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Abruzzo, la memoria e la speranza
Ampio spazio sui quotidiani all'anniversario del terremoto
Un anno dopo anche i giornali ricordano e commentano il primo anniversario del sisma in Abruzzo. Accenti e toni diversi, ma in tutti i quotidiani prevale la sensazione che occorre una nuova spinta per rilanciare la ricostruzione.
- In rassegna stampa anche:
- ‘NDRANGHETA
- POLITICA
- COOPERATIVE
- CARCERE
- GIUSTIZIA
- WELFARE
- CUBA
L’anniversario del terremoto campeggia in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA nella fotonotizia della fiaccolata di mezzanotte che si è tenuta ieri nel capoluogo abruzzese. All’interno il quotidiano milanese se ne occupa alle pagine 22 e 23. “Fiaccolata e dolore, L’Aquila ricorda” è il titolo di apertura di Fabrizio Caccia che nell’occhiello dà conto dei fischi alla lettura del saluto inviato dal presidente del Consiglio. L’altro titolo di apertura è invece dedicato al messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano oltre che alla ripresa di quello del premier: “L’Italia seppe unirsi. E Berlusconi: sforzo senza pari”. Il reportage dal cratere è infine affidato a un pezzo di Mario Porqueddu: «Nuove costruzioni sono spuntate come funghi attorno a grandi buchi neri. Osservato dall’alto, un anno dopo, il cratere del sisma si presenta così. Il centro dell’Aquila è ancora inabitabile, senza vita: «Rischia di diventare una moderna Pompei», ha scritto giorni fa un terremotato sul sito del quotidiano abruzzese Il Centro. Ferite aperte, milioni di tonnellate di macerie ai piedi degli edifici puntellati. Ma se si allarga lo sguardo, allora ci si accorge di tutte le opere che sono state realizzate in questi mesi. I nomi sono sigle da post-emergenza: «Map», «Musp», «C.a.s.e.». Identificano «Moduli abitativi provvisori», «Moduli ad uso scolastico provvisorio» e «Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili», le famose — o, per i critici, famigerate — «casette». Le nuove costruzioni hanno un pregio indubitabile: sono diventate un tetto per gli sfollati, o aule di scuola, tanto che in settembre, al momento di tornare in classe, tutti i 17.567 studenti degli istituti del cratere hanno ripreso l’attività. Però agli occhi dei terremotati, aquilani in particolare, quegli edifici sorti a tempo di record presentano anche un evidente difetto: non somigliano in nulla alla loro città… I numeri dell’università, per esempio, che ha riattivato tutti i suoi corsi in strutture temporanee mantenendo quasi inalterato il totale di iscritti: erano 23.200 prima del disastro, sono 21.600 nell’anno in corso. O quelli delle piccole e medie imprese: negozi, botteghe artigiane, studi dei professionisti. Duemila avevano sede nel centro storico, solo 300 hanno riaperto. Anche da lì passa la strada della ricostruzione «immateriale», quella della socialità, della vita quotidiana, del commercio e del passeggio in piazza. Quella invocata dal popolo delle carriole che da settimane, la domenica, viola la zona rossa per portare via macerie e riprendere simbolicamente possesso della città. Perché è troppo difficile essere aquilani senza più l’Aquila».
