Non profit
In Abruzzo le donazioni non lasciano traccia
Inchiesta sulla trasparenza delle raccolte fondi
di Redazione

Le maggiori aziende italiane fecero a gara per dimostrare la loro solidarietà: oggi invece sembrano essersi dimenticate di dare conto del loro impegno Un anno dopo che ne è stato del fiume di donazioni diretto a L’Aquila? Difficile dirlo, perché quel flusso di generosità, dopo le promesse e gli impegni post sismici (spesso sbandierati via agenzia), si è tramutato in una sorta di fiume carsico. Perfino i contorni numerici sono ancora oscuri. Lo stesso dipartimento di Protezione civile, infatti, in due differenti comunicazioni a distanza di appena 19 giorni l’una dall’altra, relativamente al totale delle donazioni in denaro fornisce due dati differenti: il 3 dicembre parla di un ammontare che «si aggira intorno ai 75 milioni di euro», mentre il 22 dicembre si scende a 66,3 milioni. Poco chiara anche la reportistica dei singoli donatori.
Diciamolo subito, giù il cappello di fronte alle aziende che dopo la scossa del 6 aprile si sono rimboccate le maniche. Spiace però constatare che, ad un anno di distanza, nemmeno attraverso i loro siti quelle stesse realtà, nella maggior parte dei casi, non si siano sentite in dovere di comunicare il bilancio, o per lo meno lo stato di avanzamento, delle loro iniziative. Seconda premessa: questa non è un’inchiesta che mette in dubbio la veridicità degli impegni assunti, ma solo una verifica a campione che segnala un grave deficit comunicativo e di trasparenza.
L’8 aprile con un’agenzia di stampa la Croce rossa rende noto che Auchan insieme a Sma ha «già inviato due autoarticolati con derrate alimentari di prima necessità» aggiungendo che «le aziende hanno impegnato importanti somme economiche che saranno impiegate nel prosieguo dell’emergenza». Oggi però L’Aquila e l’Abruzzo su www.auchan.it non compaiono né nella home page né nella sezione riservata alla csr che pur dà conto, per esempio, dei 280mila euro che hanno consentito l’inaugurazione di due centri di servizi alla famiglia in partnership con AiBi. E ancora: Coca-Cola Hbc Italia pochi giorni dopo il sisma aveva lanciato un appello a tutti i «business friends» e ai suoi partner attivando lo stabilimento e il magazzino di Oricola come punto di raccolta delle donazioni. Il marchio americano aveva anche lanciato una raccolta fondi in collaborazione con Cittadinanza Attiva (che il 18 gennaio ha toccato quota 410mila euro) per la costruzione di un centro polifunzionale in favore degli studenti aquilani. Per apprendere la notizia però occorre scandagliare il sito del Commissario per la ricostruzione perché quello della Coca Cola non segnala alcunché. Paradossale per certi versi anche il caso dell’Eni, che l’8 maggio 2009 ha firmato un dettagliato protocollo d’intesa per l’edificazione di un centro di ricerca su energia e ambiente presso l’università dell’Aquila, ma le cui sorti poi non ha seguito nemmeno nel suo puntualissimo notiziario sulla sostenibilità. Davvero un peccato.
Su un binario morto si è anche arenato il progetto Ronald Mc Donald per il Cireneo, che puntava alla ricostruzione di un centro per bambini autistici nel capoluogo abruzzese. L’ultimo aggiornamento del sito della fondazione del mitico hamburger parla di una dotazione di 246mila euro e prevede la consegna dei lavori entro aprile. A quanto risulta a Vita però il cantiere è stato bloccato per la mancanza di un cofinanziatore che dovrebbe essere individuato dalla Fondazione Il Cireneo. Fermo anche il maggiore progetto stilato dalla Fondazione Telecom (di cui non si ha traccia sul sito), ovvero la realizzazione, per un importo di un milione di euro, della biblioteca provinciale Salvatore Tommasi. Lo stanziamento, confermato nel mese dicembre, ad oggi non è ancora stato erogato a causa della mancata individuazione – fanno sapere dall’azienda – del sito dove realizzare l’intervento.
Tabula rasa, sul versante delle rendicontazioni, anche sugli altri siti che abbiamo monitorato: Bnl, Wind, Danone, Accor service, Allianz, Citi, Fiat, Mps, Ubi, Novartis e Unicredit. Una nota positiva arriva invece da Sanofi Aventis che, dopo aver annunciato il 3 luglio scorso un “piano casa” con 112 abitazioni antisismiche per 500 persone fra collaboratori e familiari, il 23 settembre ha reso nota la chiusura dei lavori e l’entità dell’investimento: 6 milioni di euro.
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