Formazione

Quella risata terapeutica

E' stato protagonista di un unico grande film: l’autocritica di un italiano (di Giampaolo Caprettini).

di Redazione

Alberto Sordi, sia che lo pensiamo come l?affermato medico della mutua che visita restando comodo sulla sua grande terrazza, sia che ce lo immaginiamo come il tassinaro che torna a casa e scopre tutti distratti davanti alla televisione, sia che lo preferiamo nella critica dolente del borghese che si fa giustizia da solo, è il protagonista di un unico grande film, non tanto però la Storia di un italiano, come lui stesso ha chiamato la sua antologia, quanto piuttosto l?Autocritica di un italiano. Un sorriso interclassista, come si sarebbe detto ai vecchi tempi, compiaciuto e malinconico insieme, sincero ma anche un po? spietato, ironico e soprattutto consapevole straordinariamente dei limiti propri e di quelli altrui. Di questi limiti altrui sapeva farsi interprete caricandoseli su di sé, sentendosi portavoce di una medietà che guadagnava i suoi vantaggi metafisici con quella risata italica, romana ed etrusca, caciarona ma anche filosofica, attuata attraverso una critica del tempo, un?accettazione del carpe diem che poi sapeva declinare con tanta sfrontata dolcezza quando veniva intervistato. Alberto, la voce da ragazzo di Oliver Hardy, lo strampalato surrealista Mario Pio, sì Sordi soprattutto una voce baritonale prima ancora che una maschera, uno degli echi, degli animosi rimbombi della nostra commedia italiana dell?arte cinematografica, il mammone che contemplava il femminile come uno spettacolo della natura, che apostrofava Mina o Valeria Marini con ammirazione e sensualità, che ci ha sempre saputo dare un?emozione condivisa, quel sentire popolaresco e insieme signorile che è il bello di noi italiani. Alberto Sordi, padrone della risata terapeutica, di quella particolare gioia di vivere figlia della ripresa economica. di Giampaolo Caprettini


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