Politica

Il libro nero delle persecuzioni religiose

Pubblicato a cura delle Chiese francesi. perseguitati soprattutto cristiani e sette alternative

di Gabriella Meroni

E’ il libro nero delle persecuzioni del nuovo millennio, il rapporto pubblicato dalle chiese francesi in collaborazione con la Commissione Pace e Giustizia e l’Azione dei cristiani contro la tortura. Cifre scioccanti, che rivelano le difficoltà incontrate soprattutto dalle minoranze cristiane dal sud all’est del pianeta. In alcune zone, la caduta del muro di Berlino non ha fatto tremare istituzioni e metodi autoritari. Innegabili le persecuzioni nei confronti di sette non cristiane, dalla Falun Gong cinese alla resistenza tibetana, correnti “alternative” alle autorità centrali che vengono schiacciate nei 700 campi di reclusioni diffusi in tutta la Cina. Ma colpisce soprattutto l’accanimento nei confronti di piccoli gruppi cristiani, presenti soprattutto in Asia.Fra i Paesi più severi nei confronti dei cristiani, il rapporto francese indica proprio la Cina, il Vietnam, il Pakistan, ma anche la laicissima India e la Nigeria. Nel cuore delle persecuzioni si annida il nazionalismo, in ogni caso e a qualsiasi latitudine. L’esempio indiano: New Delhi ha una costituzione democratica, e l’induismo si professa confessione tollerante nei confronti di ogni altra religione. Eppure i fatti parlano chiaro: dopo la presa del potere da parte del partito nazionalista del BJP, nel 1998, si sono moltiplicate azioni di segregazione e apartheid nei confronti dei cristiani e dei musulmani. In minoranza, quindi deboli, quindi diversi e potenzialmente pericolosi. Preti assassinati, chiese bruciate: la lista del rapporto-denuncia è lunga. Dopo il nazionalismo, quindi la difesa dell’identità nazionale, c’è la paura della razza diversa. I motivi etnici alla base delle persecuzioni religiose fanno ogni anno migliaia di morti (silenziosi) in Africa. In Nigeria la svaria islamica guadagna terreno contro la tolleranza in tutto il nord: in un solo anno a Kaduna si contano 1500 vittime. Colpevoli di aver contraddetto le regole dell’Islam. In Iran la conversione di un musulmano al cristianesimo si paga con la pena di morte. PAKISTAN. Tra il 1998 e il 1999 sono stati celebrati 70 processi per blasfemia. E’ prevista anche la pena di morte per un’insinuazione sbagliata nei confronti di Maometto o del Corano.Su una popolazione di oltre 148 milioni di abitanti, i cristiani sono appena l’1,56 per cento. INDIA. Conversioni al cristianesimo sempre più difficili. I cristiani, paragonati ad una casta sociale molto bassa (dalit) sono accusati di fare del proselitismo nei confronti dei poveri e degli emarginati che aiutano tramite le organizzazioni internazionali. Su 1 miliardo di abitanti, i cristiani sono il 2,3 per cento, le altre minoranze il 14, 7 per cento. L’83 per cento sono induisti. IRAN. Le comunità cristiane sono mal tollerate, non possono possedere seminari o monasteri, possono confessare e predicare soltanto in alcune lingue (armeno e siriaco). In un anno sono stati confiscati 20mila copie della Bibbia. I musulmani sono il 99 per cento della popolazione. CINA. In alcune province la legislazione religiosa è più restrittiva che altrove. I cristiani che rifiutano di registrarsi all’Associazione patriottica (cattolica) o al Movimento autonomo (protestante) sono minacciati dalle autorità, perché sfuggono dal controllo. Il paese è laico, i buddisti sono l’8 per cento della popolazione, i cristiani il 3,2 e i musulmani l’1,4 per cento.


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