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Israele: in carica nuovo Governo Sharon

Premier irremovibile su Gerusalemme e il rientro dei profughi Gerusalemme

di Redazione

Il nuovo governo di centrodestra israeliano entra in carica oggi, dopo aver innescato un potenziale confronto con gli Stati Uniti sul processo di pace in Medio Oriente. L’esecutivo intraprende il suo mandato dopo una relazione di Ariel Sharon alla Knesset, il parlamento, in cui il primo ministro israeliano ha annunciato che chiederà un parere del governo, prima ancora di prendere in considerazione l’ipotesi della creazione di uno Stato palestinese. Il voto di fiducia al governo Sharon (passato con 68 voti contro 48, su 120 seggi) è arrivato all’indomani di un appello del presidente Bush per accelerare gli sforzi di pace, che portino all’indipendenza della Palestina. La “vision” di Bush sulla pace in Medio Oriente prevede l’interruzione immediata della costruzione di nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Stando alle posizioni espresse in queste ore, almeno 14 dei 24 nuovi ministri dovrebbero opporsi all’idea di uno Stato palestinese nei Territori, mentre almeno due provengono da un partito – quello Nazionale religioso – che rappresenta attivamente gli interessi dei coloni. I punti principali del piano di pace del Quartetto per il Medio Oriente (Stati Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite e Russia) sono la fine immediata delle violenze, l’interruzione degli insediamenti e la costruzione a tappe di uno Stato palestinese. Sharon e Bush si sono detti d’accordo sul fatto che il presidente dell’Autorità Palestinese Yasser Arafat venga messo da parte e che gli attentati palestinesi debbano avere fine. Tuttavia, se la politica estera statunitense comprende la volontà di far raggiungere un accordo a israeliani e palestinesi, sembra difficile che Sharon riesca a promuovere una simile impostazione nel suo nuovo governo di “falchi”. La nuova coalizione di governo controlla 68 dei 120 seggi parlamentari, che gli garantiscono una maggioranza relativamente agiata. Venti ministri sono entrati in carica ufficialmente stamattina dopo il voto di fiducia, all’indomani di un dibattito parlamentare di otto ore. Il mandato dei tre restanti inizierà ufficialmente la settimana prossima. Il Likud, la formazione del premier Ariel Sharon, ha ottenuto 40 seggi alla Knesset e controlla il nuovo esecutivo, con 14 ministeri, fra cui quelli chiave degli Esteri, Difesa e Finanze, oltre alla presidenza del Consiglio. Il partito centrista laico dello Shinui vanta 15 seggi parlamentari, è il più importante dei tre partner della coalizione di governo e ha ottenuto cinque ministeri. Il leader dello Shinui, Yosef Lapid, non si oppone in linea di principio alla creazione di uno Stato palestinese ma, come Sharon, esclude una possibilità di tregua fino alla completa interruzione delle violenze da parte palestinese. Gli altri partner sono il Partito Nazionale Religioso, che è vicino agli interessi dei coloni e ha ottenuto sei seggi; e l’Unione Nazionale, un blocco ultranazionalista che respinge qualsiasi concessione ai palestinesi (sette seggi). Nel suo intervento al parlamento, Sharon ha escluso qualsiasi concessione ai palestinesi nella città di Gerusalemme – la cui parte est viene considerata da loro capitale legittima del nuovo Stato – e ha respinto altre richieste-chiave dell’Anp, come il diritto di rimpatrio per i profughi della guerra che seguì la creazione di Israele nel 1948. Insieme ai loro discendenti, i profughi rappresentano una comunità di circa 4 milioni di persone. Oltre al perdurare delle violenze israelo-palestinesi, il disaccordo su tali questioni fu il motivo del fallimento dei negoziati di pace del 2001


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