“L’Aquila, la notte della memoria” anche LA REPUBBLICA apre sull’anniversario del terremoto cui dedica le prime tre pagine. Iniziando dal resoconto della fiaccolata notturna scandita dai nomi delle 308 vittime. Non sono mancati, sottolinea il cronista, momenti di tensione, in particolare alcuni contestatori hanno esposto cartelli con scritto «via gli sciacalli», mentre un gruppo di un centinaio di persone ha fischiato il messaggio di saluto di Berlusconi. «Le case del governo sono state costruite in tempi record, hanno evitato che gli sfollati vivessero per anni in baracche o roulotte come è avvenuto in Italia per gli altri terremoti», secondo Bertolaso «non è stato un anno passato invano. Nessuno è stato abbandonato o lasciato solo. In questi 12 mesi è stato fatto molto: la riapertura dell’anno scolastico, l’università, la possibilità di dare una casa confortevole a decine di migliaia di persone anziché metterle nei container». Toni più mesti dagli aquilani, le cui voci raccoglie Jenner Meletti: “Ieri nelle tende, oggi in albergo: la nostra vita in attesa di tornare a casa”. Testimonianze che danno il senso di uno smarrimento e della crescente difficoltà («In un anno abbiamo capito di essere diventati persone inutili» dice la signora Maria Rita). In particolare le critiche ai ritardi e ai continui rinvii: «il nostro appartamento ha bisogno di piccole riparazioni ma i permessi stanno arrivando solo adesso. Dovremo restare in albergo fino a Natale». A sé il messaggio di Napolitano che in sostanza ha lodato «l’insostituibile apporto dei volontari, una ricca e variegata realtà di associazioni, movimenti e singoli cittadini capaci di mobilitarsi con sorprendente tempestività» e ha elogiato la Protezione civile ma ha anche sottolineato che si deve dedicare alle calamità «senza perdersi in altre direzioni di intervento pubblico per ovviare alle lentezze di procedure ordinarie non ancora rinnovate e semplificate come è necessario da tempo». Quanto ai numeri della situazione odierna, li riferisce un dossier: 80mila sopralluoghi effettuati; il 31,2% degli edifici inagibili; 3,5 milioni di metri cubi di macerie; 4300 persone ancora oggi ospitate in alberghi; 19 new town; 4449 appartamenti costruiti dal governo; 1800 villette in legno (sulle 3535 previste) e 184 inchieste aperte (ma solo 30 daranno luogo a procedimenti; per le altre sarà chiesta l’archiviazione).
IL GIORNALE pubblica il messaggio di Silvio Berlusconi in copertina e un’intervista a Guido Bertolaso. Cosa ha significato per l’Aquila l’intervento della protezione civile? «Sentirsi parte di una comunità nazionale che si è davvero stretta intorno a loro che non ha guardato in faccia nessuno per risolvere ogni problema facendogli capire che non era carità, ma una forte solidarietà e un impegno di tutto il sistema. Non credo che ci sia stata una componente sciale, tecnologica, scientifica, che non abbia messo enorme passione oltrechè grande competenza». Il metodo Protezione civile è esportabile all’estero? «Ormai non c’è convegno all’estero dove non si faccia cenno alla bravura e alla capacità degli italiani». Al così detto popolo delle carriole cosa vuol dire? «esprime una preoccupazione e un’ansia per quelli che sono i passi che debbono essere realizzati dalle autorità locali. Non credo sia casuale il fatto che questo movimento è nato dopo che noi avevamo fatto il passaggio di consegne ai responsabili del territorio». L’inchiesta “Grandi eventi” ha offuscato l’immagine della Protezione civile? «Non credo sia casuale il fatto che tutto sia esploso a 45 giorni dalle elezioni. Si voleva mettere in ginocchio un sistema fra i migliori del mondo. Nonostante l’impegno profuso non mi sembra che siano riusciti nel progetto».
Al terremoto IL SOLE 24 ORE dedica solo un pezzo a pagina 16, mettendo in primo piano il messaggio di Giorgio Napolitano: “Napolitano: per l’Abruzzo l’Italia ha saputo unirsi”.
