Formazione

Coop a scuola promosse a pieni voti

Viaggio nel terzo settore che lavora nelle aule

di Luca Zanfei

Dalle pulizie alla sicurezza e all’assistenza ai bambini disabili, le cooperative offrono da anni qualità a costi bassi. In più concorrono all’integrazione lavorativa delle categorie deboli. Una presenza consolidata che i tagli della Gelmini mettono a rischio «Sono stati gli stessi dirigenti scolastici a sceglierci, e non certo per compassione». Il presidente di La Nuova Cooperativa, Guido Crosetto, ricorda con orgoglio la fase del passaggio di competenze in materia scolastica, dai Comuni allo Stato centrale. Erano i primi anni del 2000, da qualche anno Torino e i principali enti locali piemontesi avevano attivato un innovativo progetto di inserimento dei soggetti svantaggiati nei settori di pulizia e sicurezza nelle scuole. Un’esperienza unica in Italia, che aveva di fatto portato all’affiancamento e poi alla graduale sostituzione dei bidelli con «personale svantaggiato» delle imprese sociali. «La nostra cooperativa fu una delle prima a partecipare al programma, ottenendo diverse concessioni e appalti in provincia di Torino», racconta Crosetto. Poi con il passaggio di consegne dagli enti locali al Miur, i dirigenti scolastici furono chiamati a scegliere come dirottare gli stanziamenti statali: ritornare agli operatori scolastici pubblici o confermare la concessione alle cooperative. «Il 90% scelse di rimanere con noi e con tutte le imprese sociali coinvolte nel progetto», ricorda Crosetto. Allo stesso tempo si confermava, così, la bontà di quelle politiche di inserimento e la qualità di un servizio ormai promosso a pieni voti. E non poteva essere altrimenti. «Allo stesso prezzo stimato per un operatore scolastico noi garantiamo un servizio più attrezzato e organizzato, con flessibilità nei tempi e nella stessa tipologia di intervento», precisa Crosetto. «In più l’efficacia degli inserimenti lavorativi permette alle istituzioni di risparmiare in costosi sussidi e interventi di assistenza». Finora, infatti, la cooperativa di Crosetto è presente in oltre 40 scuole in provincia di Torino e occupa più di 300 persone, di cui la maggior parte svantaggiate. Da categorie deboli e bisognose di aiuto, queste ed altre centinaia di persone in tutto il Piemonte «oggi sono state trasformate in operatori altamente specializzati che, grazie ad una organizzazione strutturata alle spalle, rendono di più di un normale bidello», spiega Guido Geninatti, presidente di Federsolidarietà Torino e amministratore delegato del consorzio Kairos, che ha tra le associate la cooperativa Ergonauti, attiva nel settore delle pulizie.
Proprio Ergonauti, grazie all’impiego di oltre 60 persone in provincia di Torino, è riuscita ad abbattere i costi del servizio, anche perché «per contratto, percepiamo di meno di un normale bidello e questo ci costringe a contingentare i tempi e a migliorare l’efficienza pur di mantenere standard produttivi adeguati». Ora, però, il taglio del 25% alle spese per personale ausiliario nelle scuole, deciso dal Miur, rischia di compromettere tutto. Più di 70 lavoratori di La Nuova cooperativa e 15 della Ergonauti potrebbero perdere il posto. Per non parlare dei quasi mille in tutto il Piemonte. La situazione non cambia nel Veneto, dove sono circa un migliaio i lavoratori in fibrillazione. Anche qui, buona parte del servizio di pulizia scolastico è stato affidato in convenzione alle cooperative, sebbene negli ultimi anni il ricorso agli appalti abbia di fatto favorito le imprese sociali. Nonostante questo, molte cooperative sono comunque riuscite a ritagliarsi spazi importanti. È il caso della cooperativa Libertà che, grazie alla sua trentennale esperienza nel settore, si è assicurata numerosi subappalti. «Oggi gestiamo esclusivamente il settore pulizie in nove istituti superiori della provincia di Venezia», spiega il presidente, Donato Corò,« e occupiamo circa 30 persone, di cui una decina svantaggiate». E anche in questo caso con grandi benefici per gli stessi istituti. «Nessuno si è mai lamentato del servizio, anche perché noi assicuriamo una presenza che altrimenti mancherebbe. Possiamo vantare numerose certificazioni di qualità».
Altrettanto importante è l’apporto delle cooperative di tipo A in un altro settore strategico: l’assistenza e l’integrazione scolastica di bambini disabili o con altre tipologie di disagio sociale.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le richieste di questo tipo di servizi da parte di numerose istituzioni locali. «D’altronde le insegnanti di sostegno e molti operatori pubblici non hanno le competenze per poter svolgere nel migliore dei modi tali mansioni», spiega Paolo Bongianni, presidente della cooperativa Di Vittorio, «e spesso tutto si riduce al semplice accudimento fisico».
La Toscana è stata forse una delle prime Regioni a rendersi conto di tali difficoltà e a investire in progetti gestiti dalle cooperative. Così la Di Vittorio da oltre dieci anni affianca gli insegnanti di sostegno, assicurando un supporto psicologico, assistenziale ed educativo a più di 400 alunni, in numerose scuole delle provincia di Firenze. «Si individua un progetto personalizzato per ogni bambino e, a seconda della gravità del problema, gli si affida un operatore o lo si inserisce in specifici gruppi», spiega Bongianni, «l’accompagnamento dura di solito tre anni, alla scadenza dei quali si valutano i risultati raggiunti e tendenzialmente si cerca di incentivare la futura autonomia».
Più impostata sulla continuità e sull’integrazione tra supporto scolastico ed extrascolastico è l’attività di La città del Sole. La cooperativa si occupa principalmente di handicap uditivi e oggi assiste oltre mille bambini in numerose scuole di tutta la regione. «Abbiamo capito che l’efficacia dell’intervento va di pari passo alla continuità», spiega il presidente Antonino Novello, «così oltre al supporto durante le ore di lezione, offriamo accompagnamento anche nelle altre ore della giornata, cercando anche di impostare progetti di aiuto alle famiglie». Finora la cooperativa è riuscita ad impostare tale modello di assistenza solo nella provincia di Agrigento e per poco più di 100 bambini. «Interventi così complessi possono essere condotti solo in regime di accreditamento, ma allo stato attuale è sempre più difficile e a risentirne e proprio la qualità del servizio».


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