Cultura

Una legge per Elisa e gli altri

Il testo è fermo in commissione Bilancio. L'appello dell'associazione Penelope

di Benedetta Verrini

“Siamo contenti di non essere più all’ “anno zero” per quanto riguarda le persone scomparse, ma ora serve una legge”, dichiara a Vita Elisa Pozza Tasca, presidente dell’Associazione Penelope Italia, che riunisce le famiglie delle migliaia di scomparsi in Italia.

Commentando i dati della Relazione appena pubblicata dal Viminale (che ha censito un totale di 25.871 persone ancora da ricercare in Italia, di cui 15.116 cittadini stranieri, di cui 8.774 minori), la presidente Pozza Tasca ha sottolineato l’importanza di questo report, “che finalmente fotografa la realtà degli scomparsi nel nostro Paese. Non stiamo parlando solo di qualche decina di profili, resi noti attraverso le trasmissioni televisive, ma parliamo di un vero e proprio fenomeno massivo. Adesso sappiamo ad esempio che tra il 2008 e il 2009 sono scomparse nuove mille persone, ne conosciamo il sesso e la nazionalità, sappiamo se sono minori o anziani. E abbiamo un commissario straordinario che se ne occupa, il dottor Michele Penta. Mi sembra un grande passo avanti”.

A cui però dovrebbe aggiungersi, spiega la presidente, l’approvazione del testo di legge per favorire la ricerca delle persone scomparse e a supporto delle loro famiglie.

È un testo che è stato riproposto in tutte le ultime tre legislature, ha un favore bipartisan e si trova ora fermo alla commissione Bilancio del Senato. “È stato spogliato di molti aspetti che consideravamo strategici”, commenta la Pozza Tasca, “Come l’istituzione di un Fondo di solidarietà a favore delle famiglie, che potesse sostenere, ad esempio, quei genitori che spendono tutte le loro risorse, e a volte perdono anche il lavoro, nella ricerca dei figli. Oppure l’istituzione di un servizio di assistenza legale e psicologica per i parenti degli scomparsi. In esso però è rimasto un passaggio molto importante: la trasformazione del ruolo del commissario da straordinario in ordinario, in modo da rendere stabile e definitivo il collegamento istituzionale tra le famiglie e le istituzioni”.

Per quanto riguarda la creazione delle banche dati, rispettivamente degli scomparsi e dei cadaveri non identificati, “ci stiamo arrivando per via amministrativa, anche grazie alla recente creazione del nuovo sistema di ricerca ‘Ri.Sc.’ che serve ad incrociare i dati biometrici e descrittivi delle persone scomparse con quelli dei cadaveri non identificati”, spiega la presidente di Penelope.

Ricordando le parole della madre di Elisa Claps, quando chiedeva di avere almeno un luogo in cui piangere sua figlia e portare un fiore, Pozza Tasca ha spiegato che attraverso la mappatura genetica dei circa 800 cadaveri non identificati, altrettante famiglie potrebbero uscire dall’inferno dell’incertezza. Gli esami del dna, d’altra parte, non vengono realizzati se non a pagamento, perché per lo Stato rappresentano un costo troppo elevato. “Le nostre famiglie sono ovviamente tutte disposte a mettere a disposizione i propri dati genetici, ma non tutte possono sostenere una spesa così alta come un test del dna”.

Un’altra importante conquista che le famiglie cercano di promuovere è quella del “braccialetto” per gli anziani colpiti dall’Alzheimer, “i quali a volte si allontanano da casa e non vengono più ritrovati, perché a causa dello stadio in cui si trova la malattia non sono in grado di proteggersi. Non mi pare che in questo caso ci si possa appellare alla privacy, si tratta di salvare loro la vita”, spiega.

Infine, il dato rilevante sui minori scomparsi (al 31 ottobre 2009, la categoria di quelli scomparsi per allontanamento dagli istituti e comunita’ di affido risulta quella con il maggior numero di casi registrati: 1.775 in totale, di cui 1.539 stranieri e 236 italiani), getta luce, secondo Elisa Pozza Tasca “su un fenomeno parallelo e non meno drammatico, quello dei minori stranieri, che fuggono dai centri di prima accoglienza per ricongiungersi, sul nostro territorio, a chi li ha fatti arrivare in Italia, spesso all’interno di circuiti di criminalità organizzata e di sfruttamento e abuso”.

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