Non profit

Niente visto a chi ha il cognome musulmano

È successo ad un giornalista al seguito di Sarkozy, ma sembra sia una consuetudine

di Lorenzo Alvaro

Niente visto per gli Stati Uniti per un giornalista francese con un nome musulmano al seguito del presidente Nicolas Sarkozy. A riportare il caso di Said Mahrane, giornalista di nazionalità francese nato in Algeria, che scrive per il settimanale “Le Point”, è oggi quotidiano americano “The Washington Post”. Poco prima dell’inizio della visita di Sarkozy negli Usa, i giornalisti accreditati presso l’Eliseo avevano presentato la richiesta per il visto all’ambasciata americana a Parigi. A tutti i colleghi con “nomi tradizionali francesi” è stato concesso il visto nel giro di un paio di giorni, ma a Mahrane non è stata data alcuna risposta. A nulla è valso l’intervento del consigliere del presidente Sarkozy per la politica estera, Jean-David Levitte, che ha chiamato personalmente l’ambasciata reiterando le credenziali di Mahrane: il giornalista è stato costretto a rimanere in Francia.

Secondo il Post, da quando il presidente americano Barack Obama ha chiesto alle agenzie di sicurezza statunitensi di rafforzare i controlli sui voli diretti negli Usa, in risposta al fallito attentato di Natale perpetrato dal nigeriano Umar Farouk Abdulmutallab, «è aumentato il rischio di problemi amministrativì per coloro che richiedono un visto d’ingresso e che hanno un nome che ricordi quello di sospetti terroristi». Secondo un funzionario dell’ambasciata americana a Parigi, che ha preferito rimanere anonimo, può accadere che un nome venga segnalato una volta inserito nel sistema di sicurezza stilato dalle agenzie d’intelligence, ed è un’eventualità molto frequente per i nomi musulmani.

Un’altro caso riportato dal Post è quello di ingegnere ventisettenne di Lione, Mohamed Youcef Mami, laureato in una università francese d’elite ed ammesso ad un master in finanza della presigiosa università americana di Berkeley, in California. Dopo aver presentato regolare richiesta di visto, Mami non ha ricevuto alcuna risposta, e non è potuto partire in tempo per l’inizio delle lezioni. Disperato, ha inviato una mail all’ufficio di corrispondenza del Post a Parigi, ed è solo dopo che il quotidiano americano ha iniziato a seguire il caso che il visto è stato concesso.

 


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