Non profit

Per la povertà, le 12 fatiche di Bruxelles

In anteprima il piano di azione Ue

di Joshua Massarenti

Dallo 0,47% del Pil allo 0,7 da raggiungere nel 2015.
Un compito arduo, che l’Europa punta a portare a termine con una serie di impegni. Ecco quali Dodici fatiche per sconfiggere la povertà. È il compito che la Commissione europea ha assegnato a se stessa e alle istituzioni sorelle di Bruxelles (Consiglio, Parlamento, Comitato delle Regioni e Consiglio economico e sociale) per rispettare gli impegni presi dagli Stati membri UE nel 2000 a favore degli Obiettivi del Millennio (MDGs). Come Ercole, Bruxelles non ha la coscienza a posto. Sa che il fatidico 0,7% del Pil da agguantare entro il 2015 è ancora lontano. Nel 2009, l’Ue ha destinato lo 0,47% del proprio Pil complessivo ai Paesi poveri, il che ne fa il più importante donatore internazionale, ma non basta. Con il 2010 siamo a una svolta. In vista del Summit mondiale sugli MDGs, che si terrà al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite tra il 20 e il 22 settembre prossimo e che costringerà i leader internazionali ad adottare azioni concrete per colmare il gap, la Commissione europea è sul punto di rendere pubblica una comunicazione in cui sottopone alle istituzioni Ue un piano d’azione in dodici punti a sostegno degli Obiettivi del Millennio. Vita Non Profit Magazine è riuscita a ottenere una bozza di questa nota che propone in esclusiva ai suoi lettori.

Globalizzazione squilibrata
Complice la crisi economica, la Commissione Barroso ricorda che «nel mondo oltre 1,4 miliardi di persone vivono ancora in una povertà estrema», di cui «il 51% soltanto in Africa subsahariana». Nonostante gli sforzi prodotti negli ultimi anni, la comunità internazionale è particolarmente in ritardo su tre obiettivi: la salute materna, la mortalità infantile e l’educazione. Nell’Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale, Bruxelles vuole convincere i suoi cittadini che l’impoverimento sociale non può essere soltanto combattuto all’interno dello spazio Ue: «La crisi del 2009 ci ha dimostrato quanto il mondo sia ormai interconnesso», sottolinea la Commissione. Ciò che accade nel Nord del mondo si ripercuote nel Sud, e viceversa. Il problema è che «più la globalizzazione è squilibrata, più la sicurezza e lo sviluppo sostenibile sono minacciati».

Obiettivo efficienza
Riguardo agli Obiettivi del Millennio, l’UE in settembre a New York deve «dimostrare il modo con cui manterrà le sue promesse, convincere i Paesi in via di sviluppo che si possono fidare degli europei, e convincere gli altri donatori a fare di più». Una sfida colossale che passa per la necessità di mettere ordine in casa, soprattutto dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona che sta creando non poca confusione nei servizi Esterni dell’Unione Europea. Una delle priorità assolute della Commissione riguarda l’adozione di piani d’azione annuali credibili e verificabili per ogni obiettivo al fine di tracciare un percorso finanziario concreto verso il 2015. La seconda “fatica” chiama in causa l’efficienza degli aiuti. Il mancato coordinamento tra le istituzioni Ue manda in fumo dai 3 ai 6 miliardi di euro. Per questo la Commissione invita l’Unione e gli Stati membri ad accogliere la proposta di instaurare «un meccanismo di coordinamento e di condivisione sistematica dell’informazione» per armonizzare «progressivamente i piani ciclici di finanziamenti». Il banco di prova potrebbe essere Haiti, dove l’Ue si è impegnata a finanziarne la ricostruzione con fondi pari a 1,9 miliardi. Un simile impegno necessita «una divisione del lavoro» studiata a tavolino tra l’Unione e gli Stati membri per non creare confusione negli “Stati fragili” a cui Bruxelles fornisce aiuti.

Sanità ed educazione
Con la quarta “fatica”, la Commissione chiede all’Ue di concentrare gli sforzi su «quattro settori cruciali: sanità, educazione, sicurezza alimentare e parità fra i sessi». Entro il 2015, «il 50% degli aiuti totali Ue dovranno essere destinati ai settori sanitari ed educativi attraverso il sostegno budgetario», che vede parte dei finanziamenti finire direttamente nelle casse degli Stati poveri. Per Bruxelles, questa strategia adottata sotto l’era del commissario allo Sviluppo, Louis Michel (2004-09) ha permesso a molti Paesi del Sud del mondo di reggere gli impatti della crisi consentendo a numerosi governi di salvare i servizi sociali di base. Ma senza un impegno reale da parte di questi governi a raggiungere gli Obiettivi del Millennio, la Commissione è convinta che gli sforzi dei Paesi ricchi rischiano di diventare inutili. Da qui la necessità di disporre di «sistemi statistici nazionali di alta qualità non soltanto per monitorare i progressi registrati, ma anche per stimolare la responsabilità delle amministrazione pubbliche e offrire le basi per adottare strategie politiche razionali» (quinta “fatica”). Di pari passo, la Commissione chiede di rafforzare il sostegno ai Paesi in via di sviluppo nell’adozione di riforme fiscali che consentano ai governi di incrementare le risorse pubbliche attraverso regimi di tassazioni da estendere a cittadini a imprese.

Silenzi significativi
Altre “fatiche” riguardano il commercio (tra cui il sostegno al settore privato), le nuove fonti di aiuti (carbon tax, tassazione sulle transazioni finanziarie internazionali), il cambiamento climatico (con la garanzia che i 2,4 miliardi di euro promessi dall’Ue tra il 2010 e il 2012 non saranno prelevati nei bilanci degli aiuti pubblici allo sviluppo), la sicurezza (che prevede un Piano d’azione a favore dei Paesi afflitti da conflitti), la good governance, condizione sine qua non per una buona gestione degli aiuti, e infine il coordinamento con altri organismi internazionali come l’Unione africana. Spicca in questo documento l’assenza di qualsiasi riferimento agli Accordi di partenariato economico (Epas) e alle migrazioni. Entrambe le tematiche hanno dato filo da torcere nelle relazioni tra l’Unione europea e regioni come l’Africa. Probabilmente la Commissione non vuole mettere troppa carne al fuoco. Di ostacoli ce ne sono già tanti. Ora rimane da capire se a Bruxelles sapranno ripetere le imprese di Ercole.


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