È affidata a una vignetta di Vauro l’apertura de IL MANIFESTO sull’anniversario del terremoto dell’Aquila. «L’Aquila – un anno dal terremoto» è il titolo del disegno dove due omini si parlano davanti alle rovine della città. «Sembra ieri» dice il primo al secondo che risponde: «È ieri!». «Fiaccolate e cortei nella notte, dai comuni della provincia al centro storico dell’Aquila ancora invaso dalle macerie. L’Abruzzo si è fermato per ricordare le 308 vittime del sisma. Quando la Protezione civile disse ai cittadini: “Dormite tranquilli”: Berlusconi dopo lo show del G8 e le new town stavolta non si fa vedere. Napolitano frena Bertolaso: “Si dedichi alle calamità senza perdersi in altre direzioni”» è il riassunto in prima delle due pagine interne dedicata all’anniversario. Sempre in prima inizia l’articolo di Eleonora Martini, inviata all’Aquila «Ore 3.32, quella notte all’Aquila». «(…) Cita il John Fante di Chiedi alla polvere, Marisa, per descrivere quelle prime ore dell’alba di un anno fa, quando nel buio della notte, con una luna che faceva capolino di tanto in tanto tra le nuvole, l’unica certezza era averla fatta franca. E di polvere, all’Aquila, da interrogare sul futuro di questa terra, ne è rimasta ancora tanta (…)» A pagina 3 un secondo articolo di Marco Boccitto è intitolato: «Dove c’erano paesaggi esplode un’edilizia incontrollata». «Se un anno dopo il centro dell’Aquila giace ammutolito nella sua gabbia di puntelli e tubi innocenti, distante e inchiodato nel tempo, le tumultuose trasformazioni di cui sono oggetto i dintorni del capoluogo restituiscono invece la vera dimensione, l’ipertrofia baldanzosa di un “far frenetico, affannato, che tutto travolge e tutto consente (…)» e dopo aver descritto la nuova urbanizzazione conclude «C’è anche chi è stanco di rovine e comincia a fotografare le nuove casette a schiera».
In prima pagina il titolo di lancio di AVVENIRE riprende le parole dell’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari, “Da questa tragedia un popolo nuovo”, mentre quello del pezzo attacca la “burocrazia, freno potente”. Sono questi due concetti chiave delle due pagine sul primo anniversario del terremoto. Da un lato il futuro, «questa sarà la città che tutti sogniamo», con il terremoto a segnare un prima e un dopo, «il limite tra il mondo vecchio deformato dall’egoismo e quello nuovo trasfigurato dall’amore»; dall’altro le difficoltà della ricostruzione. «Perché l’Aquila torni a volare servono almeno 297 milioni di euro»: è la stima di Gaetano Fontana, a cui il governatore Chiodi ha affidato la macchina della ricostruzione, che – dice AVVENIRE – «sconta mesi di ritardo e si trova a dover gestire scelte altrui, che ora mostrano la corda». Il «guazzabuglio» è fatto soprattutto dalla burocrazia e dal fatto che ogni progetto deve passare al vaglio di una filiera composta da Fintecna e due consorzi di ingegneria: «sui loro tavoli la ricostruzione leggera diventa pesantissima». Ma anche dal fatto che molte pratiche sono bloccate dalle «accuse al vetriolo tra Regione e Comune» o dal fatto che il prezzo delle fibre di carbonio è stato fissato in quattro volte quello di mercato. Il titolo del pezzo d’appoggio, dal centro della città è ancora più emblematico: “Vietato ricostruire”. Di spalla un resoconto di quanto è stato fatto con i soldi raccolti da Caritas: 32 milioni di euro, di cui 13 già utilizzati per realizzare 23 opere, tra mense, scuole, centri di aggregazione e altri 15 milioni già impegnati per progetti definiti.
