Non profit

Una città accessibile. Per tutti

Da questa settimana parte la rubrica "La posta di Franco Bomprezzi" che tratterà temi legati alle persone diversamente abili.

di Franco Bomprezzi

Giustissimo lottare per rendere accessibile il nuovo ponte di Venezia, ma mi chiedo: e dopo? Dopo, cioè, avere reso accessibile quel ponte veneziano cosa facciamo del resto della città, tutt?altro che accessibile?
Domanda giusta e legittima. Venezia è una città magnifica ma complicata, ricca di monumenti? e di ponti. La battaglia per l?accessibilità del ponte nuovo sul Canal Grande è legata fondamentalmente al rispetto di un principio importante: nessuna opera di nuova costruzione può oggi essere concepita e realizzata senza che sia rispettosa non solo delle leggi ma anche del criterio della piena utilizzabilità da parte di tutti (quindi non solo chi è in sedia a rotelle, come me: anche non vedenti, ipovedenti, obesi, cardiopatici, anziani, mamme con il passeggino, ecc.). Vincere questa battaglia non è facile, ma è la premessa per un ripensamento complessivo dell?idea di accessibilità. Anche Venezia, un po? alla volta, può essere resa più accessibile a tutti, attraverso interventi di sistema e attraverso opere specifiche, che tengano conto della assoluta originalità della città. Ma questo non vuol dire che rendere accessibile un luogo significa comunque renderlo ?più brutto? come forse nella cultura generale, e dei progettisti, spesso viene ritenuto. Significa trovare soluzioni che siano funzionali e corrette anche dal punto di vista estetico. Secoli fa non c?era l?illuminazione elettrica, eppure Venezia oggi è illuminata da lampioni e insegne, che sono prodotti della tecnologia moderna. Se si considera l?accessibilità un valore importante e prioritario, tanto quanto la sicurezza (per fare un esempio calzante) allora cambia l?approccio culturale, tecnico e politico. Le persone disabili che vivono a Venezia sanno benissimo quali e quante difficoltà si incontrano ogni giorno per vivere in una città apparentemente irta di barriere. Eppure, paradossalmente, il fatto che si tratti di una città pedonale dovrebbe e dovrà aiutare a trovare, nel tempo (parlo di un processo che richiede programmazione e investimenti) quelle soluzioni, spesso semplici, che rendano la mobilità di tutti i veneziani assai migliore di adesso.

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