stata concepita prima della caduta del muro di Berlino quando anche l’impostazione delle politiche per la cooperazione allo sviluppo non poteva che essere profondamente diversa da quella del 2010», ha spiegato la Belloni. La nostra speranza è che i politici che siedono in Parlamento, dopo 23 anni di sterili discussioni riescano finalmente a partorire una riforma che metta il nostro Paese al passo con i tempi in un settore così importante della politica estera italiana. In attesa della riforma «la Direzione generale ha messo in atto alcune proposte che abbiamo elaborato anche con il ministero dell’Economia e che mi auguro possano esser presto varate», ha chiuso la Belloni nel suo intervento alla Camera. Wishful Thinking.

E sui problemi annosi che oramai da anni?
?hanno trasformato in un'”anatra zoppa” il settore, interviene con una nota anche Link 2007, network di dieci tra le principali ong italiane. Tre i fattori che impediscono alla nostra cooperazione di essere all’altezza del ruolo internazionale dell’Italia: la mancanza di fondi endemica, la scarsità di personale presso la Dgcs e l’incoerenza delle scelte politiche. Déjà vu.

La ‘ndrangheta è presente in Brasile?
? da tre decenni e opera in attività di riciclaggio del denaro proveniente dal narcotraffico. Lo ha affermato il procuratore antimafia italiano Nicola Gratteri alla stampa verde-oro. «In questo momento il Brasile è permeabile agli investimenti della mafia e oltre alla ‘ndrangheta in Brasile ci sono esponenti di Cosa nostra, della camorra e della Sacra corona unita». Bad News.

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