LA STAMPA apre con le parole di Giorgio Napolitano “Bene la Protezione civile ma operi solo nelle calamità”. Ad un anno dal sisma infatti «il Presidente della Repubblica non ha lesinato elogi alla Protezione civile, ma ha anche avvertito che l’agenzia diretta da Bertolaso “deve fronteggiare le calamità naturali, senza perdersi in altre direzioni”». E proprio le indicazioni di Napolitano sono al centro dell’articolo di Roberto Giovannini “Protezione civile, i paletti del Colle”. Francesco Grignetti invece si concentra su “Quel metodo Bertolaso stoppato dalle inchieste” «Un anno dopo, affrontate due emergenze terribili (L’Aquila e Haiti) e colpita da uno scandalo micidiale (l’inchiesta sui Grandi Appalti), la Protezione civile si ritrova a fare i conti con sé stessa. I numeri del lavoro fatto in Abruzzo sono imponenti: 70mila persone intervenute a vario titolo nelle attività di sostegno alle popolazioni colpite, con 5.957 tende, 107 cucine da campo, 47 posti medici avanzati e un ospedale da campo. Sono stati costruiti oltre 150 edifici antisismici che danno un tetto a quindicimila persone e casette in legno per altre due-tremila. E ancora si lavora. Già, ma agli occhi degli italiani tutto questo gran lavoro si contrappone all’immagine deleteria dei funzionari pubblici legati ad Angelo Balducci che fanno incetta di “cadeau”, escort comprese, a spese di imprenditori compiacenti. Squali, alcuni di questi ultimi, che ridevano tra le coperte pensando al terremoto aquilano che annunciava nuovi appalti». E qui si arriva al punto della questione. «Che cosa c’entrano con la Protezione civile, infatti, i cantieri per i Mondiali di Nuoto, per le celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia o per la costruzione di un Auditorium a Firenze? Certo, in Italia le procedure sono quelle che sono e la scorciatoia di adoperare le «ordinanze» di Protezione civile, il famoso “metodo Bertolaso”, è stata fortissima sia ai tempi del governo Prodi, sia con Berlusconi. Quanto però quella scorciatoia fosse deleteria, e foriera di guai, lo raccontano le inchieste dei magistrati di Firenze, quelle di Roma e ora quelle di Perugia. Dai primi di febbraio ci sono in carcere tre alti dirigenti pubblici e un imprenditore, un gruppo ribattezzato “la cricca” dal gip di Firenze, che sono chiamati a rispondere di corruzione. Berlusconi difende Bertolaso a tutto campo: “la realtà dei fatti è incancellabile” sostiene il premier. Eppure per chi ha perduto un proprio caro nel terremoto, e sta ancora elaborando un lutto, è molto difficile da accettare questa doppia faccia della Protezione civile. Così capita che Antonietta Centofanti, animatrice della associazione Vittime della Casa dello Studente, osservi con particolare attenzione il lavoro della magistratura aquilana. Specie quel filone d’inchiesta che tocca da vicino la Commissione Grandi rischi della Protezione civile. “Andava dato lo stato d’allerta – dice – Mi chiedo cos’è successo all’Aquila in quei giorni. Dov’era la Protezione Civile, dov’era lo Stato? Non voglio pensare, come ho letto, che in quei giorni si era troppo occupati a gestire il G8 della Maddalena, che poi si è scoperto avere altri scopi”». Marco Neirotti sottolinea invece una curiosità. “Le mappe di Google dove i giorni del disastro non sono mai arrivati” racconta di “Street view” il servizio offerto in rete che però è cristallizzato al 5 aprile. «Un anno dopo nella città abruzzese è ancora tutto come prima, ma solo su Google Maps e Street View. Le immagini fotografiche del più diffuso sistema di mappatura al mondo ritraggono l’Aquila, a 12 mesi di distanza, come una città integra: gente che passeggia serenamente per le strade, case, scuole, uffici, chiese in ordine. Lo rileva CNRmedia. La multinazionale di Mountain View non si è mai accorta del sisma del 6 aprile. Non solo: con Google Street View si vedono camminare decine di persone per le strade della città abruzzese. Alcune di queste che ancora oggi si possono vedere sorridere forse nella realtà sono morte, non ci sono più come molti degli edifici che popolavano la città dell’Aquila prima del terrificante terremoto del 6 aprile scorso».
