Economia

Meno iper, più farmer’s

Calano le vendite degli alimentari, ma crescono i canali di acquisto alternativi

di Redazione

La crisi colpisce le famiglie italiane, che arrivano a stringere la cinghia anche sui prodotti alimentari. Secondo l’Istat, a gennaio 2010 rispetto a gennaio 2009 vi è stata una flessione delle vendite di cibo del 3,3%. Nell’ultimo trimestre (periodo novembre 2009 gennaio 2010), le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dello 0,4%. In un anno nella grande distribuzione le vendite hanno registrato diminuzioni sia per i prodotti alimentari (-3,5%), sia per i prodotti non alimentari (-2,9%). Anche per le imprese operanti su piccole superfici si sono registrate variazioni negative tanto per le vendite di prodotti alimentari (-3,1%) che per quelle di prodotti non alimentari (-2%).

Se soffrono i canali di vendita tradizionale, meglio va per i canali alternativi, come gli acquisti diretti di cibo e bevande dai produttori agricoli in azienda o nei mercati degli agricoltori. È quanto afferma la Coldiretti. «Oltre centomila italiani», si legge in una nota, «si garantiscono forniture alimentari con il miglior rapporto prezzo/qualità attraverso l’adozione, dalla mucca al maiale, dall’orto alla frutta fino al vino, avvalendosi anche degli strumenti informatici per entrare in contatto con aziende agricole e mercati. Sono oltre 500 i mercati degli agricoltori di Campagna Amica, i cosiddetti farmer market, aperti in tutte le regioni italiane con un aumento del 360 per cento nel 2009 mentre sono saliti a 63.600, con un aumento del 7 per cento, i frantoi, le cantine, le malghe e le cascine dove è possibile comperare direttamente, secondo il rapporto dell’Osservatorio sulla vendita diretta delle aziende agricole promosso da Coldiretti e Agri2000».

«Due italiani su tre (67 per cento) – sottolinea la Coldiretti – hanno acquistato almeno una volta direttamente dal produttore agricolo, la forma di distribuzione commerciale che ha registrato una crescita nel 2009 battendo nell’alimentare negozi ed ipermercati grazie ad un incremento dell’11 per cento del valore delle vendite per un totale stimato in 3 miliardi di Euro. Si tratta – continua la Coldiretti – di un fenomeno in controtendenza rispetto alla crisi generale perché concilia la necessità di risparmiare con quella di garantirsi la sicurezza del cibo. Tra le motivazioni di acquisto dell’indagine Swg/Coldiretti spicca infatti la genuinità (71 per cento) seguita dal risparmio (40 per cento) e dal gusto (26 per cento)»


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