Non profit

L’integrazione nell’estratto conto

Nasce Extrabanca, il primo istituto dedicato agli immigrati

di Martino Pillitteri

Rimesse nei Paesi d’origine, mutui e finanziamenti per le imprese, conti correnti. Giuseppe Guzzetti: «Un modo per consentire agli stranieri di vivere guardando al futuro, accettando le regole del nostro Paese, ma sentendosi cittadini»
La sede è curatissima nei particolari. Bello il logo con un’onda elegante arancione che solca la “a” di banca. Grandi vetrine che si affacciano sul trafficatissimo corso Buenos Aires a Milano. È la prima filiale di Extrabanca, la banca che è prima in molti sensi. Innazitutto è il primo istituto dedicato ai cittadini immigrati in Italia. Ed è il primo ad avere un immigrato come vicepresidente, Otto Bitjoka. «Sul finire del 2007 presentammo una indagine realizzata dalla Fondazione Giordano dell’Amore», spiega Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, che in Extrabanca ha investito oltre un milione di euro (pari a circa il 4% di capitale sociale). «Dalla ricerca emergeva che circa la metà del reddito degli stranieri veniva spedito nei Paesi d’origine per sostenere le famiglie. I migranti affermavano però di non disporre di strutture, strumenti e facilità d’accesso per investire i loro soldi e auspicavano lo sviluppo di servizi bancari ad hoc che tenessero in considerazione le loro specifiche esigenze». Da qui l’idea di Extrabanca che, prosegue Guzzetti, «rappresenta una delle modalità coerenti con cui Fondazione Cariplo investe il proprio patrimonio in linea con le azioni che quotidianamente mette in campo sul fronte delle erogazioni. Si tratta dunque di un’operazione complementare, con forti ricadute sociali, perché si rivolge a una componente importante della nostra popolazione – gli stranieri – ai quali la nostra fondazione dedica diverse iniziative con l’obiettivo di realizzare una vera integrazione».
Obiettivi rilevanti per conseguire i quali Extrabanca intende muoversi in modo imprenditoriale. Come ricorda il suo presidente, Andrea Orlandini, questo «è un istituto commerciale a tutti gli effetti. È un’iniziativa di pubblico interesse che risponde alle esigenze degli immigrati».
Dunque anche Extrabanca, che si candida a diventare punto di riferimento per i cittadini stranieri residenti in Italia (oggi circa 4 milioni che diventeranno 6,5 milioni già nel 2012), ha il suo bravo piano di sviluppo (in breve sarà aperta una seconda filiale sempre nel capoluogo lombardo e poi una terza a Roma fino a coprire 15 province). E le sue prospettive di crescita. L’istituto, il cui staff è composto da 20 professionisti (il 55% dei quali di origine straniera), mira ad acquisire significative quote di mercato: «Gli immigrati», sottolinea Orlandini, «hanno una forte capacità redditizia. Più si integrano e più guadagnano». Clienti italiani e stranieri (con permesso di soggiorno) potranno chiedere finanziamenti per le imprese, mutui immobiliari, effettuare rimesse verso i Paesi d’origine e gestire il proprio risparmio. «Offriremo pochi prodotti, tra i quali un conto corrente senza canone e un libretto risparmio remunerato fino al 3%», precisa il direttore generale, Paolo Caroli.
Detto tutto ciò, non sfugge la valenza simbolica che ha la nascita di Extrabanca. «Per uno che da anni si batte per la dignità degli immigrati, questo è un grande giorno», sintetizza il vice presidente Otto Bitjoka, imprenditore di origine camerunese, «in questa banca si può eliminare il senso di inferiorità ed elaborare un senso di parità». Cioè si può, per dirla con Guzzetti, dare un contributo insostituibile alla coesione sociale: «Offrire strumenti e servizi bancari su misura agli stranieri è un modo per consentire loro di progettare la vita e di contare sulla solidità che ogni famiglia desidera. Da qui la possibilità di vivere guardando al futuro, accettando le regole del nostro Paese – anche quelle in materia finanziaria – ma sentendosi considerati come cittadini a tal punto che una banca dimostra la volontà di venire incontro a specifiche esigenze. Un modo concreto per fare integrazione, evitando, tra l’altro, il flusso di denaro verso altri circuiti, più difficilmente controllabili, che invece possono nascondere insidie».
Come se non bastasse, è la conclusione di Guzzetti, «poter contare su servizi legati al credito consente di avviare iniziative che premiano lo sviluppo del capitale umano, contribuendo a elevare la qualità della vita delle persone e delle loro famiglie».


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