E inoltre sui giornali di oggi:
‘NDRANGHETA
CORRIERE DELLA SERA – “Il parroco ferma la processione dei boss”. A Vibo Valentia il vescovo nei mesi scorsi aveva invitato i preti a rifiutare il «fiume di denaro» delle cosche. Scrive Carlo Macrì: «Esclusi da una rappresentazione religiosa, gli affiliati alle cosche della ‘ndrangheta hanno sparato a scopo intimidatorio contro il cancello dell’abitazione del priore della confraternita che organizza il rito, provocandone la sospensione. È accaduto a Sant’Onofrio, comune del vibonese dove la giunta è stata sciolta nell’aprile dello scorso anno per presunti condizionamenti mafiosi, dove domenica è saltata la tradizionale «Affruntata», manifestazione pasquale durante la quale tre statue raffiguranti Maria Addolorata, Gesù e San Giovanni vengono trasportate a spalla, da quattro portatori per statua, per simboleggiare l’incontro dopo la resurrezione di Cristo. Nella zona di Sant’Onofrio, una delle cosche più potenti è quella dei Bonavota contro la quale sono state condotte diverse operazioni da parte delle forze dell’ordine, con numerosi arresti. Un mese fa, la guardia di finanza ha sequestrato beni per 4,5 milioni di euro ad uno dei presunti elementi di spicco della cosca. L’intimidazione è stata compiuta sabato sera ai danni del presule della confraternita del Santissimo Rosario, Michele Virdò».
LA REPUBBLICA – “«Processione vietata»: e i clan sparano al priore”. Per la processione dell’Affruntata Luigi Renzo, vescovo di Mileto, ha invitato tutti i parroci della sua diocesi a non permettere che i boss portino le statue dei santi (cosa sempre avvenuta e modo perché i picciottti si mettessero in mostra). Immediata la reazione delle famiglie che a Sant’Onofrio hanno sparato contro il portone della casa del priore. Intervistato il vescovo di Locri, monsignor Giuseppe Morosini, spiega: «non servono le battaglie sulla presenza del Crocifisso nei luoghi pubblici se poi non si vivono i valori che il Crocifisso rappresenta».
POLITICA
IL SOLE 24 ORE – “Se la Lega vince arando in campagna” è il titolo del commento di Guido Gentili a pagina 12. La Lega, secondo Gentili, è «il partito della terra, delle campagne, dei comuni rurali e delle comunità familiari, della filiera agro-alimentare, insomma la formazione politica che (a partire dal 2000, scendendo da Nord verso il Centro) ha saputo interpretare la Rivincita delle campagne, come recita il titolo del recente saggio (Donzelli editore) curato dal sociologo Corrado Barberis. Una rivincita verde, dopo la lunga fiammata industrialista e urbanizzatrice, non solo in termini di produzione e consumo, ma di stili di vita e di scale valoriali, al di là del contributo dell’agricoltura alla formazione del Pil che s’attesta intorno a quota 5 per cento». Secondo Gentili, Zaia, come «ministro ha puntato fra l’altro le sue carte sulla difesa dell’identità dei prodotti agricoli del made in Italy, ha ingaggiato una (discutibile) battaglia contro la coltivazione Ogm in Italia e si è battuto per tagliare la burocrazia che affligge le imprese agricole ciascuna delle quali, calcola la Confagricoltura, dedica alle pratiche amministrative 100 giornate lavorative all’anno. Di tutto questo parla molto la Lega, nel silenzio pressoché generale di tutti gli altri partiti. Nessuna meraviglia, dunque, se anche in campagna, dopo le fabbriche, si alza la bandiera verde».
COOPERATIVE
ITALIA OGGI – “Cooperative al setaccio”. Apre con questo titolo l’edizione odierna di Italia Oggi: dal primo aprile sono scattate le verifiche sull’esistenza o meno del requisito di mutualità prevalente. L’operazione parte con la diffusione, a inizio mese, della nuova versione del modulo per l’iscrizione all’albo società cooperative. Il nuovo modello realizza quanto previsto dalla legge sviluppo che obbliga le società cooperative a comunicare ogni anno online al ministero dello sviluppo economico le notizie di bilancio e l’eventuale perdita di “status” di ente a mutualità prevalente, evitando così le sanzioni.
