Il mercato italiano dei prodotti finanziari etici ha una caratteristica del tutto peculiare in Europa: da quando ha iniziato a svilupparsi, a metà degli anni 90, è sempre stato un mercato retail. A livello continentale, invece, la situazione è opposta. Ma qualcosa, come detto, sembra muoversi. Innanzitutto, secondo una recente ricerca il 20% dei fondi pensione italiani già utilizza criteri di selezione Esg (acronimo per “environment, social e governance”) e un altro 20% sta valutando di farlo, specie i fondi negoziali spinti dalle richieste dei propri aderenti, che vedono nell’adozione di criteri sociali e ambientali una garanzia. Da quest’anno Etica sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica (l’unica a collocare sul mercato solamente fondi etici), ha ampliato la sua offerta consulenziale agli investitori istituzionali, dando un implicito segnale che il mercato dovrebbe cominciare ad esserci. Dall’inizio 2010, poi, il fondo pensione di Banca Mps, che già aveva una linea d’investimento Sri, ha abbracciato per intero l’approccio Esg. «È giunto il momento», spiega Walter Bottoni, vicepresidente del fondo, «di invitare gli aderenti a guardare in profondità cosa c’è dentro i propri portafogli previdenziali».
Ma su quali leve si potrebbe o dovrebbe agire per avvicinare ancora di più i fondi pensione italiani allo Sri? «Servirebbero un po’ di prediche, di sani obblighi e di incentivi», come simpaticamente spiega Davide Dal Maso, segretario del Forum per la finanza sostenibile. «Vedo con un certo favore un intervento di regolazione con riferimento al rispetto di standard minimi di comportamento delle imprese internazionalmente riconosciuti».
La situazione in Italia, tuttavia, è diversa anche perché «il sistema pensionistico è più giovane», ha dichiarato Paolo Sardi, ceo di Ecpi International, società attiva da anni nel campo degli investimenti Esg, «e solo ora è arrivato a considerare in modo serio e professionale la questione Esg. Nei dibattiti internazionali non si discute più se sia o meno una possibile opzione, ma come implementarla». Si arriverà mai ad avere un fondo pensione italiano attivo come il Fondo pensione governativo norvegese? Dice Sardi: «Non c’è una ricetta universalmente valida, ma è sempre meglio fare che non fare o dibattere all’infinito».
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