Non profit

Genitori degli studenti: “No alle commemorazioni, li avete traditi”

In un comunicato l'Associazione Vittime Universitarie chiede silenzio alle istituzioni, responsabili di una protezione che non venne garantita

di Benedetta Verrini

“Noi restiamo indifferenti a tutte le iniziative promosse a ogni livello e in ogni luogo e non accettiamo commemorazioni di facciata da chi ha sulla coscienza tante vite umane”: è quanto scrive, in una nota, l’Associazione Vittime Universitarie Sisma 6 Aprile 2009 (Avus).

In un’intervista pubblicata oggi su La Nazione, alcuni genitori dei 55 ragazzi accusano: “inaccettabile che quelle stesse istituzioni che hanno la responsabilità sulla morte dei nostri ragazzi ora facciano le commemorazioni”. Sono gli enti locali, la Protezione Civile e l’Università al centro delle critiche delle famiglie degli studenti morti e feriti nella Casa dello Studente (furono 55 i ragazzi morti sotto le macerie), perché, dicono i padri e le madri, “c’erano documenti che evidenziavano dal 1999 l’elevato rischio sismico. E sottolineano la disparità di trattamento tra le vittime aquilane e i fuori sede, ricordando come nessun sostegno sia stato garantito ai feriti per la riabilitazione e i danni riportati.

Così la nota diffusa dall’Avus: “A un anno dal terremoto che ha stravolto per sempre la nostra vita – si legge -, noi famigliari dei ragazzi universitari uccisi all’Aquila ricordiamo i nostri cari, sapendo che tutto ciò che è accaduto si doveva, si poteva evitare”. “Molto è stato scritto sulle responsabilità di Protezione Civile, Enti Locali e della stessa Università dell’Aquila. Istituzioni che avrebbero dovuto essere particolarmente attente e sensibili alla prevenzione; e invece – prosegue la nota – hanno tentato frequentemente di smorzare preoccupazioni e allarmi derivanti dallo sciame sismico che da ottobre 2008 martoriava la città, promuovendo una vergognosa campagna di disinformazione con le armi del silenzio e della deviazione”. “Noi non affidiamo a un semplice giorno del calendario il momento del dolore e del ricordo. Ormai siamo abituati a vivere con questi sentimenti. Ma per le Istituzioni – conclude l’Avus – il 6 aprile deve essere un giorno di riflessione, di rispetto e di silenzio”. 

 

 

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