CARCERE
AVVENIRE – I tecnici del Dipartimento antidroga del governo stanno lavorando a una modifica legislativa che sarà poi discussa con gli operatori subito dopo il 20 aprile: neanche un giorno di carcere per i tossicodipendenti che accettano di disintossicarsi, intraprendendo un percorso in comunità. La proposta potrebbe alleggerire le carceri italiane di 6/7mila detenuti, secondo i calcoli di Giovanni Serpelloni, numero uno del Dipartimento. La relazione 2009 al Parlamento parla in realtà di 30mila ingressi di tossicodipendenti, ma solo perché «il censimento è stato fatto con parametri non corretti». Il nodo maggiore da affrontare sarà quello economico: già l’anno scorso le comunità avevano un credito con le Regioni di 25 milioni di euro, anche se oggi «il 70% sono stati saldati, anche grazie alla creazione di Comunitalia», con un’agenzia di recupero crediti.
GIUSTIZIA
IL GIORNALE – Il quotidiano di Vittorio Feltri da risalto sin dalla copertina al libro “In attesa di giustizia” scritto da «un magistrato e un avvocato, divisi dalla professione e anche dalle idee politiche, ma accomunati dalla profonda conoscenza dei meccanismi della giustizia e soprattutto dei suoi mali». Due uomini che hanno ricoperto in momenti diversi e sotto governi diversi l’incarico di presidente della commissione per la riforma del codice penale e che nel libro denunciano: «I tribunali bruciano milioni di euro per imbastire processi, ma non si fanno rimborsare le spese. «Su 100 euro di spese legali commissionate dai giudici nelle sentenze, ne vengono recuperati solo 3». Nel volume spiegano il meccanismo della riscossione dei crediti che è antiquato e che prevede anche la remissione del debito, come misura premiale richiesta e ottenuta da chi sta scontato la condanna in carcere e che dovrebbe anche pagare le spese legali. Il rimedio: Una società del ministero dell’economia a andare a caccia dei debitori.
WELFARE
ITALIA OGGI – “Welfare, Londra apre il cantiere delle riforme”. A Londra potrebbe aprirsi a breve il cantiere delle riforme del welfare europeo, scrive in un pezzo di analisi Edoardo Narduzzi. Al centro delle nuove riforme ci sarà David Cameron, scrive il giornalista: «il progetto di cambiamento più ambizioso del suo programma va sotto il nome di “conservatorismo civico e comunitario”» che «si ripromette di spezzare il monopolio pubblico nella produzione dei servizi del cosiddetto welfare state per dare spazio alle comunità e ai corpi intermedi della società». Il programma di Cameron prevede, secondo l’analisi di Italia Oggi, «una riorganizzazione dell’offerta per dare spazio alle aziende cooperative e non profit e al mondo delle nuove “tribù sociali” che grazie a Internet oggi possono organizzarsi e agire».
CUBA
IL MANIFESTO – Nella pagina degli esteri accanto all’apertura dedicata alla «Vittoria amarognola per Evo», sulle elezioni amministrative in Bolivia un piccolo articolo è dedicato alle parole di Raul Castro sui dissidenti «”Ricatto” di Ue e Usa “Non cederemo”» è il titolo del breve articolo che riporta le parole di Raul Castro all’XI congresso della Gioventù comunista. «(…) Nell’assicurare che il governo “non si farà mettere contro il muro” da nessuno, Castro ha poi affrontato i casi sia di Zapata sia di Fariñas. Zapata, ha ricordato “si trovava in carcere accusato di 14 delitti comuni” ed “è morto nonostante gli sforzi fatti dai medici”. Fariñas dal canto suo “non è in prigione bensì in libertà” e i medici cubani “stanno facendo tutto il possibile per salvargli la vita” ma se non recede dalle sue posizioni (il dissidente ha ribadito che è deciso ad andare fino alle estreme conseguenze) “sua sarà la responsabilità e di chi lo sostiene, di un esito che non desideriamo” (…)».
Nessuno ti regala niente, noi sì
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