Mondo
Un record, quasi metà degli aiuti arrivati dai privati
Il punto sugli aiuti nella Conferenza dei donatori
Un miliardo di dollari sui 2,5 raccolti vengono da donatori non statali. Dice Bertotto di Agire: «Chiediamo più trasparenza sull’uso delle risorse investite» Per la prima volta in 35 anni lo standard internazionale che consente di stimare le perdite e i danni di una catastrofe ha rilevato che i costi del disastro sono maggiori del Pil del Paese che li ha subiti. Lo scenario è quello di Haiti, dove il sisma del 12 gennaio scorso ha provocato danni accertati per 7,5 miliardi di dollari, il 120% in più del Prodotto interno lordo del Paese per il 2009.
I conti sono stati messi nero su bianco dal governo locale in un paper intitolato «Piano d’azione per Haiti», che è stato discusso, il 31 marzo scorso alla sede Onu di New York, tra i rappresentati di tutti i governi donatori. Obiettivo dichiarato della conferenza, cui hanno preso parte i rappresentanti di Stati Uniti, Brasile, Canada, Ue, Francia, Spagna, era quello di veicolare gli aiuti internazionali in modo da rispondere ai bisogni di sviluppo di Haiti e per porre le basi, sul lungo periodo, alla sua rinascita. E davvero di rinascita parla il governo di Port-au-Prince, che nella sua testimonianza chiede di essere sostenuto non per ritornare alla situazione in cui si trovava il Paese alla vigilia del sisma, ma per fondare un nuovo e più solido sistema socio-economico.
Con il 15% della popolazione colpita in modo diretto dal terremoto, un abisso di 2 milioni di sfollati e oltre 300mila case distrutte, Haiti fissa le priorità della ricostruzione: servono una “rifondazione” territoriale, con la ricostruzione delle zone devastate e la creazione di una rete nazionale di trasporti; una “rifondazione” economica, attraverso la ripresa della produzione agricola, investimenti e accesso al credito; una “rifondazione” sociale, a partire dalla costruzione di nuovi alloggi fino alla riattivazione del sistema scolastico e sanitario; una “rifondazione” istituzionale, attraverso la riorganizzazione delle amministrazioni centrali, il rinforzo di giustizia e sicurezza.
La cifra stimata da Haiti per arrivare a questo traguardo è di 11,5 miliardi di dollari: «Un budget molto al di sopra del totale degli aiuti stanziati fino ad ora dai vari Paesi del mondo per rispondere all’emergenza terremoto, che finora ammontano a 2,5 miliardi», rileva il direttore del Comitato Agire, Marco Bertotto. «Sarà dunque necessario uno sforzo maggiore da parte dei governi per supportare davvero la rinascita del Paese». Anche perché, rileva il responsabile del cartello di associazioni italiane che ha finora raccolto 14 milioni e mezzo di euro, «gran parte degli aiuti internazionali – 1 miliardo sui 2,5 totali – viene da donatori privati». Nell’ambito dell’Unione Europea un ruolo fondamentale nella raccolta fondi è stato svolto proprio dai comitati di ong come Agire. In Gran Bretagna, il Disasters Emergency Committee ha raccolto 105 milioni; in Svizzera, la Catena della Solidarietà 40 milioni; il Consorzio 12-12 ha raggiunto in Belgio un totale di 20 milioni e Giro 555 in Olanda si è fermata 11 milioni.
«Chiediamo ai governi un rinnovato impegno per garantire l’efficacia dei progetti finanziati e l’efficienza e la trasparenza delle risorse investite», spiega Bertotto. «Insieme a tutto questo, esortiamo a coinvolgere attivamente la società civile haitiana nei progetti di ricostruzione, dal momento che fino ad ora le organizzazioni locali hanno dimostrato una grande capacità di rialzarsi, di non voler dipendere passivamente dagli aiuti ma essere protagoniste attive della rinascita del Paese».
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