Cultura

Nella Via Crucis del Papa gli echi dello scandalo pedofilia

Le meditazioni per la Via Crucis del Papa di questa sera scritte dal Cardinal Ruini

di Riccardo Bonacina

Via crucis, itinerario della sofferenza e del dolore. «Un dolore enorme e tremendo, fino all’ultimo respiro». Ma anche e soprattutto il cammino della «fiducia in Dio». Di quella fiducia che attraverso la morte conduce alla risurrezione. È questo il percorso che attraverso le sue meditazioni il cardinale Camillo Ruini ha tracciato per accompagnare la Via Crucis del Papa, questa sera al Colosseo.

In alcune meditazioni sembra di sentire, però, anche l’eco dello scandalo pedofia che ha visto la Chiesa chiamata in causa in varie parti del mondo. Sia pur con accenti meno ultimativi di quelli usati dal Cardinal Ratzinger nel 2005, pochi giorni prima della scomparsa di Giovanni Paolo II, anche Ruini pare non nascondersi. Meditando sulla seconda Stazione, Gesù è caricato della Croce, il cardinal Ruini scrive: “nella nostra coscienza è accesa la luce del bene, una luce che in molti casi diventa evidente e dalla quale, fortunatamente, ci lasciamo guidare nelle nostre scelte. Ma spesso accade il contrario:  quella luce viene oscurata dai risentimenti, da desideri inconfessabili, dalla perversione del cuore. E allora diventiamo crudeli, capaci delle cose peggiori, perfino di cose incredibili.  Signore Gesù, ci sono anch’io tra quelli che ti hanno deriso e percosso. Tu hai detto infatti:  “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo, 25, 40). Signore Gesù, perdonami.

E, commentando la decima Stazione, Gesù è spogliato delle sue vesti, Camillo Ruini sottolinea come: “Guardando Gesù nudo sulla croce avvertiamo dentro di noi una necessità impellente:  guardare senza veli dentro a noi stessi; denudarci spiritualmente davanti a noi, ma ancor prima davanti a Dio, e anche davanti ai nostri fratelli in umanità. Spogliarci della pretesa di apparire migliori di quello che siamo, per cercare invece di essere sinceri e trasparenti.  Il comportamento che, forse più di ogni altro, provocava lo sdegno di Gesù era infatti l’ipocrisia. Quante volte egli ha detto ai suoi discepoli:  non fate “come fanno gli ipocriti” (Matteo, 6, 2.5.16), o a coloro che contestavano le sue buone azioni:  “guai a voi ipocriti” (Matteo, 23, 13.15.23.25.27.29)”.

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