Formazione

L’ora di educazione sessuale? La tiene il farmacista

Un'innovativa campagna di prevenzione dell'Aids

di Benedetta Verrini

Da dietro il bancone ai banchi di scuola: «Siamo i primi a cui i ragazzi si rivolgono. E scopriamo ogni giorno la loro mancanza di conoscenze in materia. Per questo ci siamo impegnati in prima persona»
S’intitola «Il giorno dopo è troppo tardi» ed è una campagna innovativa di prevenzione dell’Aids e delle malattie sessualmente trasmissibili nelle ultime classi delle scuole medie di Verona. La sua specificità? A salire in cattedra, per la prima volta, a fianco degli insegnanti, sono i farmacisti. «Ho 20 anni di esperienza in farmacia e registro quotidianamente la mancanza di conoscenze fondamentali con cui i ragazzi sperimentano la sessualità», spiega l’ideatrice del progetto, Nadia Segala di Federfarma Verona. «Ho pensato seriamente che fosse necessario fare qualcosa quando una teenager mi ha detto di poter “risolvere sempre tutto” con la pillola del giorno dopo. Molti ragazzi purtroppo pensano che i contraccettivi orali diano una copertura totale, non solo dalle gravidanze, ma anche dalle malattie. E proprio l’Aids e altre patologie sessualmente trasmissibili non rappresentano, nel loro immaginario, un rischio concreto. Inoltre non hanno ben chiari i meccanismi di contagio».
Di fronte a queste considerazioni e ai dati epidemiologici sempre più preoccupanti (negli ultimi dieci anni, secondo l’Iss, la trasmissione per via sessuale del virus dell’Hiv è aumentata sensibilmente: dal 25,3 al 44,4% negli eterosessuali e dal 17,3 al 23,7% negli omo/bisessuali), i farmacisti veronesi si sono mobilitati: in collaborazione con le scuole e il Centro di medicina comunitaria Ulss 20, sono stati in 20 classi della città e della provincia per una lezione gratuita che ha visto la somministrazione di un questionario prima e dopo la discussione. In prima battuta, le risposte sono state sconcertanti: più del 60% dei ragazzi pensa di poter prendere l’Aids con un bacio profondo. L’80% non distingue tra sieropositività e malattia. Il 60% è convinto che chi prende la pillola ha meno possibilità di contagiarsi. «Lo abbiamo proposto alle terze medie, dunque in una fase precoce», spiega Segala, «affinché siano immediatamente chiarite alcune convinzioni scorrette o alcune lacune che possono portarsi dietro anche quando saranno più grandi e avranno i primi approcci con la sessualità». Gli incontri sono andati così bene (i risultati al secondo questionario si ribaltano) che le scuole hanno chiesto di riproporre anche quest’anno l’esperienza.
«Noi farmacisti», conclude Segala, «siamo il primo presidio sanitario a cui ci si rivolge. I ragazzi, poi, apprezzano molto l’anonimato che viene garantito in una farmacia: possono esporre un dubbio o un problema senza essere giudicati. E i preservativi, se ne hanno bisogno, li comprano: abbiamo messo il distributore lontano dalla cassa, in un angolo tranquillo, in cui tutti, giovani e adulti, possono guardare il prodotto e scegliere senza sentirsi al centro dell’attenzione».

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